Rispondo subito a Carlo Bernasconi, a proposito di quel che ha scritto commentando "Riflessioni sul cinema di guerra". Mi ha giustamente rimproverato per l’assenza di “Orizzonti di gloria” dall’elenco dei film bellici in qualche modo da me prediletti, citati nel mio articolo precedente. In realtà tutto è successo per una mia distrazione. Per semplificare la compilazione dell’elenco, il quale prevedeva, a titolo esemplificativo, un certo numero di film che mi sono, fra gli altri, particolarmente cari, ho aperto il mio recente libriccino “La guerra in 100 film” (Le Mani Editore, Genova-Recco, 2010) ed ho rapidamente scorso con l’occhio i titoli che avevo prescelto. Per non sbagliarmi ho fatto riferimento all’indice del libro, organizzato in funzione della data, a cominciare dal 1930 con “All’ Ovest niente di nuovo” di Lewis Milestone per giungere sino al 2008 con “The Hurt Locker” di Kathryn Bigelow. Come ho spiegato nell’introduzione per ridurre l’immenso materiale disponibile, ho rinunciato a tutte le opere mute, a tutte le guerre anteriori al primo conflitto mondiale ed ho limitato i film ad uno per regista, fatta eccezione per i “gemelli” bellici di Clint Eastwood, mettendo purtroppo da parte tutti i film sul ‘700 e l’800, compresi i capolavori “militari” di John Ford. Nel guardare, preoccupato di non elencare troppi titoli, l’occhio ha frettolosamente saltato, pur facendomi citare i “Dannati di Varsavia” e “Duello nell’atlantico” altri due film del 1957: “Uomini in guerra” di Anthony Mann e anche, e soprattutto, il film di Kubrick, il quale ebbe su tutta la mia generazione un enorme impatto, e che mai e poi mai avrebbe voluto dimenticare. Per convincerla mi limiterò a citare qui poche frasi della scheda dedicata all’opera in “Guerra in cento film”. Si inizia dicendo: << …è difficile al giorno d’oggi restituire pienamente la stupefazione e la commozione che colsero un’ intera generazione di spettatori all’arrivo sugli schermi di “Orizzonti di gloria”… >>. E, molto più avanti (la rimando alla lettura completa del testo del libro, sperando che lo compri) si dice: << …la mano di Kubrick è sempre mirabilmente presente e, al di la di una certa concitazione retorica nelle sequenze riguardanti le condanne e la fucilazione dei semplici soldati, si avverte il peso che un grande narratore per immagini - ha appena trent’anni mentre realizza questo capolavoro – possiede quando evoca profili e risvolti dell’umana follia e in particolare della follia propriamente bellica. Nessun conflitto mondiale, come quello del ’14-’18, sintetizzò il coraggio, la spietatezza, la rassegnazione, l’eroismo e l’inutilità dell’umano sacrificio dei soldati in prima linea… >>
Riduco qui la citazione (mi accorgo fra l’altro, rifacendo i conti, che Kubrick, nato nel 1928, all’epoca del film aveva ventinove anni e non trenta come avevo scritto io) e prego lei, ed eventualmente altri lettori (tanto nessuno mi manda messaggi, e posso andare sul sicuro) di accettare le mie scuse.
Riduco qui la citazione (mi accorgo fra l’altro, rifacendo i conti, che Kubrick, nato nel 1928, all’epoca del film aveva ventinove anni e non trenta come avevo scritto io) e prego lei, ed eventualmente altri lettori (tanto nessuno mi manda messaggi, e posso andare sul sicuro) di accettare le mie scuse.
3 commenti:
La ringrazio della risposta. Non c'è assolutamente bisogno che si scusi nè il mio intervento intendeva in alcun modo muoverLe un rimprovero, ma semplicemente ricordare quel film come ritenevo meritasse. Andrò a cercare il Suo libro nelle librerie della mia città (Ferrara).
Gentile Claudio G. le segnalo che il regista Jean Marie Straub, a mia domanda, alla cineteca di Bologna nel 2001 (ho la registrazione video), su cosa pensasse di Orizzonti di gloria ha dichiarato: "Essendo cattivo si potrebbe dire che la censura francese ha avuto ragione a proibirlo". E' poi intervenuta la moglie Daniele Huillet e ha detto: "E' un film molto secco, ma rende accattivante la pompa militare che vuole denunciare".
Mi piacerebbe sapere la sua opinione su questo e più in particolare su questa coppia di Registi.
Grazie Damiano
Gentile Dottor Fava,
concordo sul fatto che “Orizzonti di gloria” sia un capolavoro, soprattutto se si pensa all'allora giovane talento di un Kubrick non ancora trentenne. Al riguardo, le volevo chiedere una cosa. In “Orizzonti di gloria”, Kubrick una spesso la carrellata in senso narrativo-descrittivo, quasi “gettando” l'occhio dello spettatore nelle trincee di sangue dei soldati, accompagnandolo per mano tra la morte e la sofferenza, un po' come farà, se non sbaglio, anche nel successivo “Spartacus”. Credo che questo sia uno dei massimi esempi in cui una tecnica di ripresa, la carrellata appunto (per altro inventata, se non sbaglio, da Segundo de Chomon per “Cabiria” di Pastrone) sia usata perfettamente in senso narrativo. Kubrick, insomma, come fu poi per la steadycam in “Shining”, è secondo me un maestro nell'usare la tecnologia, l'effettistica speciale in senso artistico-cinematografico. La mia domanda, è dunque la seguente. In un cinema moderno dominato dai blockbuster, non le sembra che l'uso degli effetti speciali sia ormai predominate rispetto ai soggetti e alle sceneggiature, e alla stessa interpretazione degli attori? Forse Michael Mann, con le sue riprese iperrealiste di una Los Angeles moderna in “Collateral”, può essere paragonato, nel senso di cui sopra, a Kubrick nell'utilizzo “aristico” della tecnica filmica? Spero di essermi spiegato al meglio, non volendo intasarle il post con un messaggio oltremodo più lungo.
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