L’uscita sugli schermi dell’ultimo film di Woody Allen “Midnight in Paris” ripropone, in modo divertito e divertente, due temi diversi ma qui curiosamente connessi. L’uno è quello tipico della fantascienza, e quindi anche del cinema che alla fantascienza si ispira, dei viaggi avanti e indietro nel tempo. L’altro è quello della fascinazione che continua ad esercitare su appassionati di tipo diverso l’evocazione della Parigi degli anni ’20. Come ormai noto il film è centrato su di un personaggio che si chiama Gil, un intelligente sceneggiatore americano di cinema, appassionato di buona letteratura. Gil accompagna a Parigi la sua ricca e frivola fidanzata, che si lascia affascinare da un professore saccente, mentre lui prova una curiosa esperienza: allo scoccare della mezzanotte sale su un vecchia auto che praticamente quasi ogni sera lo “traslocherà” nella Parigi degli anni ’20. Per cui Gil potrà incontrare, chiacchierare e chiedere consigli a personaggi ormai mitici nella storia del costume, e del costume letterario in particolare, che in quella Parigi trovarono accoglienza, ospitalità, complicità e ispirazione. C’è fra di loro una buona spruzzata di fondamentali personaggi americani come Cole Porter, Zelda e Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Gertrude Stein, una piccola icona americo-nero-francese come Josephine Baker oltre a diversi idoletti d’epoca: Pablo Picasso, Salvador Dalì, Man Ray, Luis Buñuel, Matisse. Grazie ad un vecchio “fiacre” Gil si concede perfino una puntatina nella Parigi della Belle Époque, col can-can del Moulin Rouge e con Toulouse- Lautrec, Gauguin e Degas.
Tutto questo ricchissimo materiale retrospettivo è rievocato da Natalino Bruzzone in un suo gustoso brano pubblicato dal Secolo XIX del 30 Novembre. La redazione ha arricchito il testo con quattro immagini di quattro film appunto legati ai viaggi nel tempo (appunto “Time-lime”, “Terminator”, “Donnie Darko” e “Déjà Vu”) e dal canto suo Natalino ha giustamente collegato il tema “retro” del film a quelli evocati dal giornalista francese Dan Franck nei suoi libri. Essi sono complessivamente tre ed io li ho scoperti, quasi casualmente, grazie a dei regali. Uno di Piero Pruzzo per il mio 82° compleanno e gli altri due proprio da Bruzzone per rimeritarmi di un minimo piacere che gli avevo fatto. Essi nell’ ordine originale di pubblicazione in Francia sono: “Montmartre & Montparnasse” (in originale: “Bohèmes”, Calmann – Lévy, 1998), “Libertad!” (in originale: idem, Editions Grasset & Fasquelle, 2004) e “Mezzanotte a Parigi” (in originale: ”Minuit”, Grasset & Fasquelle, 2010). Le tre versioni italiane sono state pubblicate tutte da Garzanti rispettivamente nel 2000 e 2004, nel 2005–2007 e nel 2011. Va ricordato che, sempre nell’ edizione italiana, “Mezzanotte a Parigi” reca una specie di sommario chiarificatore: “La capitale della cultura mondiale nel momento più difficile: l’occupazione nazista”. I tre libri testimoniano di un quasi incredibile lavoro di ricerca da parte dell’autore che ha un nome dal suono americano ma che in realtà sembra essere veramente francese. È nato il 17 ottobre (come me!) ma un po’di tempo dopo, nel 1952, a Parigi. È sceneggiatore, romanziere e sembra che abbia scritto ben 62 libri come “négre” di altri autori! Qui, come dicevo, dà prova di una maniacale capacità di recuperare nomi e avvenimenti e di restituire momenti diversi della vita francese, visti sostanzialmente attraverso un mirino centrato su Parigi e articolati in tre periodi decisivi. Infatti “Montmartre & Montparnasse” (nell’ edizione italiana reca il sottotitolo “La favolosa Parigi di inizio secolo” e inventa una splendida copertina grazie ad una fotografia di André Kertész: “Café du Dome”, 