Blog - Crediti


L'audio e i video © del Blog sono realizzati, curati e perfezionati da Lorenzo Doretti, che ha anche progettato l'intera collocazione.
L'aggiornamento è stato curato puntualmente in passato da diverse collaboratrici ed attualmente, con la stessa puntualità e competenza, se ne occupano Laura M. Sparacello ed Elisa Sori.

19 aprile 2011

MOVIOLA PERSONALE (E LIBRARIA)

Nei mesi scorsi ho qui radunato diverse mie dichiarazioni audio riguardante alcni film e pochi libri. I film sono, nell'ordine di pubblicazione:"Il discorso del Re"; "Vento di primavera"; "Il Gioiellino"; "Un gelido inverno"; "Il Grinta"; "The fighter"; "La fine è il mio inizio"; "Questo mondo è per te"; "Poetry"; "Boris". I libri sono: "Legionario" e "Ingrid Bergman". Per un mio errore, in cui è rimasto coinvolto Doretti, gli interventi non sono stati preceduti dall' intestazione di rubrica "Moviola personale" alla quale adesso ho aggiunto anche l'espressione, fra parentesi, "e libraria". Chiedo scusa a tutti. Da questo momento l'omissione è sanata, e mi auguro lo sia anche per il futuro.


Per ora non inserisco interventi audio (ne realizzerò alcuni prossimamente) così come sto preparando i collegamenti telefonici con alcune personalità, che avevo preannunciato e promesso ai lettori. Pongo invece qui una nuova recensione libraria riguardante un libro intitolato "I cani di Roma", scritto da Conor Fitzgerald, edito da Ponte alle Grazie e stampato nel febbraio 2011. Avendo letto che era un giallo scritto da un inglese nato a Cambridge nel 1964, il quale però abita in Italia dal 1989, mi sono incuriosito ed ho fatto qualche ricerca. Ho telefonato per informazioni al gentilissimo Capoufficio stampa di Ponte alle Grazie (Matteo Columbo, telefoni: 02/34.59.76.32 - Cel 349/126.99.03 - e-mail: matteo.columbo@ponteallegrazie.it) ed egli ha spinto la sua cortesia sino a spedirmi immediatamente il libro.

