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5 luglio 2012

RICORDO COMMOSSO DI LAURA GRIMALDI, GRANDE INTENDITRICE E GRANDE APPASSIONATA DI GIALLI.


Pochi giorni fa, a 84 anni, è morta Laura Grimaldi. Era nata in provincia di Firenze nel 1928, credo che poi si fosse trasferita a Bergamo e nel 1957 a Milano, dove frequentò la facoltà di Lingue all’Università Bocconi. Proprio come traduttrice dall’inglese e poi come consulente di traduzioni approdò alla Mondadori. In breve si impose come specialista di narrativa gialla, soprattutto “hard boiled”. Dopo Oreste Del Buono (un altro amico che, fra le mille cose di cui si occupava, fu anche un’autorità per quel che riguardava il poliziesco) Laura divenne direttore di Segretissimo – collana di romanzi di spionaggio che ha segnato tutta la mia generazione – e dei Gialli Mondadori. E lo fu anche di un’altra collana, ad egual titolo tipica di un periodo della nostra esistenza. Infatti, dal 1988 al 2004, diresse Urania, grazie a cui i romanzi di fantascienza irruppero clamorosamente nelle inquietudini librarie e culturali di diverse generazioni: inaugurò la collana “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke, uscito il 10 ottobre del 1952. Il primo dei molti curatori che si sono succeduti nel corso degli anni, e che  credo sia stato anche l’inventore della parola italiana per tradurre "scienze-fiction", fu Giorgio Monicelli. Fratello di Mario, fu appunto, in fatto di fantascienza, un autentico precursore e un’autorità indiscussa. Del resto quasi tutti quelli che impugnarono il timone di Urania furono di alto livello.  Si pensi a Fruttero e Lucentini, coppia smagliante di molti momenti della narrativa italiana, che ebbero in mano la rivista per 25 anni, dal 1961 al 1986.
Come si vede Laura fu al centro di un grande momento dell’editoria italiana, e ove si mosse da par sua. Grande traduttrice, ebbe anche il merito di curare la diffusione di molti grandi scrittori anglosassoni di gialli di ogni colore. Negli anni ’70 e ’80 fu apprezzato critico letterario per riviste e quotidiani, curò numerose antologie e scrisse essa stessa, spesso insieme a Marco Tropea, degli apprezzati libri di genere. Ricordo, fra gli altri “Il sospetto”, “La colpa”, “Il cappio al collo”, “La paura”, il breve “Monsieur Bovary”(senza contare le decine di volumi che sembra abbia scritto, agli inizi di carriera, con pseudonimo americano). Nel 1989 lasciò la Mondadori e creò con Marco Tropea (adesso, e da molti anni, diventato brillantemente editore per proprio conto) la casa editrice “Interno Giallo”, poi assorbita dalla Mondadori. Laura ha fatto dunque mille cose e ha avuto anche il coraggio di scrivere un libro, forzatamente l’ultimo, “Faccia un bel respiro” in cui ha parlato di sé, dell’ospedale, dei medici, degli infermieri, dei parenti a commento della grave malattia che l’aveva colpita.
Io ho conosciuto Laura Grimaldi tanti anni fa – ai tempi di quel festival del giallo iniziato a Cattolica, ripreso a Viareggio e approdato poi a Courmayeur, ove continua da molti anni con il nome di “Noir in Festival” – quando demmo vita, appunto, con Oreste Del Buono, con Irene Bignardi, con Giorgio Gosetti, con  e Lia Volpatti (per lunghi anni alla guida dei Gialli Mondadori)  e tanti altri amici ad un gruppo di appassionati di polizieschi, itineranti di Festival in Festival. Laura aveva un carattere duro, ma con me fu sempre amichevole, gentile e quasi affettuosa. Non la vedevo da anni ma ne avrò sempre un grande ricordo.

1 commento:

Rosellina Mariani ha detto...

Non conoscevo Laura Grimaldi, ma ho letto alcuni suoi libri e mi ha accompagnato piacevolmente in periodi vacanzieri. Quando muore un talento è sempre un grande lutto.
Grazie dell'articolo