1925) ricostruisce la vita nella capitale francese in un momento che sicuramente piacerà a Woody Allen: i primi 30 anni del Novecento animati da quei personaggi fondamentali che, in parte, il cineasta ha utilizzato nel suo film. E cioè Gertrude Stein e Picasso, Modigliani e Hemingway a cui sommarne decine e decine di altri, da Apollinaire a Cocteau, sino ad indagare su centinaia e centinaia di nomi che consentono di ricostruire appunto quel momento geniale della vita parigina in cui tanti nostri contemporanei si riconoscono e vorrebbero rituffarsi, come fa appunto Woody (il film non l’ ho ancora visto e perciò non do giudizi di sorta ma quel che mi sembra importante sono il tema di fondo e la vocazione sentimentalmente retrospettiva). In un certo senso è la stessa Parigi, frivola, luccicante, agitata, meravigliosamente felice di essere sopravvissuta ad una guerra foriera di spaventosi massacri, che fa da sfondo al romanzo “Le Bal du Comte D’Orgel” del prodigioso e misterioso Raymond Radiguet, un piccolo genio (due libri in tutto; l’ altro è “Il “diavolo in corpo”) che attraverso la mediazione di Cocteau attinse al talento e morì a 20 anni. Che cosa si nasconde dunque in questa città di cui ci attira sempre non il presente ma il passato? Questa vocazione a un viaggio all’ indietro nella sua storia si cela nell’ animo di migliaia di intellettuali, francesi ma soprattutto non francesi, che non cessano di essere affascinati da un percorso che non si cessa di riscoprire. Non è un caso che negli altri due libri di Dan Franck, e cioè “Libertad!” e “Mezzanotte a Parigi”, siano ricostruiti, nel primo, l’atteggiamento della città come entità culturale nei confronti dei drammi politici della parte iniziale del XX secolo, sino all’ esplosione decisiva della Guerra civile spagnola. Nel secondo il comportamento di Parigi e dei parigini nel periodo delicatissimo che andò dal 1940 al 1944, quando molti dei suoi più raffinati esponenti letterari ebbero rapporti complessi, e non sempre nitidi, con le autorità tedesche occupanti e con quelle di Vichy, autorevoli, almeno sino al novembre 1942, perché designate a reggere la parte non occupata della Repubblica francese. Riscoprire come in una città affamata e perplessa ci siano élites politiche intellettuali che riescono a condurre una vita piacevole gastronomicamente e intensa sotto il profilo politico e letterario, non è certo una novità per chi abbia un minimo di conoscenze storiche al riguardo. Ma qui è una tela immensa di carriere, furbizie ed egoismi vari che Franck ricostruisce grazie ad un censimento quasi maniacale.
Ancora una volta Parigi dimostra la sua vocazione più vera, e cioè quella di riuscire ad animare contemporaneamente molti periodi storici diversi e paralleli. In questo senso anche Woody Allen è uno dei celebranti di un rito che di fatto non si arresta mai.
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3 commenti:
Woody Allen ha cambiato genere?!!! Questa si che è una novità. non ho ancora visto il film...ma dalla trama sembrerebbe essere interessante. Un viaggio nel tempo in un "tempo" che non finisce mai..."Ahhhh Paaris, Paris!!!"
Grazie per il tuo interessante articolo!
La Parigi del film di Woody Allen, " Midnight in Paris",è straordinaria come l'ambientazione , i vestiti
( soprattutto quelli di Marion Cotillard), la luce....aspetto che tu veda il film per parlarne più a lungo.
A me ha suggerito questo significato: la consapevolezza che è illusione pensare che saremmo più felici, più appagati, più soddisfatti se potessimo vivere in altra epoca. E’ il presente che ci angoscia, ci tormenta, che prima o poi finisce per indurci il bisogno di evasione, il bisogno di sognare.
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