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25 gennaio 2008

Germania 007 (spy-story nella Berlino 1945)

Prima di far cenno del film di cui ho deciso di scrivere in questa puntata di “Clandestino in galleria”, e cioè “Intrigo a Berlino”, vorrei far scivolare qui una precisazione. Un amico ha letto il brano che ho dedicato a “Black Book” dell’olandese reduce da Hollywood Paul Verhoeven (”Emme - Modena Mondo" del 14 Marzo) e mi ha detto: “bello, ma non si capisce se il film ti è piaciuto”. Ebbene, si, il film olandese mi è piaciuto molto, probabilmente nella stessa proporzione in cui non è piaciuto o ha lasciato indifferente buona parte della critica nostrana: è una grande evocazione polemica ma realistica nell’ultimo anno di guerra nei Paesi Bassi, con un parte della nazione ancora crudelmente controllata dai tedeschi,i quali infestano di traditori e di delatori di israeliti in fuga la pur eroica Resistenza olandese. E’centrato su una cantante ebrea tedesca – ecco un elemento di base in comune con “Intrigo a Berlino” - che con falso nome “ariano” e con compiti di spionaggio lavora in un ufficio della Gestapo; per motivi “tecnici” diventa l’amante di un “Haupsturmführer” e poi – lui via via intuisce tutto - se ne innamora veramente e l’uomo tragicamente muore. Il tema del tradimento all’interno della Resistenza olandese ha fatto venire in mente, alla gente della mia generazione un film del 1954 “Controspionaggio” (Betrayed), ove Clark Gable, colonnello dell’intelligence olandese a Londra, riusciva a smascherare il massimo traditore della Resistenza: l’insospettabile, eroico capo partigiano Victor Mature detto il “Il sciarpa” (nell’originale “The Scarf”). “Black Book” finisce nel 1945. Quando appunto inizia, sullo sfondo della conferenza di Postdam – che andò dal 17 luglio al 2 agosto. “Intrigo a Berlino”. Nell’originale “The Good German” tratto da un romanzo del giallista e “spy-writer” Joseph Kanon sceneggiato dallo stesso Kanon e a Paul Attanasio. Gli autori sono di fatto due: Steve Sodebergh (classe 1963) e George Clooney (classe 1961). Il primo firma la regia (e con due diversi pseudonimi anche la fotografia e il montaggio), il secondo, protagonista, porta soprattutto il peso della sua consolidata notorietà divistica ma anche della sua ormai ampia attività di sceneggiatore, produttore e regista. Quasi coetanei sono evidentemente affascinati dall’idea di rifare in certo modo uno dei sostanziali film postbellici sul tema della Germania distrutta e sopravissuta alla guerra: si va da Rossellini via via sino al “Terzo uomo”. Ambientato come è noto a Vienna ma in qualche modo incombente come irraggiungibile meta e icona. Per non parlare del modello “Casablanca” che qui viene richiamato addirittura nella sequenza finale (ovviamente in aeroporto !). Perciò riprese rigorosamente in bianco e nero; ma senza la convulsa drammaticità delle immagini d’origine tedesco- espressionista del grande film noir americano. E una convulsa vicenda che implica truffe, commerci illeciti, assassini, la caccia ai creatori della bomba atomica. E appunto una ragazza ebrea amata da Clooney, giornalista a Berlino prima della guerra, legata poi al gruppo di Wernher von Brun. Una mirabile e forse vana operazione “retro”, ambigua nella vocazione stilistica (è un film “alla maniera di” ma estremamente contemporaneo nelle scene amorose) tuttavia ammirevole per il coraggio di ricreare un clima non più restituibile grazie ad un divismo di ben altra magniloquenza……
(da "Clandestino in Galleria", "Emme - Modena Mondo", n. 9 del 21 Marzo 2007)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e