Con considerazioni varie sulla lettura dei giornali, sugli inglesi a Genova ed, occasionalmente, sull'uso dei titoli nobiliari (mi occupo di quello concessi e "vidimati" dall'esponente di una casa reale e non di quelli autoproclamati, che mi danno l'impressione di essere numerosi e spesso non controllabili).
I giornali bisogna leggerli per bene e per intero. Ho pubblicato ieri un sincero (ma forse fallito) elzeviro su Urbano Rattazzi ed i suoi discendenti, attingendo ad una serie di necrologi pubblicati a pagina 68 del Corriere della Sera di Sabato 30/06/2012. Mi sono accorto solo ieri che sul defunto di cui io non sapevo niente (ovviamente ero stato colpito dal nome e dal cognome, che sono gli stessi di un noto politico piemontese dell’800) era stato pubblicato contestualmente, a pagina 27 un “taglio basso” di una sessantina di righe in cui si spiegava chi era l’avvocato Urbano Rattazzi (quello di oggi) e che cosa aveva fatto nella vita. Ovviamente veniva ricordato il suo matrimonio con Susanna Agnelli nel 1945 (aveva conosciuto Gianni Agnelli durante la guerra in Russia) sei figli che ne erano nati, e il divorzio celebrato nel 1975- fondamentalmente sono dati contenuti anche nel mio pezzo- l’ approfondita esperienza professionale come presidente della Ferrania Argentina, la lunga permanenza professionale a Genova ove fu vicepresidente della Coe&Clerici, fondata da un suo nonno, oltre che il suo amore per i cavalli e le corse (da ex fantino). Rattazzi si era anche risposato con Fanny Ferrari Branca e da tempo si era stabilito a Milano. Se fossi un lettore meno distratto mi sarei accorto che proprio sul Secolo XIX di Genova erano stati pubblicati, a cura della prima ricordata Coe&Clerici (ora divenuta CoeClerici e trasferita a Milano) diversi necrologi. Questa ultima notizia implica, in un certo senso, anche un riferimento autobiografico. Mio padre Giuseppe Fava, spedizioniere marittimo e proprietario di un’agenzia di viaggi, negli ultimi anni della sua vita era stato nominato Console Onorario del Guatemala, in un’ epoca in cui, a differenza di oggi, molte nazioni conservavano ancora a Genova un vero e proprio consolato “professionale” (quello degli Stati Uniti, ora trasferito a Milano, quando Genova era ancora una città importante era stato il primo ad essere aperto in Europa).Quando mio padre morì, nel 1951, il consolato venne affidato ad un certo dottor Menada (uno dei membri della sua famiglia era stato, anche egli fondatore della Ditta). Da anni mia madre si occupava della segreteria del Consolato e continuò a farlo, per diverso tempo, alle dipendenze dello stesso Menada. Per cui il nome della Coe&Clerici mi fu per diversi anni assolutamente famigliare. Non è un caso che sia stata fondata a Genova da un inglese e da un italiano, a testimonianza di un momento tipico nella vita della mia città, in cui gli inglesi si trasferivano a Genova per lavoro (si veda il caso del Genova Cricket and Football Club, fondato appunto nel 1893 da un manipolo di inglesi in trasferta). E non è un caso che, acuendosi la crisi della città, si sia trasferita a Milano, unica grande città italiana in grado di resistere, almeno parzialmente, all’appello fondamentale del Romocentrismo. Colgo l’occasione per precisare che in quasi tutti gli annunci l’avvocato Rattazzi veniva preceduto dalla qualifica “Conte”. Dopo qualche ricerca credo di essere riuscito a stabilire che il titolo nobiliare gli venne accordato nel 1928, vale a dire già sotto Vittorio Emanuele III. Non so perché tutti i titoli dell’epoca sono minuziosamente rispettati nei necrologi, mentre vengono a volte trascurati altri risalenti a diversi secoli fa. Forse perché sotto il fascismo, regime di “parvenus”, risultarono ricercati e prelibati. Si pensi al caso di Galeazzo Ciano, il cui padre Costanzo era stato nobilitato solo dopo la prima guerra mondiale: il riferimento al Ministro degli Esteri di Mussolini come “Conte Ciano” (e di sua moglie Edda, figlia di Mussolini, come “Contessa Ciano”) fu quasi obbligatorio. Forse per sostenerlo di fronte al panorama di antiche principesse, spesso romane, che egli usava frequentare al Golf Club di Roma, formalmente capeggiate da Isabelle Colonna, la quale vantava 36 titoli nobiliari e cinque papi nell’albero genealogico.
Non so esattamente quanto di quello che ho scritto oggi e sabato scorso su Rattazzi possa minimamente interessare un lettore del Blog. La puntata di Sabato non ha provocato Post e, presumo, che anche questa di oggi abbia la stessa sorte. Per cui mi par giusto chiudere l’argomento.
2 commenti:
Leggo sempre i tuoi articoli con piacere curiosità perchè alimentano la mia voglia di sapere e non sono mai banali( cosa rara ai tempi d'oggi!)Grazie
Condivido il piacere espresso da Rosellina Mariani.
Riguardo alla CoeClerici, è un nome noto in quanto avevo un'amica (con gli anni i contatti si sono via via diradati fino ad esaurirsi) che vi lavorava (o forse vi lavora tuttora).
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