DECIMA PUNTATA DELLA RUBRICA IN CUI SI "RECENSISCONO" OPERE CINEMATOGRAFICHE DEL PASSATO PROSSIMO
I dimenticati (Sullivan's Travels) di Preston Sturges (1898–1959)
I dimenticati (Sullivan's Travels) di Preston Sturges (1898–1959)
Preston Sturges: un piccolo miracolo.
Nel 1976 rischiai di intaccare il mio prestigio “tecnico” allestendo a Rai Uno (mi sembra di ricordare in seconda serata) un breve ciclo dedicato a Preston Sturges. Dopo un quarto di secolo - ha influito anche la riscoperta di un mio articolo nel numero di giugno del 1976 de “La rivista del cinematografo” - ho deciso di ritornare sull’argomento e di farne partecipi i lettori di “Clandestino in galleria”. Il regista allora come oggi era amato da un ristretto gruppo di fedeli e in genere ignorato da quello che si suole chiamare “il grande pubblico”. Nato a Chicago il 29 agosto del 1898 e morto a New York il 6 agosto del 1959, Edmund Preston Biden (Sturges era il cognome del suo patrigno, che divenne rapidamente anche il suo e con il quale fu sempre conosciuto) fu un fortunato uomo di spettacolo. Autore di canzoni e di testi teatrali (almeno uno di grande esito) passò al cinema agli inizi degli anni’30 come sceneggiatore, quando, con l’arrivo del sonoro, i produttori scopersero di aver bisogno di esperti dialoghisti. Ebbe successo anche in questo campo. Successo grazie al quale nel 1940 ottenne di diventare regista trasferendo in immagini testi scritti da lui stesso: “Il grande McGinty”( The Great McGuinty. Che riuscii a dirigere (offrendo praticamente gratis la sceneggiatura completa) e “Un colpo di fortuna” (Christmas in July): entrambi piacquero immediatamente. Nel 1941 “Lady Eva” consacrò definitivamente il suo talento. Fecero seguito “I dimenticati” (Sullivan’s Travels - 1941), “Ritrovarsi” (The Palm Beach Story - 1942), “Il miracolo del villaggio” (The Miracle of Morgan’s Creek -1944), “Evviva il nostro eroe” (Hail the Conquering Hero – 1944) “Meglio un mercoledì da leone …” (The Sin of Harold Dideblock oppure Mad Wednesday- 1947), “Infedelmente tua” (Unfaithfully Yours - 1948), “L’indiavolata pistolera” (The Beautiful Blonde from Bashful Band – 1949), “Il carnet del maggiore Thompson” (Les Carnets du Major Thompson – 1955). Come ho detto è morto nel 1959 ma già alla fine degli anni’40 il suo notevolissimo talento era in qualche modo appannato se non addirittura spento. Se ricordo bene “Il grande McGinty” fu doppiato a mia cura nel ciclo prima ricordato. In particolare “I dimenticati” resta il suo film forse più conosciuto e più discusso. Centrato su un notissimo regista di commedie e di “musicals” che decide di dirigere un dramma sociale sulla povertà, il film è forse un pochino più opaco nella conclusione di quanto non lo sia nella sua struttura generale ma rimane un piccolo gioiello per quel che riguarda il gusto dell’invenzione comica e della digressione paradossale. Si ricordi che è un film del 1941, vale a dire pensato e prodotto diversi mesi prima di Pearl Harbour. Il mondo era già inghiottito da una guerra quasi senza confini ma gli Stati Uniti riuscivano ancora a mantenersi in pace. Quella che vediamo è, in effetti, l’America prebellica di Roosevelt, una nazione sotto moltissimi profili molto diversa da quella attuale. Resta infatti tipica la scelta dello sfondo sociale del film: un’ America povera e periferica, vista ancora con l’occhio di chi da pochi anni era uscito dalla Depressione. Si veda l’ampio spazio concesso a quella tipica, e terribile, istituzione degli anni’20 e ’30 americani (ereditata tuttavia dal secolo precedente) che furono gli “hobos” e/o i “tramps”, disoccupati ridotti al rango di mendicanti, che si spostavano preferibilmente e continuamente utilizzando di straforo treni merci, e che erano di continuo controllati e incalzati dai duri controllori delle ferrovie chiamati i “bulls” cioè i “tori”. In certo senso l’America romanzata nel film è in fondo quella stessa che Steinbeck (e Ford) ci avevano fatto conoscere con “Furore”, ma qui in una versione esplicitamente urbana. Altra tipica notazione d’epoca è quella della chiesa cristiana “nera” col suo benevolente pastore ben deciso a far cantare ai suoi docili fedeli “Go Down Moses … Let’s My People Go …”. Si osserverà che, in prigione come nei ricoveri, i neri (pochi) sono mescolati ai bianchi. Sono notazioni che possono sembrare marginali ma non possiamo dimenticare che sono passati più di 70 anni: guardando un film, è sempre doveroso ricordarsi di collocarlo nel mondo sociale, antropologico, politico e umano in cui è stato pensato e prodotto. Ma anche in quest’ottica mi sembra che “I dimenticati” continui a conservare una sua agile, divertita e sorridente piacevolezza. Per quel che riguarda il Dvd, utilizzato da Doretti per confezionare la “recensione”, vi ricordo che è stato comprato attraverso il sito “E-bay.it” e, comprese le spese di spedizione, è costato complessivamente euro 15,49. Ci sono diversi dati correlati inseriti nel Dvd, comprese le filmografie di Joel McCrea e Veronica Lake e, soprattutto, un lungo dialogo fra due critici, miei vecchi colleghi, Vieri Razzini e Maurizio Porro, che esaminano a fondo il film e dicono anche, seppur con maggiore spazio a disposizione, alcune delle cose che ho detto e scritto anch’io. Infine per quel che riguarda il doppiaggio, citato solo parzialmente nel sito di Antonio Genna “Il mondo dei doppiatori”, ho provveduto a farlo controllare a Enrico Lancia, inarrivabile intenditore di voci. Mi ha confermato che la doppiatrice di Veronica Lake è Rosetta Calavetta, individuando poi in Giulio Panicali il doppiatore di Joel McCrea.
