Alcune nozioni indispensabili (e serissime) su Falcone Lucifero, nobile dei marchesi di Aprigliano, ultimo Ministro della Real Casa della famiglia Savoia.
Rispondo qui ad un post a firma “Enrico”, inviato in seguito al mio scritto su “Umberto di Savoia e le vendette dei suoi discendenti”, pubblicato nel Blog il 19/06/12.
Ecco il testo del post:
“ Questi signori forse non troverebbero posto nemmeno in un'operetta di Franz Lehar.Ha detto che non vuol più tornare sull'argomento...ma vorrei che spendesse qualche parola su un personaggio che non conosco ma che per titolo e nome mi ha sempre incuriosito : il Ministro della Real Casa Falcone Lucifero. Cordiali saluti”
Mi fa molto piacere rispondere a questa domanda, anche se mi rendo conto che la curiosità di Enrico è sostanzialmente motivata dal duplice, quasi esplosivo, accorpamento del nome e del cognome del nostro personaggio: l’uno fa pensare ai rapaci da preda l’altro all’Inferno (con una sorta di strizzatina d’occhio al “Falcone Maltese” di Dashiell Hammett e di John Huston).
In realtà il personaggio è un uomo di tutto rilievo, coraggioso, saggio e meritevole, che ebbe un “iter” personale non comune durante il fascismo. Nato a Crotone il 3 Gennaio 1898 in una famiglia patrizia molto influente in Calabria, fu ufficiale nella prima guerra mondiale e poi si laureò in legge a Torino. Nel 1920, schierato nelle file del Partito Socialista Unitario fu eletto consigliere comunale di Crotone. Sembra che durante i vent’anni di regime abbia dovuto iscriversi al Partito Nazionale Fascista come accadde a molti a doverlo fare, ma si ritirò comunque da ogni attività politica e fece l’avvocato. Era un nome non dimenticato, tuttavia, fra chi aveva fatto politica prima della marcia su Roma. Infatti il maresciallo Badoglio, Presidente del Consiglio rifugiato al Sud con Vittorio Emanuele III e Umberto di Savoia, lo nominò, ovviamente dopo il 25 luglio 1943, prima prefetto di Catanzaro e poi di Bari. Difendendo i diritti dei cittadini riuscì tuttavia ad andare d’accordo con gli alleati, si impose come uomo energico e accorto e Badoglio lo prescelse come Ministro dell’Agricoltura dall’11 Febbraio al 22 Aprile 1944. La sua opera come Prefetto e come Ministro attirò l’attenzione di Umberto di Savoia il quale nel Giugno 1944 subentrò a Vittorio Emanuele III, ostinato nel rifiutare l’abdicazione, con la qualifica di Luogotenente Generale del Regno. Un operazione che fu la conseguenza di un astuto suggerimento del celebre avvocato e politico pre-fascista Enrico De Nicola, destinato poi ad essere il primo Presidente Provvisorio della Repubblica italiana. Egli, rispolverando un istituto concepito per ovviare alle improvvise assenze del sovrano per motivi di forza maggiore, consentì di aggirare il blocco dei partiti di sinistra contro il Re e di garantire la continuità formale dello Stato.
