UNDICESIMA PUNTATA DELLA RUBRICA IN CUI SI "RECENSISCONO" OPERE CINEMATOGRAFICHE DEL PASSATO PROSSIMO
Mano pericolosa (Pickup on South Street) di Samuel Fuller (1912–1997)
Mano pericolosa (Pickup on South Street) di Samuel Fuller (1912–1997)
“Mano pericolosa” (Pickup on South Street, 1953) è il sesto lungometraggio diretto da Samuel Fuller (1911-1997) nella parte iniziale di una carriera ricca di risultati ma anche di delusioni, che doveva poi portarlo a rifugiarsi in Europa, ove molti critici l’amavano. Molto precoce, a 13 anni è fattorino in un giornale, a 17 diventa un giovanissimo reporter di cronaca nera lavorando al “San Diego Sun”, poi scrive diversi romanzi e nel 1936 vende la sua prima sceneggiatura. Negli anni successivi, mentre sta entrando nel mondo del cinema viene chiamato alle armi ed è arruolato nel III° Battaglione, 16a Compagnia, I° Plotone di un reggimento della famosa prima divisione di fanteria il cui stemma è un grande 1 rosso (da cui il suo film) nelle cui file combatte in Africa del Nord, in Sicilia, in Normandia su su fino alla Germania ed alla Cecoslovacchia (si deve al caporale Fuller, occasionalmente in possesso di una macchina da presa, una serie di straordinarie immagini su un “lager” nazista casualmente scoperto dai soldati americani). Nel cinema il suo cammino fu abbastanza intenso e fortunato negli anni ’50 e ’60, per spegnersi poi fra l’indifferenza dei produttori e un certo disamoramento dello spettatore medio nei decenni successivi, forse con l’eccezione dell’anno 1980 quando diresse un film decisivo per la sua e la nostra memoria di guerra, e cioè “Il grande Uno rosso” prima menzionato. Cito qui alcuni dei suoi titoli più toccanti che complessivamente si dividono in tre filoni: il film di guerra, il western e il thriller- noir . Fra i primi “Corea in fiamme”, 1951, nello stesso anno “I figli della gloria”, “L’urlo della battaglia”, 1962, e, appunto, “Il grande Uno rosso”, del 1980. Fra i western ecco il suo film d’esordio, “Ho ucciso Jesse il Bandito” del 1949, e poi “40 pistole” e “La tortura della freccia” entrambi 1957. Infine i thriller – noir, con variazioni di diversa tonalità, come questo “Mano pericolosa” e poi “Operazione mistero” (1954), “La casa di bambù” (1955), “La porta della Cina”(1957), “Il kimono scarlatto” e “Verbotten, Forbidden, proibito” (entrambi del 1959), “La vendetta del gangster” (1961), “Il corridoio della paura” (1963), “Cane bianco” (1982) e, nel 1989, il suo ultimo film “Strada senza ritorno” (non cito la filmografia completa ma credo di aver allineato titoli, nel bene e nel male, significativi).
Possiedo diversi libri su Fuller ma forse la pubblicazione più preziosa è il Quaderno n.1 di “Circuito Cinema”, edito nel marzo 1981, dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Venezia, a cura del compianto Piero Tortolina. Fra il prezioso materiale in esso contenuto pesco due frammenti, uno del mio vecchio amico Morando Morandini e l’altro tratto da una auto-intervista intitolata “Fuller by Fuller”. Fra le tante cose dice Morando: “… Fuller è uno dei registi americani maggiormente preoccupati dall’identità e dal carattere dell’America. In ciò egli si avvicina a Ford o a Kazan piuttosto che a Hawks o Boetticher. In modo curioso egli ricorda Norman Mailer. Ambedue sono ossessionati dall’America e si ritengono aggressivamente americani …(…) Sia Fuller che Mailer sono affascinati dall'altra faccia dell’America - polizia, ladri, prostitute - e odiano l’America dei sobborghi e delle cittadine di provincia”. Tutto il pezzo di Morando è molto interessante ma mi limito a questa breve citazione. Come faccio con "Fuller by Fuller” che è tutto di notevole interesse. Mi limito qui a riportare una sua appassionata difesa del piano-sequenza, vale a dire di quella tecnica elegante che consente di dar vita ad un frammento di film, anche lungo, tutto all’ interno di un unico movimento di macchina e di un'unica ripresa. Cioè di un'unica inquadratura, tutta in movimento. E cita orgogliosamente, “Mano pericolosa”. Egli dice: “c’è un inquadratura di 10 minuti. 10 minuti! E’ quando Thelma Ritter rientra e il poliziotto le chiede di aiutarlo a trovare Richard Widmark. Lei ha delle cravatte e cerca di vendergliene una! C’erano trentadue movimenti di macchina; senza dubbio non li avete notati, o vi pare che vi fossero degli stacchi. No: trentadue movimenti di macchina. E il mio macchinista, quando spinge la dolly (è un braccio meccanico che si muove agilmente nel vuoto-in genere si usa il maschile: “il dolly”-n.d.t) non alza mai la testa. Non fa che guardare a terra, e io sto dietro di lui e quando gli tocco la spalla va alla posizione numero due, lo tocco ancora e va al tre, poi va al quattro. Se lo tocco due volte, salta un numero e va al sei. Poi lo riporto al cinque. Mi seguite? Conosce il suo mestiere! E gli attori si spostano, io mi avvicino, salgo, scendo, rallento. Ho ripetuto questa scena per tutta la giornata e l’ho girata verso le quattro del pomeriggio. Tre giorni guadagnati sul piano di lavorazione.”
Varrebbe la pena di copiare altri brani dal testo ma non voglio farla troppo lunga. Mi limito a ricordare che il piano-sequenza a cui fa riferimento Fuller è anche uno straordinario pezzo di bravura di Thelma Ritter. Una grande caratterista (nata il 14 febbraio del 1902 e morta il 5 febbraio del 1969) che dal 1947 al 1968 ha lavorato in almeno 36 film, fornendo sempre prestazioni impeccabili. Ve ne sono alcuni film in cui è impossibile non notarla, come “Eva contro Eva” del 1950 o “L’uomo di Alcatraz” del 1962. Ma quello che tutti ricordano è sicuramente “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchock (1954) ove compone un indimenticabile trio insieme a Grace Kelly e James Stewart. Anche la sequenza di “Mano pericolosa” rivendicata da Fuller le consente un grande momento di recitazione. Che nel film la pone alla stessa altezza dell’eccellente Richard Widmark, grande attore apprezzato all'epoca ma anche sottovalutato in un periodo più recente, attivo dai tardi anni ‘40 ai primi anni ’90, e sempre, ad ogni livello, impeccabile. L’ultima notazione da fare su “Mano pericolosa” è quella che riguarda la pretesa censura operata in Italia dal doppiaggio, per attutire il testo originale che parlava di spie (ovviamente comuniste) che sarebbero state sostituite nel dialogo italiano da generici gangster. In realtà anche nella copia fornita dal DVD si parla di spie, in armonia con l’impronta originale del testo. Non so a che periodo risalga il doppiaggio italiano ma un controllo eseguito su Wikipedia (sperando che sia attendibile) dà i seguenti risultati: Skip McCoy, cioè Richard Widmark, è doppiato da Paolo Stoppa; Moe, cioè Thelma Ritter, da Rina Morelli; Candy cioè Jean Peters, da Lydia Simoneschi; Joey cioè Richard Kiley da Pino Locchi; il Capitano Dan Tiger, cioè Murvyn Vye, da Nino Pavese. Come si vede son tutti nomi gloriosi del doppiaggio post bellico che hanno l’aria di essere coevi al film. E non frutto di un secondo doppiaggio operato in epoca recente per nascondere le alterazioni inizialmente apportate al testo italiano. Probabilmente tutte le voci non precisate, o allo stato attuale delle cose non controllabili, circa il mutamento del testo originale per motivi politici, nascono dal fatto che all’origine, il soggetto di Dwight Taylor da cui Fuller ha tratto la sceneggiatura del film, era veramente centrato non su delle spie ma su dei trafficanti di droga. E’stato lo stesso Fuller ad aver mutato i “cattivi” in spie comuniste. E’ almeno quello che asserisce Phil Hardy a pagina 26 del suo libro su Samuel Fuller pubblicato nel 1970 dalla Praeger Publishers di New York. Il che non stupisce molto visto che il regista non ha mai fatto mistero delle sue convenzioni politiche, così come, da ex – combattente non ha mai fatto mistero della sua totale avversione alla guerra (da lui descritta in maniera straordinaria in alcuni film). Per esaurire il problema delle “spie/trafficanti di droga” ecco quel che è successo in Francia: dove il film venne battezzato addirittura “Le port de la drogue” e dove il doppiaggio sembra appunto che parli inevitabilmente di traffico di droga. Non ho visto la versione francese (pertanto paradossalmente più vicina al soggetto originale che il film vero e proprio!). Lo affermo in base a due diverse testimonianze: la “Guide des films” di Jean Tulard (un testo che tutti disprezzano ma che io trovo molto utile) formula un giudizio che più stringato non si può: "excellente serie B anti-rouge”, e precisa che la versione del doppiaggio francese parla di droga e trafficanti. Dal canto suo nella stessa collana, i “Bouquins” di Robert Laffont, il raffinatissimo, sprezzante e informatissimo Jacques Lourcelles, apostolo dei cosiddetti “Mac-Mahoniens” e grande estimatore di Fuller, dopo, come è sua abitudine, una descrizione minuta della trama, si abbandona ad una lunga analisi entusiastica. Che comincia così: "Admirable leçon de cinéma, dont chaque plan est marqué par la sensibilité à vif de Fuller" (continua così per una pagina. Se a qualche lettore del Blog interessa posso provare a ricopiarla). Ma soprattutto dà un ulteriore precisazione sull’argomento. Lourcelles specifica che sono stati i dirigenti della Fox francese a far trasformare nel doppiaggio le spie in trafficanti di droga. E mi pare che così il problema sia chiuso.
Sempre per quel che riguarda “Mano pericolosa” faccio presente che il DVD su cui abbiamo lavorato è stato acquistato su internet, sul sito e-bay, al prezzo di 9.90 euro, compresa spedizione e imballaggio.
Varrebbe la pena di copiare altri brani dal testo ma non voglio farla troppo lunga. Mi limito a ricordare che il piano-sequenza a cui fa riferimento Fuller è anche uno straordinario pezzo di bravura di Thelma Ritter. Una grande caratterista (nata il 14 febbraio del 1902 e morta il 5 febbraio del 1969) che dal 1947 al 1968 ha lavorato in almeno 36 film, fornendo sempre prestazioni impeccabili. Ve ne sono alcuni film in cui è impossibile non notarla, come “Eva contro Eva” del 1950 o “L’uomo di Alcatraz” del 1962. Ma quello che tutti ricordano è sicuramente “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchock (1954) ove compone un indimenticabile trio insieme a Grace Kelly e James Stewart. Anche la sequenza di “Mano pericolosa” rivendicata da Fuller le consente un grande momento di recitazione. Che nel film la pone alla stessa altezza dell’eccellente Richard Widmark, grande attore apprezzato all'epoca ma anche sottovalutato in un periodo più recente, attivo dai tardi anni ‘40 ai primi anni ’90, e sempre, ad ogni livello, impeccabile. L’ultima notazione da fare su “Mano pericolosa” è quella che riguarda la pretesa censura operata in Italia dal doppiaggio, per attutire il testo originale che parlava di spie (ovviamente comuniste) che sarebbero state sostituite nel dialogo italiano da generici gangster. In realtà anche nella copia fornita dal DVD si parla di spie, in armonia con l’impronta originale del testo. Non so a che periodo risalga il doppiaggio italiano ma un controllo eseguito su Wikipedia (sperando che sia attendibile) dà i seguenti risultati: Skip McCoy, cioè Richard Widmark, è doppiato da Paolo Stoppa; Moe, cioè Thelma Ritter, da Rina Morelli; Candy cioè Jean Peters, da Lydia Simoneschi; Joey cioè Richard Kiley da Pino Locchi; il Capitano Dan Tiger, cioè Murvyn Vye, da Nino Pavese. Come si vede son tutti nomi gloriosi del doppiaggio post bellico che hanno l’aria di essere coevi al film. E non frutto di un secondo doppiaggio operato in epoca recente per nascondere le alterazioni inizialmente apportate al testo italiano. Probabilmente tutte le voci non precisate, o allo stato attuale delle cose non controllabili, circa il mutamento del testo originale per motivi politici, nascono dal fatto che all’origine, il soggetto di Dwight Taylor da cui Fuller ha tratto la sceneggiatura del film, era veramente centrato non su delle spie ma su dei trafficanti di droga. E’stato lo stesso Fuller ad aver mutato i “cattivi” in spie comuniste. E’ almeno quello che asserisce Phil Hardy a pagina 26 del suo libro su Samuel Fuller pubblicato nel 1970 dalla Praeger Publishers di New York. Il che non stupisce molto visto che il regista non ha mai fatto mistero delle sue convenzioni politiche, così come, da ex – combattente non ha mai fatto mistero della sua totale avversione alla guerra (da lui descritta in maniera straordinaria in alcuni film). Per esaurire il problema delle “spie/trafficanti di droga” ecco quel che è successo in Francia: dove il film venne battezzato addirittura “Le port de la drogue” e dove il doppiaggio sembra appunto che parli inevitabilmente di traffico di droga. Non ho visto la versione francese (pertanto paradossalmente più vicina al soggetto originale che il film vero e proprio!). Lo affermo in base a due diverse testimonianze: la “Guide des films” di Jean Tulard (un testo che tutti disprezzano ma che io trovo molto utile) formula un giudizio che più stringato non si può: "excellente serie B anti-rouge”, e precisa che la versione del doppiaggio francese parla di droga e trafficanti. Dal canto suo nella stessa collana, i “Bouquins” di Robert Laffont, il raffinatissimo, sprezzante e informatissimo Jacques Lourcelles, apostolo dei cosiddetti “Mac-Mahoniens” e grande estimatore di Fuller, dopo, come è sua abitudine, una descrizione minuta della trama, si abbandona ad una lunga analisi entusiastica. Che comincia così: "Admirable leçon de cinéma, dont chaque plan est marqué par la sensibilité à vif de Fuller" (continua così per una pagina. Se a qualche lettore del Blog interessa posso provare a ricopiarla). Ma soprattutto dà un ulteriore precisazione sull’argomento. Lourcelles specifica che sono stati i dirigenti della Fox francese a far trasformare nel doppiaggio le spie in trafficanti di droga. E mi pare che così il problema sia chiuso.
Sempre per quel che riguarda “Mano pericolosa” faccio presente che il DVD su cui abbiamo lavorato è stato acquistato su internet, sul sito e-bay, al prezzo di 9.90 euro, compresa spedizione e imballaggio.
8 commenti:
Grazie.
Con ritardo, ho visto I dimenticati, che mi è piaciuto. Inizialmente credevo fosse un film "di genere" e invece è un film "sui generi" (non in latino... intendo che è ortogonale rispetto ai generi).
Anche beffardo e abbastanza sconcertante, almeno per me, per certe improvvise sterzate.. ci ho messo un po' a capire che aveva più piani di quanto credevo all'inizio (almeno così mi è parso)
Ho anche letto e trovato molto interessante l'articolo su Sturges.
E ora via con Mano pericolosa.
Grazie
Mi è venuta una gran voglia di vederlo. So già che mi piacerà molto. Grazie per la segnalazione!
Che meraviglia di film che hai riproposto! Rivedere Richard Widmarck e Thelma Ritter è stata un'emozione : quanta bravura e quanta eleganza! Mi piacerebbe leggere l'intero articolo di Lourcelles se fosse possibile e grazie a te per le notizie preziose con cui accompagni il film.
Buongiorno Claudio, sono Lucio Linaro, l'operatore video della trasmissione "Gli Indimenticabili" che abbiamo registrato a casa sua, si ricorda? Mi farebbe piacere avere la sua mail, per mandarle alcune informazioni su un film che abbiamo finito di girare e anche per scambiarci opinioni su altri argomenti. Ecco i miei contatti lucio.linaro@gmail.com 327-5788923
Grazie e ancora complimenti per il suo lavoro.... a presto!
Molto bello anche Mano Pericolosa e, soprattutto, vederlo con gli "occhiali per la Terza Dimensione" forniti dalla presentazione del Maestro.
Grazie!
Come solito ottima presentazione.
Vado un attimo fuori tema per un piccolo suggerimento: non potrebbe chiedere ad Aldo Fittante di ribadire l'indirizzo di questo blog in fondo alla sua rubrica su Film TV?
Se ricordo bene non è indicato (aumenterebbe di sicuro il numero di visitatori visto il target, brutta parola, dei lettori del settimanale).
La tua presentazione acuta e intelligente al film " Le ceneri di Angela" su Class TV mi ha invogliato a vedere un film che non conoscevo. Hai ragione anche i film non bellissimi bisogna saperli guardare.....
Grazie!
( Complimenti anche all'operatore che ti ha ripreso)
Mi spiace molto che abbia interrotto questa rubrica. C'è qualche speranza che possa riprenderla?
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