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30 giugno 2012

LA MISTERIOSA LEZIONE UNIVERSALE DEI DEFUNTI CHE SCATURISCE DALLE PAGINE DEI NECROLOGI NEI GIORNALI QUOTIDIANI.



Mi è capitato già un’altra volta di scrivere un lungo pezzo nel Blog ispirato ad un’intera pagina de “La Stampa” in ricordo della scomparsa di una autorevole nobildonna torinese, che era stata anche sindaco della città. Sono, come sempre, persuaso che leggendo le necrologie di un giornale si possano imparare molte cose sulla società e sulla città da cui il giornale proviene. Per fare un esempio che testimonia anche di un mio rimpianto, perché sul tema avrei voluto scrivere un piccolo saggio, anni fa scopersi che, redatti e realizzati entrambi a Parigi, il “Figaro”(almeno nella struttura grafica e nell’ impaginazione di un tempo) e “Le Monde” differivano completamente nella qualità dei morti. Gli annunci del “Figaro” contavano su moltissimi nobili e su molti sacerdoti altolocati, per non citare la rubrica in cui si annunciavano fidanzamenti e matrimoni, che a volte sembrava presa di peso dal “Bottin” mondano del secolo scorso. Mentre al contrario i morti di “Le Monde” allineavano un numero impressionante di professori universitari, di scrittori e di intellettuali di ogni tipo, con ampie digressioni nella società industriale.
Per tornare a noi (oggi è sabato 30 giugno 2012) sfogliando il “Corriere della Sera” mi è caduto l’occhio su intera pagina di necrologie, per l’esattezza la pagina 68, divisa tra pochi soggetti. Fra di essi la Dottoressa Claudia Artoni Schlesinger di largo impatto cittadino, Mario Fuccaro, con un enorme elenco di partecipanti (perché quelli che pongono l’annuncio sono i giornalisti del Corriere della Sera ed il defunto era padre di un loro collega) ed uno sconosciuto Marino Facco de Lagarda, morto a Londra, il cui cognome mi ha fatto trasalire perché mi ha fatto venire in mente lo scrittore Ugo Facco de Lagarda da cui nel 1969 Ettore Scola trasse un film intitolato “Il commissario Pepe”, interpretato da Ugo Tognazzi (ed anche dall’impagabile Tano Cimarosa). Il tema era tipico delle amare commedie deprecatorie che ebbero successo nel cinema italiano del tempo: qui infatti è di scena un’inchiesta in una città veneta su problemi di buon costume: alla fine provoca una tale possibilità di scandalo che l’inchiesta stessa viene messa a tacere e il commissario (appunto Tognazzi) si fa trasferire. Ma la ragione vera, per cui a parte questi motivi marginali, mi è caduto l’occhio sulla pagina è che vi si comunica la morte del Conte Avvocato Urbano Rattazzi. Il primo annuncio è posto dalla moglie Fanny, il secondo dai figli Ilaria, Sammaritana, Cristiano, Delfino, Lupo e Priscilla, “con tutti i loro figli”. Ammetto che la prima impressione che ho avuto è stata determinata dal nome e dal cognome dello scomparso e che, non essendo io appassionato di pettegolezzi di lusso, non avevo collegato alla ex-moglie Susanna Agnelli, da cui aveva divorziato nel 1975. Quel che mi ha colpito è stato proprio il fatidico nome politico del defunto perché ripete quello di un personaggio (evidentemente un suo avo) che fu molto importante nella politica piemontese ed italiana della seconda metà dell’800. Un po’ come se mi fossi imbattuto nella necrologia del Conte Camillo di Cavour o del Marchese Massimo d’ Azeglio. Ammetto che ho avvertito una sorta di fantascientifico fremito storiografico, come se fosse emerso improvvisamente dal nulla una notevole figura del passato. Rattazzi (credo che la maggior parte degli italiani di oggi ignorino il suo nome) era nato a Masio, in provincia di Alessandria il 30 giugno 1808 e morì a Frosinone il 5 giugno 1873. Rattazzi fu deputato al primo Parlamento subalpino, e poi a quello del Regno d’Italia, dal 1848 al 1867, quando Giuseppe Garibaldi, arrestato dopo la battaglia di Mentana, riuscì a fuggire a Caprera e a sbarcare in Toscana. Si trovò costretto a dimettersi dalla carica da Presidente del Consiglio che ricopriva sempre con inizio nel 1867 dopo la fine del secondo Ministero Ricasoli. Ma per quasi vent’anni Rattazzi fu un uomo determinante nella politica piemontese e italiana. Fra le tante cose che si