Umberto di Savoia, che era molto più intelligente di quanto abitualmente si riteneva, si accorse dei meriti di Falcone Lucifero e lo nominò Ministro della Real Casa. Antica carica di Casa Savoia che ne faceva il portavoce automatico del sovrano e spesso il tramite decisivo nei rapporti esterni. Fino a quel momento, a partire dal 1939 la carica era stata coperta dal Conte Pietro Acquarone, che venne poi fatto Duca mutando il cognome in d’Acquarone. Era un uomo d’affari genovese che godeva della fiducia di Vittorio Emanuele III e che fu decisivo nella preparazione del colpo di stato del 25 Luglio 1943. Fin dalla nomina Lucifero fu determinante nell’impostare la figura e la presenza politica di Umberto. Per due anni la sua presenza al Quirinale garantì un ragionato rapporto dei monarchici con il Luogotenente e al tempo stesso un argine e una difesa rispetto ai governi democratici (spesso, in larga misura, anti monarchici, anche se la scaltra politica di Togliatti riuscì ad accantonare sino al dopoguerra la polemica istituzionale). Dal giorno della decisiva votazione sui problemi istituzionali, e quindi dal 2 giugno al 13 giugno 1946, egli difese con tenacia e con fedeltà la figura e le competenze di Umberto, adottando, come gli è stato riconosciuto “una linea ferma ma scevra di tentazioni oltranziste”. Il 13 Giugno, facendo seguito all’ attribuzione da parte del Consiglio dei Ministri del potere di capo provvisorio dello stato ad Alcide De Gasperi, fu lui a redigere il testo dell’ultimo proclama di Umberto II, che contestava la coerenza giuridica della decisione ma per amor di patria rinunciava ad ogni azione di difesa. Lo stesso Umberto partì da Roma in aereo (pilotato dal fratello maggiore di Carlo Lizzani) diretto alla Spagna e poi al Portogallo dove avrebbe stabilito la sua dimora, a Cascais, mentre la moglie Maria José decise di stare con il figlio Vittorio Emanuele a Ginevra, dove via via la raggiunsero le tre figlie, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice detta “Titti”. Dalla partenza di quello che venne chiamato “Il Re di Maggio” infatti (il padre Vittorio Emanuele III aveva abdicato in suo favore poche settimane prima del referendum) Lucifero rimase sino alla morte di Umberto, avvenuta nel 1983 il punto di riferimento ufficiale e ufficioso del Re in esilio. Lo rappresentò in tutte le cerimonie solenni in cui interveniva in sua rappresentanza (ad esempio fu presente in questa veste alle esequie di Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, e Giovanni Paolo I). Ebbe sempre molti contatti con gli esponenti politici più importanti e, per fare capire da quale stima era circondato nel 1948 rifiutò addirittura la nomina a Senatore a Vita offertagli da Luigi Enaudi. A testimonianza della stima che sempre gli riserbò, Umberto II lo nominò il 4 Settembre 1969 ( giorno in cui compiva 65 anni) Cavaliere dell’ Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Insieme a quello di Vittorio Cini sembra sia il solo caso in cui la massima decorazione di Casa Savoia venne concessa ad una persona che non era né capo di uno stato né apparteneva ad una dinastia reale. Falcone Lucifero morì, quasi centenario, il 2 Maggio 1997. Ma dopo la morte di Umberto nel 1983, Vittorio Emanuele gli aveva tolto ogni delega di ufficiosa rappresentanza in Italia. di Casa Savoia. In tutti quei decenni non cessò di occuparsi non solo di politica ma anche di narrativa di teatro. Le sue testimonianze più importanti riguardano la sua esperienza di Ministro della Real Casa. Nel 1966 pubblicò, come curatore, “Il Re il pensiero e l’azione del Re Umberto II dall’esilio”e sempre come curatore nel 1978 “Il re dall’esilio”.
Ma sicuramente quel che ha scritto di più decisivo è apparso nel 2002 da Mondadori con il titolo “L’ultimo Re. I diari del Ministro del Real Casa 1944-1946”. E’ un libro molto interessante, che io ho letto molte volte, e da cui vien fuori il ritratto di un uomo freddo, forte, coraggioso e determinato. A chi è interessato a conoscere i risvolti di un periodo decisivo della recente storia d’Italia lo consiglio senza la minima esitazione (vorrei precisare che qualche volta Falcone Lucifero è confuso con suo cugino Roberto Lucifero, il quale fu deputato del Partito Liberale e del Partito Nazionale Monarchico).
Ma sicuramente quel che ha scritto di più decisivo è apparso nel 2002 da Mondadori con il titolo “L’ultimo Re. I diari del Ministro del Real Casa 1944-1946”. E’ un libro molto interessante, che io ho letto molte volte, e da cui vien fuori il ritratto di un uomo freddo, forte, coraggioso e determinato. A chi è interessato a conoscere i risvolti di un periodo decisivo della recente storia d’Italia lo consiglio senza la minima esitazione (vorrei precisare che qualche volta Falcone Lucifero è confuso con suo cugino Roberto Lucifero, il quale fu deputato del Partito Liberale e del Partito Nazionale Monarchico).
5 commenti:
Mi stupisce sempre la tua cultura!
Grazie per questo articolo che racconta di personaggi di cui sono digiuna
Un pezzo di storia...in pochi la conoscono.
Come sempre mille grazie.L'ho letta con estremo interesse.E ho appreso che il Ministro della Real Casa,in quei tempi tribolati,era una figura di rilievo.
Un prezioso affresco di storia patria scritto con la verve di sempre da un grande MAESTRO. La seguo sempre con ammirazione e piacere.
Salvatore Biosa
Un prezioso affresco di storia patria scritto con la verve di sempre da un grande MAESTRO. La seguo sempre con ammirazione e piacere.
Salvatore Biosa
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