tag:blogger.com,1999:blog-35806386.post6400098590992317555..comments2024-02-12T03:01:30.270+01:00Comments on clandestino in galleria: IL PROFETAClaudio G. Favahttp://www.blogger.com/profile/09033380737859773130noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-35806386.post-41217665093327084432008-06-17T09:48:00.000+02:002008-06-17T09:48:00.000+02:00Gentile G. Fava, dopo aver letto tutti i pezzi com...Gentile G. Fava, dopo aver letto tutti i pezzi commento, solo per comodità, sull'ultimo di essi in ordine di tempo.<BR/>Dino Risi è spesso chiamato in causa quando si argomenta della strepitosa capacità della commedia all'italiana (di quella commedia, di quei decenni) di fotografare la nostra società.<BR/>Ben più adeguatamente del "romanzo familiare", ben più "commestibilmente" della letteratura o di una certa canzone d'autore dell'epoca, il cinema (la commedia, e Risi uno dei suoi maestri)lo hanno fatto.<BR/>Ciò che sgomenta, a mio avviso, alla luce dei suoi spunti e rilievi, è l'assoluta immobilità della società italiana e della sua grammatica del ridere (spesso di altri, mai di se stessi) e quindi di pensare.<BR/>Un grammatica che, allora come esattamente oggi, ha come declinazioni una certa volgarità (purchè spicciola e immediata) l'immancabile velina (allora però almeno non tentavano la strada politica e non erano afflitte da inquietanti smanie teatrali) e i soliti tragici (quanto rassicuranti)ingredienti nazionalpopolari.<BR/>L'acceleratore pigiato su un certo becerume compiaciuto, la facilità (quando non banalità) delle battute, la tendenza a tramutare tutto in gag (senza il rispetto che l'avanspettacolo aveva per tale espressione) e il pressapochismo di certe sceneggiature mi paiono costanti riscontrabili anche oggi.<BR/>Ovviamente tutto in peggio, infatti quel senso di "peccato" di occasione non del tutto colta o compiuta che esce dalle sue recensioni, oggi verrebbe dalla critica "endoscopicamente" ottimista ribaltata in una sorta di bicchiere mezzo pieno, traendo fiducia dai risultati insperati raggiunti da attori che fanno cinema per solo fatto che il cinema, tranne poche sparute occasioni (sorrentino, olmi, garrone, avati e pochi altri) non esiste più.<BR/>C'è solo la tv, la brutta tv, che è sbarcata anche sul grande schermo.<BR/>E non solo lì.Cristianohttps://www.blogger.com/profile/08550513418467066196noreply@blogger.com