Cari amici,
abituale "riporto" del Lunedì rispetto alla mia rubrica di domenica 19 Gennaio 2014, sul "Corriere Mercantile". Se l'argomento "Beautiful" interessa posso scrivervi qualcosa di più...
Cordiali saluti.
VISTO CON IL MONOCOLO
Ci fu un periodo (ero
già tornato a Genova, in pensione) in cui Maurizio Costanzo mi invitava
stabilmente ad una trasmissione girata a Roma per non so più quale rete. Niente
retribuzione: solo il biglietto aereo, ristorante e albergo a Roma. Ed io
accettavo per vanità. Ogni trasmissione incominciava nello stesso modo:
Costanzo faceva sfilare uno per uno i vari ospiti sul palcoscenico, con una
frase di presentazione. Per me fu sempre la stessa,: “Ed ecco a voi Claudio G. Fava,
l’uomo che ha importato Beautiful”. Evidentemente, Costanzo lo considerava un
merito insuperabile. Mentre per molte altre persone l’operazione Beautiful
divenne una sorta di anatema che mi perseguitò per anni: “Diciamo la verità,
Fava, nonostante le sue benemerenze critiche, è quello, e non vogliamo
nasconderlo, che ha importato Beautiful”…
In realtà era stato un
riflesso professionale assolutamente coerente. Anni prima, con il direttore di
Rai Due Pio De Berti Gambini, di fronte alla assoluta necessità di rifornire di
materiale di acquisto il palinsesto di una rete che produceva poco
autonomamente, c’eravamo lanciati verso un futuro inesplorato. E cioè quello
della “soap-opera”, che rappresentava allora un mondo narrativo totalmente
sconosciuto agli italiani e, in certo senso, anche agli europei. Vale a dire
quello di un universo produttivo che prevedeva un numero infinito (se il
programma aveva successo) di puntate di 20/25 minuti, spesso scritte giorno per
giorno e comunicate in extremis agli attori. Per fare un primo esperimento
incaricammo un funzionario in America per lavoro, di comprarne una qualsiasi. In
realtà l’unica libera per la vendita in quel momento, perché non piaceva. Si
trattò di “Capitol”. Era curiosamente ambientata nel mondo politico di
Washington: al centro due famiglie i Clegg, repubblicani, ed i McCandless,
democratici, rivali in politica. Fra i due clan si muoveva anche un terzo
gruppo famigliare, quello del senatore Denning. Lasciammo il titolo originale
(la traduzione “Campidoglio” avrebbe fatto pensare ad un’ambientazione romana!)
iniziammo il laboriosissimo doppiaggio e la mettemmo in onda 26 settembre 1983.
Fu un successo clamoroso (credo unico nel mondo) che affascinò un pubblico
spesso alto-borghese. Per tenere la collocazione ne scopersi un’altra, “Loving”
(“Quando si ama”), che comprai a New York alla cieca, e che ebbe ugualmente
successo. Poi di colpo “Capitol”, che in America andava malissimo, venne
brutalmente abolito (dovetti inventare due trasmissioni esplicative per far
capire agli italiani che non era colpa della Rai) ma gli stessi suoi venditori
mi fecero vedere a Cannes le puntate pilota di “Beautiful”. Un protagonista
mascelluto, uno sfondo di alta sartoria…Telefonai a Roma: “Prendiamola subito”.
Il successo, le trasmissioni iniziarono il 4 Giugno del 1990, fu ancora più
grande. Su consiglio degli amici del Servizio Opinioni della Rai ridussi il
titolo originale “The Bold and the Beautiful” soltanto a quest’ultima parola:
significa “bello” ed è assolutamente insensato ma nessuno se ne è mai accorto.
Da allora sono
diventato: “Ma quello lì, non è quello che ha importato Beautiful ?”…
3 commenti:
Sono sincera: mi piacevano sia Capitol che Beautiful e trovo che c'è stata della genialità (ripeto il concetto e vorrei che non mi "sgridassi" più dicendo che la tua è abilità nel digitare google, visto che allora internet era nel mondo dei sogni!) nell'averle proposte in Rai , ma sinceramente non ho mai pensato a te come la persona che aveva importato Beautiful!
Grazie e aspetto altri articoli su Beautiful, mi divertirebbero molto.
Nello sterminato elenco dei suoi meriti televisivi e non,carissimo Fava, le "soap opera" possono essere secondo me considerate una mossa vincente in cui la quantità e l'intensità delle emozioni sopperisce alla qualità dell'intreccio.Mi chiedo se all'epoca del lancio lei si aspettasse l'exploit di Beautiful.
Colpo di genio, niente da dire: il mestiere è mestiere "al di là del bene e del male".
Tuttavia per me Claudio G.Fava sarà tutt' al più per sempre ..." quello di J.P.Melville, La regola del gioco e tanti altri..."
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