ricordano di lui è che, di fatto, fu il fondatore del primo “Centro - sinistra” quando, abbandonando la sinistra vera e propria, nel 1852 si alleò con il “Centro – destra” di Cavour favorendo l’ascesa al potere d’una nuova classe dirigente proveniente dalla borghesia. A Rattazzi si deve anche, nella sua qualità di Ministro dell’Interno con Cavour Presidente del Consiglio, il varo della cosiddetta legge “delle corporazioni religiose” che portarono all’incameramento dei beni ecclesiastici e ad un vantaggio enorme per lo Stato. La sua politica anticlericale fu ribadita in buona parte della sua vita politica. Va detto che fu giudiziosamente contrario alla cessione alla Francia (caldeggiata da Cavour per ottenere l’appoggio di Napoleone III) della Savoia e di Nizza e, più largamente, si trovò, pur da uomo di sinistra, a difendere il nuovo e fragilissimo Stato italiano. Francamente non ho capito se fosse già nobile ereditario o se Vittorio Emanuele II l’ avesse insignito del titolo di Conte. Ma è vero che un suo nipote, figlio del fratello (si chiamava anche lui Urbano, come se in famiglia non avessero un altro nome proprio a disposizione) nelle schede senatoriali figura come nobile ereditario. In ogni caso io ho sempre provato interesse per Urbano Rattazzi perché fu, credo, grazie al suo peso politico che riuscì ad allargare il suo collegio elettorale, ampliando notevolmente i confini della provincia di Alessandria, che in questo modo riuscì ad inghiottire Novi Ligure e la zona circostante, che fu per moltissimi anni dominio genovese. Ho sempre pensato che se non fosse stato per Rattazzi mio nonno paterno, appunto di Novi Ligure, sarebbe nato genovese come me, in qualche modo rispettando le lezioni della storia. È appunto in virtù di questo “patriottismo” indiretto che, come Direttore artistico del Festival Voci nell’ Ombra, feci dare il Premio Castellani, inteso a rimeritare un ligure che si sia illustrato nei campi della cultura e dello spettacolo, a Claudio Bisio, nato a Pasturana, situata a 3 chilometri e mezzo da Novi Ligure, e perciò  designato all’omaggio in qualità di “ligure irredento”. 
Per tornare al necrologio propriamente detto, si contano - se non ho sbagliato il calcolo – 37 annunci  con un’infinità di rimandi a varie figure della Famiglia Agnelli ( come si è già detto il defunto aveva sposato a suo tempo, avendone i 6 figli prima citati, Susanna Agnelli, sorella di Gianni). Per cui è evidente la partecipazione di molti membri della famiglia, compresa la moglie dello stesso Gianni, la sorella di Gianni, Maria Sole, Luca di Montezemolo e tutti parenti di rilievo compresi i Nasi, i Ferrero Ventimiglia, i Camerana, i Furstenberg. La singolarità dell’ambiente è ribadita da due annunci particolari. In uno la figlia Delfina (che partecipa naturalmente anche all’annuncio globale) piange suo padre e aggiunge bizzarramente: se esiste un Paradiso degli “Juventini” sulla porta hai trovato Sivori ad aspettarti. L’altro annuncio, molto in stile “Downton Abbey”, è quello posto dal “personale di casa Rattazzi” che è “vicino al dolore della contessa nel ricordo dell’ indimenticabile Conte Avvocato Urbano Rattazzi“ e si firma diligentemente: Gianni, Antonia, Valentina, Nina, Suraj, Luisa.
Mi pare evidente che anche a pagina 68 del Corriere della Sera si è provveduto a scrivere un frammento impercettibile ma, a suo modo importante, della storia passata e presente d’Italia. Ove, come accade ovunque, le vite degli umani nei romanzi copiano la vita ma dove, forse altrettanto spesso le vite degli umani copiano i romanzi.
(Battute 7.575)

2 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Ancora lezione di cultura! Gazie.
A proposito di necrologi anche mio padre aveva l'abitudine di leggerli, e mi smbra ancora di sentirlo borbottare con la pipa fra i denti : "ma perchè quando si muore si è sempre bravi e pieni di virtù..???.."

Anonimo ha detto...

Spero che ripensi presto all'idea di scrivere quel "piccolo saggio" sui necrologi che rimpiange di non aver scritto. I necrologi sono una fonte straordinaria che non ha ancora ricevuto la giusta attenzione da parte degli storici. Sarei tra i primi lettori. Cordiali saluti, T