Tentativo, forse non completamento riuscito, di determinare la vera durata integrale di "Era notte a Roma" di Roberto Rossellini, che avevo rievocato nel mio "Salvate la Tigre" pubblicato nel Blog il 17 agosto.
Faccio qui riferimento ai tre post che ho ricevuto dopo aver pubblicato “Anche nel Blog si salva la Tigre”.
Andiamo nell’ordine: ringrazio Simone Starace per le informazioni che mi da su “Era notte a Roma” (produzione: 1960). Non sapevo che ne esistessero addirittura quattro diverse edizioni da 158, 143, 137 e 123 minuti. Io mi ricordo di questo. Quando il film venne acquistato dalla Rai, presumibilmente in un “pacchetto”, mi accorsi dei profondi e dannosi mutamenti che erano stati inflitti alla copia originale. E me ne accorsi, perché, evidentemente o avevo visto il film completo in una proiezione privata o l’avevo visto in una sala pubblica ma, almeno inizialmente, in una edizione integrale. Pertanto me lo ricordavo nella versione più logica, con gli interventi (sottotitolati in italiano) in inglese e in russo degli ex prigionieri fuggiaschi (una lingua era quella di Leo Genn e Peter Baldwin, l’altra di Sergei Bondarĉuk). E, ancor più, con il bellissimo episodio ambientato nel palazzo dei Principi Antoniani, dove Genn e Baldwin, su invito dei padroni di casa, si rifugiano e, anzi, il primo, ad un certo momento, riesce a farsi passare per un impeccabile maggiordomo. Paradossalmente, per abbreviare la pellicola, l’intero episodio era stato tagliato. Si tratta di un film che avevo seguito con particolare interesse, sia per il tema “storiografico” di fondo, sia perché era di Rossellini, sia perché i quattro che avevano messo mano alla sceneggiatura - Amidei, Brunello Rondi, Fabbri e lo stesso Rossellini- conoscevano perfettamente l’epoca e la città di Roma. C’era anche un quarto motivo per tenere d’occhio il film: un fatto ben conosciuto nell’ambiente. E cioè che interessato alla produzione era un membro di una famiglia, notissima a Genova, per i negozi di pasticceria e cioccolateria, i Romanengo, tanto è vero che mi era stato facile definire il film “Era notte a Romanengo”.
In ogni caso mi ricordavo esattamente la stesura originale e intervenni decisamente per ristabilire lo “status quo”. Chi conosce il film sa che l’episodio prima ricordato, ambientato in un palazzo di Principi romani, gli Antoniani, si avvale di alcune presenze straordinarie: quella di Paola Stoppa (1906-1988), il principe padrone di casa, che presta servizio in Vaticano come gentiluomo d’onore alla corte di Pio XII. Quella dell’eccellente Hannes Messemer (1924-1991), che è qui un altolocato colonnello tedesco il quale frequenta la casa degli Antoniani da eguale a eguale. E infine quella di una americana, in un certo senso misteriosa, di cui non sono riuscito ad identificare l’identità. Nonostante abbia interpellato in proposito uno dei massimi schedatori italiani, Enrico Lancia, il quale a suo tempo ha fatto una ricerca sugli attori dei film di Rossellini. Egli mi ha confermato che rimane una donna sconosciuta, forse una dipendente dell’Ambasciata americana amica di Rossellini. Disegna con notevole talento una figuretta che sembra tolta di peso da un elzeviro di Curzio Malaparte. E’ visibilmente una di quelle signorine di buona famiglia provenienti dagli Stati Uniti che, nella parte iniziale del XX secolo erano venute a Roma in visita culturale ed avevano finito con lo sposare esponenti della nobiltà capitolina. Nei salotti degli Antoniani la signora (forse la mamma del principe, forse la suocera) è autorevole ma politicamente inaspettata e “scorretta”. Americanissima è, tuttavia, apertamente fascista e con il giovane prigioniero americano se la prende con Roosevelt, il quale ha usato fare la guerra a Mussolini. È un guizzo di sceneggiatura di alto livello e di compiaciuta furbizia, che probabilmente rischia di essere trascurato da molti spettatori.
Francamente io non so orizzontarmi nelle quattro versioni citate da Starace e non mi ricordo più in che anno avvenne l’opera di “Restitutio” da me operata. Non riesco più ad orientarmi fra le varie possibilità che egli annovera. Sembra anche a me, per un minimo di manicatura nelle misurazioni di film che mi è rimasta dopo tanti anni che la versione di Starace sia la più attendibile e cioè che la versione definitiva corrisponda a 143’ complessivi, cioè ad una cifra vicina a quel 123’ + 18’ = 141’, che lo stesso lettore evoca.
Ringrazio anche un’altra fedelissima, Rita M., che mi ribadisce di leggere con molto piacere le cronache dei miei “salvataggi”. E infine, la fedelissima per eccellenza, Rosellina Mariani, che ribadisce la sua attenzione per chi salva le tigri ...
5 commenti:
Grazie della risposta. C'è da precisare che la versione da 143', fra l'altro, conterrebbe secondo Aprà alcuni brevi inserti con materiali di repertorio assenti invece nella versione da 158', quindi in un certo senso credo si possa parlare di "variante d'autore".
Comunque, per completezza, è bene segnalare che tutte e quattro le versione del film sono sopravvissute in pellicola. Il DVD italiano ne contiene due, quelle da 158' e 143'.
Mi chiedo se in qualche modo siamo imparentati con Simone Starace , visto che mia nonna ( donna di straordinario temperamento e bellezza)si chiamava Rosa Starace, napoletana, sposata poi con Lorenzo Caccioppoli. Scusatemi la curiosità e comunque grazie per le informazioni.
Ciao Rossellina, mio nonno Bruno (classe 1937) era di Gaeta, ma così su due piedi non ti saprei ricostruire i nomi di tutti i fratelli e le sorelle. Chissà...
Ciao Simone ,Grazie. So che la famiglia Starace è enorme....! e comunque amiamo entrambi il cinema e seguiamo un grande uomo di cultura e di cinema come Claudio G. Fava..!
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