In effetti Fitzgerald (ha collaborato all'edizione italiana degli "Scritti italiani" di James Joyce, per sei anni ha curato a Roma un quotidiano bilingue francese-inglese, ha co-fondato una agenzia di traduzione ed insegna ad una scuola superiore per traduttore ed interpreti) deve essere un curioso esempio, come si diceva una volta, di "inglese italianato, diavolo incarnato". Infatti ha esordito qui con un giallo (già seguito in Inghilterra da un secondo volume con lo stesso protagonista) ambientato a Roma e curiosamente centrato su un commissario di polizia, che si chiama Alec Blume. Americano di origine (è cresciuto a Seattle) è ormai cittadino italiano. Blume è la chiave di tutto, perchè al tempo stesso è pienamente italiano nell'uso delle inevitabili furbizie e scaltrezze burocratiche implicite nella sua professione di funzionario della Repubblica italiana, ma conserva anche una sorta di originaria durezza anglosassone. Si vede benissimo come questa duplice natura sia uno strumento decisivo per consentire a Fitzgerald di fare filtrare fra le righe la sua reazione nei confronti di una nazione e di una città nella quale si è inserito da quando aveva venticinque anni, che forse non gli dispiace ma di cui vede lucidamente difetti e disfunzioni con l'occhio di un turista straniero. Si intuisce assai bene che tanti aspetti di Roma, dal traffico allo stato delle strade e dall'idea stessa di pulizia comunale, lo lasciano perplesso e forse lo innervosiscono. Al tempo stesso il fatto che il suo protagonista sia, dal punto di vista della carriera, non soltanto italiano a tutti gli effetti ma pienamente inserito in quella significativa burocrazia che è, in ogni nazione, la struttura poliziesca, rende la sua personalità egualmente insolita e rivelatrice. Fitzgerald non scrive male. Il suo gusto anglicizzante per un dialogo serrato e incalzante sorregge il libro con una robusta architettura formale che gli consente di svolgere al meglio il tema di fondo, ovviamente costituito da una complessa indagine di polizia. Qui si rilevano alcune delle sue caratteristiche principali di giallista insolito ma a tempo pieno: la malavita che egli descrive è, in tante cose, debitrice alle convenzioni correnti sulla mafia, ma non ha niente a che fare con quest ultima perchè non ha caratteristiche siciliane e semmai rivela una sorta di scorrevole struttura propriamente europea. Mentre la polizia come viene ritratta nelle sue pagine è furbescamente italiana ma anche genericamente debitrice alla presenza schiacciante di uno Stato inefficiente ma potente. Così come accade appunto sovente nei paesi latini. Insomma si tratta di un esordio tutto sommato positivo quello di Fitzgerald. E confesso che mi auguro che il suo secondo romanzo venga tradotto e pubblicato in italia proprio per capire se si tratta di un fuoco di paglia o non piuttosto, come mi auguro, dell'inizio di una brillante carriera di giallista "fuori casa".
Leggendolo mi è venuta la voglia di capire se, come mi sembrava di ricordare, vi siano altri giallisti di lingua inglese residenti in Italia. In internet alla voce "italian-mysteries.com" ho infatti trovato un piccolo studio intitolato "The definitive Website for English-language Mystery Novels Set in Italy". Vengono citati diversi autori che però, in genere, hanno la comune caratteristica di vivere in Italia ma di avere inventato protagonisti italiani di nascita. L'autore dello studio, Carlo Vennarucci, divide gli autori da lui censiti in cinque categorie contrassegnate da bandierine italiane in numero da cinque a una. La prima è quella che riscuote il massimo del suo gradimento. Infatti egli specifica che l'autore: "Capture the essence of the Italian personality and Italy's social and political culture. Well written. Interesting characters that are authentic Italian. A joy to read!". Via via il consenso di Venerucci diminuisce ma rimane per le quattro e le tre bandierine. Con due bandierine la condanna è già esplicita, perchè egli dice che il testo non è scritto bene e che le "Italian references" non sono autentiche, praticamente non vi sono "characters" italiani e la vicenda potrebbe svolgersi ovunque. Con una sola bandierina il giudizio è definitivamente negativo: "Really bad. Definitely not recommended". Fra gli autori censiti vi sono, ad esempio, Timothy Williams (quattro bandierine) nato in Inghilterra nel 1946, che ha insegnato anche nell'Università di Bari e di Pavia e che ora vive in Guadalupa. Ha pubblicato almeno cinque romanzi, che si svolgono prevalentemente a Pavia e che hanno come protagonista il Commissario Trotti. Cinque stelle riscuote addirittura Donna Leon, americana di origine spagnola e irlandese, che venne in Italia per la prima volta nel 1965 e vi ritorno diverse volte durante una vagabonda carriera accademica. Da oltre vent'anni si è stabilita a Venezia e vi ha ambientato, a partire dal 1992 più di 20 romanzi gialli centrati sul Commissario Guido Brunetti. Iain Pears, è giornalista, storico e critico d'arte ed ha ambientato in italia, fra Roma e la Toscana, sette romanzi centrati sulle investigazioni di uno storico dell'arte che si chiama Jonathan Argyll e di una Commissaria italiana, Flavia di Stefano, che si occupa appunto di furti di quadri e di sculture. La serie si chiama infatti "The Flavia di Stefano mistery series". Vennarucci gli dà cinque bandierine. Magdalen Nabb, nata nel 1947 nel Lancashere e morta nell'agosto 2007 a Firenze ove aveva ambientato , dal 1981 al 2008, 14 gialli tutti con lo stesso protagonista il Maresciallo dei carabinieri Salvatore Guarnaccia (per il terzo volume della serie, "Death of Dutchman", del 1983 sembra che la prefazione sia stata scritta da Georges Simenon). Sembra anche che la Nabb debba molte informazioni sull'Arma a un ufficiale, Nicolino d'Angelo, divenuto generale e che al funerale di Magdalen, deceduta per un colpo apoplettico, fosse presente una rappresentanza dei carabinieri. Per brevità elenco qui altri giallisti anglofoni che hanno ambientato i loro libri in Italia. Ad esempio un altro inglese, Michael Dibdin, morto anch'egli nel 2007, inventore del malinconico Commissario Aurelio Zen, oppure Christobel Kent, che vive vicino a Cambridge col marito e cinque figli e che ha collocato a Firenze l'ex-poliziotto e poi investigatore privato Sandro Cellini. Tobias Jones si è trasferito a Parma nel 1999 ed ha inventato il detectiv privato Castagnetti. A Ian Merete Weiss risale una donna, Natalia Monte, Capitano dei carabinieri, che investiga a Napoli sulla camorra. Incidentalmente non sono pochi gli scrittori famosi che hanno scelto occasionalmente l'Italia come sfondo per i loro testi. E' accaduto per Siena con Frederick Forsyth e per il Vaticano con Tom Clancy e Arturo Pèrez-Reverte. Ma qui il discorso ci porterebbe troppo lontano.

Come si vede un'ampia maggioranza di anglofoni vive in Italia e inventa personaggi, come si è detto prima, rigorosamente italiani. Anche in questo Conor Fitzgerald è un' eccezione, perchè la duplice natura di Blume, totalmente a cavallo fra due nazioni e due culture, rappresenta una creativa curiosità, al tempo stesso molto snobistica e molto significativa.

Nessun commento: