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7 novembre 2012

L’OSSERVATORE GENOVESE


VISTO CON IL MONOCOLO

Riprendo qui la pubblicazione della mia rubrica che, con l’occhiello e il titolo sopra citati, appare ogni domenica sul Corriere Mercantile di Genova. Sino ad oggi nel Blog avevo riportato le prime 7 puntate. Quelle che pubblico ora sono le ultime due apparse (per l’esattezza la seconda, e più recente, è stata pubblicata, per ragioni di impaginazione, non alla domenica 4 novembre ma il giorno prima, sabato 3 novembre). Cominciando da oggi numererò progressivamente le rubriche, che in futuro cercherò di trascrivere settimanalmente sul Blog, vale a dire con la stessa cadenza con cui esse appaiono sul giornale.

8 - DA VERO PROVINCIALE, RIFLESSIONI SULLE PROVINCE 

La decisione del governo Monti di ridurre il numero delle Province mi ha lasciato stupito sin dall'inizio  Probabilmente ne sono state istituite troppe, alcune forse inutili. Ma è certo che esse sono intimamente legate alla struttura dello Stato Nazionale, come si venne configurando dalla proclamazione del Regno d’Italia (1861) ed anzi dall’assetto assunto dal Regno di Sardegna dopo la fine del dominio napoleonico. Istintivamente ognuno di noi si è sempre riconosciuto nella provincia in cui è nato o e domiciliato. E sempre, se si menziona un paese o una località che non conosciamo, salta istintivamente in bocca la domanda: “in che provincia è?”. Un’ antica abitudine che non è stata certamente dissolta dall’istituzione ufficiale delle regioni come enti territoriali autonomi (previste dalla Costituzione nel 1948 ma di fatto attuate solo nel 1970). Da allora esse costituiscono un indubbia fonte di larghe spese e, in qualche caso, di clamorose assunzioni clientelari. Ma non mi sembra che nessuno pensi di limitarle o, paradossalmente, di accorparle. Mentre le riforme previste implicano un vero e proprio terremoto amministrativo in confini spesso consolidati da almeno un secolo e mezzo. In Liguria dovrebbero restarne solo tre: Genova e La Spezia ingrandite ed una terza formata da due entità poco affini: Imperia, prevalentemente di colore bianco, e Savona, prevalentemente di colore rosso (quale fra le due città sarà il capoluogo? Si tenga conto del fatto che a sua volta Imperia è nata da una discutibilissima decisione del governo Mussolini: fuse insieme due paesini che profondamente si odiavano, Oneglia e Porto Maurizio). Inoltre, fatalmente, la provincia di La Spezia finirebbe con l’inghiottire altre terre linguisticamente genovesi, oltre quelle che già detiene: Deiva, Framura, Bonassola e Levanto. I provvedimenti allo studio colpiranno due regioni a statuto speciale, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, in cui la pressione linguistica e culturale italiana colpevolmente esercitata a suo tempo su popolazioni di altra lingua e tradizione, implica da parte dello stato il dovere di non intaccare le concessioni fatte in questo dopo-guerra.
Mi sembra un gran brutto pasticcio.

(Data di pubblicazione sul Corriere Mercantile: Domenica 28/10/2012).

9 - RAI NON FARE, PAURA NON AVERE.

