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2 aprile 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

Come ogni settimana pubblico qui il testo della mia rubrica domenicale sul Corriere Mercantile. E in particolare quella di domenica  (31 Marzo). Gli attenti lettori potranno constatare che, prendendo le mosse dalla presentazione di un libro su Furio Scarpelli, che ha avuto luogo venerdì scorso alla Feltrinelli di Genova (come da me preannunciato nel Blog) mi sono lasciato andare ad un piccolo elzeviro, dedicato appunto al ricordo dello stesso Scarpelli e del suo ottimo complice Age. In qualche modo ho dato vita ad una duplice evocazione sullo stesso tema, ma mi è parso doveroso.
Ecco dunque il pezzo apparso sul Mercantile. Il titolo originale era: "L’AFFASCINANTE ITALIA DI TOTO’ E DEI QUATTRO MOSCHETTIERI"


VISTO CON IL MONOCOLO

L'ITALIA DI TOTO' E DEI MOSCHETTIERI

Venerdì scorso ho presentato alla Feltrinelli (insieme a due dei tre autori, Accardo e Govoni) un libro de Le Mani intitolato “Furio Scarpelli-Il cinema viene dopo”. Per ragioni di salute io esco di rado ma questo mio gesto mi è parso doveroso, in ricordo di un mio momento professionale che rivendico (non è il solo). Nel 1977 costruii su Rai Uno un grande ciclo del lunedì sera-allora era la determinante collocazione per il film serale di Rai Uno- in omaggio a quello che resta la più grande coppia di sceneggiatori del nostro cinema, e cioè Age e (appunto) Scarpelli. I due scrittori (usiamo la parola che si meritano) erano nati entrambi nel 1919 e morirono in epoca relativamente recente: Age nel 2005 e Scarpelli nel 2010. Ebbero nel corso di una lunga carriera (Scarpelli da solo la proseguì praticamente sino ai giorni nostri) più di trent’anni di lavoro in comune durante i quali contribuirono ad una larga parte del miglior cinema italiano: quello più raffinato e al tempo stesso più popolare (si va da Totò ad alcuni dei migliori film di Risi, Monicelli, Scola, Germi, Leone e compagnia cantante). Non è un caso che insieme ad un'altra grandissima coppia di scrittori italiani, Fruttero e Lucentini, essi sceneggiarono il film tratto da “La donna della domenica”, opera appunto degli ultimi due. Ancora una volta, presentando il libro e parlando a lungo del cinema d’epoca e di un’epoca, mi son chiesto perché qualche decennio fa i nostri film (d’accordo, in un mercato totalmente diverso) siano riusciti, spesso con splendida malizia, a restituire un ritratto dell’Italia di allora che il cinema di oggi non riesce se non larvatamente a replicare. Domanda che riguarda non solo i registi ma anche gli attori: di fronte ad un geniale (ma quasi senile) Toni Servillo si pensi alla batteria di interpreti, donne e uomini, che sfornò l’Italia del tempo. Capeggiata da quattro moschettieri (Gasman, Manfredi, Sordi, Tognazzi) scomparsi senza lasciare eredi. 
Che cosa è successo in Italia? Non è solo un problema di scarsezza di sale e di concorrenza televisiva. Ma probabilmente di una di quelle mutazioni profonde che nel corso dei secoli incidono sulla forma e sulla sostanza delle nazioni.



4 commenti:

Gianni Dello Iacovo ha detto...

Buon Giorno.
Nella letteratura si parla sempre dei tre moschettieri, che però erano in quattro perchè D'artagnan non viene mai contato. Ugualmente nel cinema si parla dei quattro colonnelli (o come fa lei quattro moschettieri) non contando mai Marcello Mastroianni, c'è un motivo?

Rear Window ha detto...

Credo che la commedia, più di ogni altro genere, debba molto alla scrittura, alla parola scritta e parlata, ai dialoghi. In questo senso Age e Scarpelli si affermano come gli inventori di un nuovo linguaggio, capace di cambiare completamente il panorama del cinema popolare, innestando per la prima volta la sensibilità dell’impegno e della denuncia, sul modello di un intrattenimento leggero.

Rosellina Mariani ha detto...

" La donna della domenica" di Fruttero e Lucentini(scrittori da me amatissimi) fu per me un libro fondamentale e la sceneggiatura di Age e Scarpelli lo rese un film indimenticabile. Non riesco a definire cosa manca di quegli anni nel cinema italiano di oggi:gli sceneggiatori? gli attori? Forse lo sguardo...il modo in cui si guarda alla realtà ...allora era senza filtri,senza "sovrastrutture". Sia Fruttero e Lucentini che Age e Scarpelli erano, secondo me, vogliosi di rappresentare una realtà,senza giudicare,semplicemente raccontandola...forse questa la grande forza di ieri...
Grazie per questo bellissimo articolo

Rita M. ha detto...

Ahinoi, concordo sul fatto che la decadenza sia un fatto ormai generalizzato, non circoscrivibile al solo mondo del cinema!