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10 febbraio 2014

A DOMANDA RISPONDE

Credo sia opportuno rispondere subito a Luigi Luca Borrelli, che ha inviato un commento a proposito del mio brano “Renato Venturelli e il cinema noir”. È fuor di dubbio che l’infinita competenza di Renato risente anche di una forzata “specializzazione” americana… inevitabile tenuto conto del peso delle due cinematografie. Si badi, non che egli abbia qualche cosa contro la Francia. Sua moglie è addirittura ordinario di letteratura francese nella facoltà di lingue dell’Università di Genova e lui stesso passa ogni anno una o due settimane a Parigi, che adora percorrere a piedi riscoprendo man mano il famoso telaio centrale dei Boulevards. Quel che mi pare importante rilevare nell’elenco da lui inviato è il carattere “ristretto” dei titoli. Solo alcuni a titolo esemplificativo, e non tutti quelli che potrebbero tornare utili. Questo spiega il numero relativamente ridotto dei film di Melville da lui citati. Renato si limita a fornire un esempio e non un riassunto. Se c’è qualcuno particolarmente sensibile al mito melvilliano credo di essere proprio io. In tempi non sospetti pubblicai, nel maggio del 1974, ne “La Rivista del Cinematografo”, un lungo brano – sono più di 10 pagine ne “Le Camere di Lafayette” dove lo ripresi nel 1979 – in cui, da solitario, ho dato prova della mia naturale fedeltà al regista. Ed anche del colore e del calore che mi consentirono poi di allestire a Rai Uno una personale di Melville, quasi rivoluzionaria per l’epoca. Se vi si lamentava l’assenza di film recenti non ceduti dai titolari, essa poteva in compenso vantarsi di recuperare tre delle sue opere iniziali, inedite fino a quel momento in Italia, e cioè “Il silenzio del mare” (1947); “I ragazzi terribili” (1950); “Bob il giocatore” (1956). Ognuno a modo suo, l’articolo ed il ciclo televisivo, misero in moto un vero e proprio risveglio delle coscienze cinematografiche di casa nostra, nei confronti di un genio del cinema, trattato fino a quel momento dalla critica nostrana con molta degnazione. All’interno di quel che ho scritto prima è chiaro che i film di Carné, di Renoir e di Clement hanno, nella valutazione e nella citazione di Renato, un carattere al tempo stesso introduttivo ed evocativo, tale da giustificare l’urgenza di un clima di cui il nero propriamente detto non avrebbe mai più potuto fare a meno.
Naturalmente grazie a Anonimo ed a Rosellina. La mia salute va benino ma non benissimo.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Gentile Claudio, so bene della sua passione per Melville, anche viste altre piacevoli discussioni passate sul blog, ed essendo anche un mio fardello mi piace stuzzicarla sul tema perché so che Lei risponde sempre volentieri con dei ricami simpatici dettati da una grande esperienza lavorativa sul soggetto.
A mio avviso almeno Le Cercle Rouge è da considerarsi un Noir più significativo di molti tra quelli in lista , che pure sono film straordinari e adatti al tema. Tuttavia io non volevo essere polemico ma soltanto ribadire questa mia devozione per Melville. In parte posso dire che Le Samurai è l' unico film ad aver cambiato la mia vita, o perlomeno la percezione che io ho di essa; sicuramente ha cambiato il mio modo di essere un cinefilo.

Poiché siamo in tema, approfitto per fare alcune domande.
Si legge spesso di un Melville "americano" nei modi e nello spirito: più precisamente...un americano a Parigi, come lo ha definito Lei.
Ma in cosa tecnicamente i suoi film rimandano al cinema Nero statunitense? Io vi trovo delle analogie, ma anche uno stile tipicamente europeo; Il nero statunitense mi sembra legato all' espressionismo più di quanto non lo fosse Melville, almeno nei suoi film a colori, non quelli del primo periodo.

Enrico ha detto...

Non conosco tutta l'opera di Melville ma per me uno dei "polar" migliori di sempre rimane "Lo spione" (Le doulos) con Reggiani e Belmondo . Trovo un sottile filo che lo lega al recente "L'ultima missione" (MR73) con Daniel Auteil. Tre attori straordinari,due film splendidi e totalmente francesi

Rosellina Mariani ha detto...

Altro fiore all'occhiello essere riuscito ad allestire si RaiUno una personale su Melville!
Per quanto mi riguarda devo dire che a me vè piaciuto anche "Notte sulla città" che non è stato molto amato dai critici e dal pubblico.
Grazie