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20 gennaio 2014

L'OSSERVATORE GENOVESE

Cari amici, 
abituale "riporto" del Lunedì rispetto alla mia rubrica di domenica 19 Gennaio 2014, sul "Corriere Mercantile". Se l'argomento "Beautiful" interessa posso scrivervi qualcosa di più...
Cordiali saluti.

VISTO CON IL MONOCOLO
Ci fu un periodo (ero già tornato a Genova, in pensione) in cui Maurizio Costanzo mi invitava stabilmente ad una trasmissione girata a Roma per non so più quale rete. Niente retribuzione: solo il biglietto aereo, ristorante e albergo a Roma. Ed io accettavo per vanità. Ogni trasmissione incominciava nello stesso modo: Costanzo faceva sfilare uno per uno i vari ospiti sul palcoscenico, con una frase di presentazione. Per me fu sempre la stessa,: “Ed ecco a voi Claudio G. Fava, l’uomo che ha importato Beautiful”. Evidentemente, Costanzo lo considerava un merito insuperabile. Mentre per molte altre persone l’operazione Beautiful divenne una sorta di anatema che mi perseguitò per anni: “Diciamo la verità, Fava, nonostante le sue benemerenze critiche, è quello, e non vogliamo nasconderlo, che ha importato Beautiful”…
In realtà era stato un riflesso professionale assolutamente coerente. Anni prima, con il direttore di Rai Due Pio De Berti Gambini, di fronte alla assoluta necessità di rifornire di materiale di acquisto il palinsesto di una rete che produceva poco autonomamente, c’eravamo lanciati verso un futuro inesplorato. E cioè quello della “soap-opera”, che rappresentava allora un mondo narrativo totalmente sconosciuto agli italiani e, in certo senso, anche agli europei. Vale a dire quello di un universo produttivo che prevedeva un numero infinito (se il programma aveva successo) di puntate di 20/25 minuti, spesso scritte giorno per giorno e comunicate in extremis agli attori. Per fare un primo esperimento incaricammo un funzionario in America per lavoro, di comprarne una qualsiasi. In realtà l’unica libera per la vendita in quel momento, perché non piaceva. Si trattò di “Capitol”. Era curiosamente ambientata nel mondo politico di Washington: al centro due famiglie i Clegg, repubblicani, ed i McCandless, democratici, rivali in politica. Fra i due clan si muoveva anche un terzo gruppo famigliare, quello del senatore Denning. Lasciammo il titolo originale (la traduzione “Campidoglio” avrebbe fatto pensare ad un’ambientazione romana!) iniziammo il laboriosissimo doppiaggio e la mettemmo in onda 26 settembre 1983. Fu un successo clamoroso (credo unico nel mondo) che affascinò un pubblico spesso alto-borghese. Per tenere la collocazione ne scopersi un’altra, “Loving” (“Quando si ama”), che comprai a New York alla cieca, e che ebbe ugualmente successo. Poi di colpo “Capitol”, che in America andava malissimo, venne brutalmente abolito (dovetti inventare due trasmissioni esplicative per far capire agli italiani che non era colpa della Rai) ma gli stessi suoi venditori mi fecero vedere a Cannes le puntate pilota di “Beautiful”. Un protagonista mascelluto, uno sfondo di alta sartoria…Telefonai a Roma: “Prendiamola subito”. Il successo, le trasmissioni iniziarono il 4 Giugno del 1990, fu ancora più grande. Su consiglio degli amici del Servizio Opinioni della Rai ridussi il titolo originale “The Bold and the Beautiful” soltanto a quest’ultima parola: significa “bello” ed è assolutamente insensato ma nessuno se ne è mai accorto.
Da allora sono diventato: “Ma quello lì, non è quello che ha importato Beautiful ?”…

3 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Sono sincera: mi piacevano sia Capitol che Beautiful e trovo che c'è stata della genialità (ripeto il concetto e vorrei che non mi "sgridassi" più dicendo che la tua è abilità nel digitare google, visto che allora internet era nel mondo dei sogni!) nell'averle proposte in Rai , ma sinceramente non ho mai pensato a te come la persona che aveva importato Beautiful!
Grazie e aspetto altri articoli su Beautiful, mi divertirebbero molto.

Enrico ha detto...

Nello sterminato elenco dei suoi meriti televisivi e non,carissimo Fava, le "soap opera" possono essere secondo me considerate una mossa vincente in cui la quantità e l'intensità delle emozioni sopperisce alla qualità dell'intreccio.Mi chiedo se all'epoca del lancio lei si aspettasse l'exploit di Beautiful.

Unknown ha detto...

Colpo di genio, niente da dire: il mestiere è mestiere "al di là del bene e del male".
Tuttavia per me Claudio G.Fava sarà tutt' al più per sempre ..." quello di J.P.Melville, La regola del gioco e tanti altri..."