Circa una settimana fa mi ha telefonato da Roma un funzionario di Rai Uno per invitarmi a partecipare, dalla sede genovese di Corso Europa, ad un collegamento per un’ intervista con una trasmissione intitolata “MixItalia”. Il tema era l’uso del cinema in televisione nel corso degli anni. L’intervista (ovviamente gratuita) mi interessava e risposi di si. Pochi giorni dopo il funzionario, visibilmente imbarazzato, mi ha richiamato per dirmi che aveva appreso di una recente disposizione aziendale: erano proibiti tutti i collegamenti, anche gratuiti, con ex – dipendenti. Si trovava nella stessa situazione anche con Antonio Lubrano e con un altro noto ex - collega, e non sapeva come sostituirli. La notizia era tanto sbalorditiva che lì per lì ho stentato a capirla. Una proibizione del genere dovrebbe colpire potenzialmente centinaia di ex-dipendenti, da Umberto Eco a Furio Colombo da Ettore Bernabei al mio amico Arrigo Petacco che fu per anni caporedattore del Tg1 quando il direttore era il genovesissimo Emilio Rossi, ferito alle gambe in un attentato e ormai totalmente dimenticato dalla Rai. Confesso che la notizia mi ha ferito. Sono assolutamente consapevole, con una punta di civetteria, di far parte di quel manipolo di dirigenti che negli anni’80 ha vittoriosamente salvato gli ascolti di Rai Due. Ho “inventato” e programmato centinaia di film, forse migliaia di telefilm, alcune collocazioni che furono fondamentali, dal “preserale” poliziesco al “cinema di notte”, rubriche come “Dolly” e “Set”, per non parlare dell’enorme incasso pubblicitario di cui ho fatto usufruire per anni  l’azienda, avendo io lanciato la soap opera “Capitol” e scoperto “Beautiful” e “Quando si ama” (molti me lo rimproverano!). Sono anche abituato alla totale mancanza di riconoscenza della Rai nei miei confronti (capita a molti). Ma questa esclusione – che mi ha impedito di parlare di un tema di cui sono storicamente uno dei pochi in grado di occuparsi – mi ha ferito. Se questa è la nuova Rai, ansiosa di riformarsi, ho la sensazione che si avvii ad essere ancor peggio di quella precedente.
So che l’Italia ha problemi più gravi da risolvere, ma anche questo è un sintomo di un irreparabile decadimento.

(Data di pubblicazione Corriere Mercantile: Sabato 3/11/2012).

N.B. : dopo aver scritto il pezzo ho appreso che la disposizione della Direzione Generale può essere alleggerita se chi vuol richiedere l’intervista domanda il permesso almeno 8 giorni prima. La precisazione non attutisce il vago senso di inverosimiglianza che si prova ad apprendere la notizia della proibizione.

4 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Penso che una Rai migliore ci possa essere salvaguardando le professionalità , dando voce a chi lavora con onestà , rigore e passione e anche a chi ha lavorato con gli stessi criteri , anzi a chi ha insegnato a un'intera generazione questi principi!Perchè non sentire più queste voci?( a titolo gratuito naturalmente)

Rita M. ha detto...

Ma perché mai proibire le interviste di ex dipendenti?!? E' una proibizione assurda, ingiusta e che priva l'azienda del contributo di persone che le hanno dato davvero molto (in tanti casi, come il Suo) e che, da "addetti ai lavori", potrebbero darle ancora tantissimo. Mi sembra, oltre tutto, un ridicolo auto-goal.E' proprio vero che la riconoscenza non è di questo mondo!

ivana ha detto...

Ringrazio di cuore il prof Fava di questi contributi che ci fornisce. Sono considerazioni che condivide con questa comunità e per me occasione di vera e propria delizia. Poter godere delle sue testimonianze di un trascorso professionale ricco e fecondo è importante e sempre soddisfacente.
Mi fa anche piacere notare che l'esortazione a non abbandonare il campo e considerare nuovi interlocutori ha dato avuto dei riscontri positivi, data la nuova collaborazione col Corriere Mercantile. Auguro quindi buon proseguimento.

Enrico ha detto...

Non mi stupisco dell'atteggiamento della dirigenza RAI.L'ottusità,la mancanza di fantasia e lo schematismo caratterizzano la classe dirigente di qualunque settore pubblico di questo derelitto paese,uno dei più corrotti del mondo. Continuerò a leggerla con attenzione e interesse,carissimo Fava.E i suoi cicli tematici cinematografici in TV mi sono serviti tantissimo .Grazie .