Sono curioso di sapere quale saranno le reazioni dei lettori del Blog. Se il film interesserà alla maggioranza cercherò di recuperare qualche altra opera del regista.
Nel 1976 rischiai di intaccare il mio prestigio “tecnico” allestendo a Rai Uno (mi sembra di ricordare in seconda serata) un breve ciclo dedicato a Preston Sturges. Dopo un quarto di secolo - ha influito anche la riscoperta di un mio articolo nel numero di giugno del 1976 de “La rivista del cinematografo” - ho deciso di ritornare sull’argomento e di farne partecipi i lettori di “Clandestino in galleria”. Il regista allora come oggi era amato da un ristretto gruppo di fedeli e in genere ignorato da quello che si suole chiamare “il grande pubblico”. Nato a Chicago il 29 agosto del 1898 e morto a New York il 6 agosto del 1959, Edmund Preston Biden (Sturges era il cognome del suo patrigno, che divenne rapidamente anche il suo e con il quale fu sempre conosciuto) fu un fortunato uomo di spettacolo. Autore di canzoni e di testi teatrali (almeno uno di grande esito) passò al cinema agli inizi degli anni’30 come sceneggiatore, quando, con l’arrivo del sonoro, i produttori scopersero di aver bisogno di esperti dialoghisti. Ebbe successo anche in questo campo. Successo grazie al quale nel 1940 ottenne di diventare regista trasferendo in immagini testi scritti da lui stesso: “Il grande McGinty”( The Great McGuinty. Che riuscii a dirigere (offrendo praticamente gratis la sceneggiatura completa) e “Un colpo di fortuna” (Christmas in July): entrambi piacquero immediatamente. Nel 1941 “Lady Eva” consacrò definitivamente il suo talento. Fecero seguito “I dimenticati” (Sullivan’s Travels - 1941), “Ritrovarsi” (The Palm Beach Story - 1942), “Il miracolo del villaggio” (The Miracle of Morgan’s Creek -1944), “Evviva il nostro eroe” (Hail the Conquering Hero – 1944) “Meglio un mercoledì da leone …” (The Sin of Harold Dideblock oppure Mad Wednesday- 1947), “Infedelmente tua” (Unfaithfully Yours - 1948), “L’indiavolata pistolera” (The Beautiful Blonde from Bashful Band – 1949), “Il carnet del maggiore Thompson” (Les Carnets du Major Thompson – 1955). Come ho detto è morto nel 1959 ma già alla fine degli anni’40 il suo notevolissimo talento era in qualche modo appannato se non addirittura spento. Se ricordo bene “Il grande McGinty” fu doppiato a mia cura nel ciclo prima ricordato. In particolare “I dimenticati” resta il suo film forse più conosciuto e più discusso. Centrato su un notissimo regista di commedie e di “musicals” che decide di dirigere un dramma sociale sulla povertà, il film è forse un pochino più opaco nella conclusione di quanto non lo sia nella sua struttura generale ma rimane un piccolo gioiello per quel che riguarda il gusto dell’invenzione comica e della digressione paradossale. Si ricordi che è un film del 1941, vale a dire pensato e prodotto diversi mesi prima di Pearl Harbour. Il mondo era già inghiottito da una guerra quasi senza confini ma gli Stati Uniti riuscivano ancora a mantenersi in pace. Quella che vediamo è, in effetti, l’America prebellica di Roosevelt, una nazione sotto moltissimi profili molto diversa da quella attuale. Resta infatti tipica la scelta dello sfondo sociale del film: un’ America povera e periferica, vista ancora con l’occhio di chi da pochi anni era uscito dalla Depressione. Si veda l’ampio spazio concesso a quella tipica, e terribile, istituzione degli anni’20 e ’30 americani (ereditata tuttavia dal secolo precedente) che furono gli “hobos” e/o i “tramps”, disoccupati ridotti al rango di mendicanti, che si spostavano preferibilmente e continuamente utilizzando di straforo treni merci, e che erano di continuo controllati e incalzati dai duri controllori delle ferrovie chiamati i “bulls” cioè i “tori”. In certo senso l’America romanzata nel film è in fondo quella stessa che Steinbeck (e Ford) ci avevano fatto conoscere con “Furore”, ma qui in una versione esplicitamente urbana. Altra tipica notazione d’epoca è quella della chiesa cristiana “nera” col suo benevolente pastore ben deciso a far cantare ai suoi docili fedeli “Go Down Moses … Let’s My People Go …”. Si osserverà che, in prigione come nei ricoveri, i neri (pochi) sono mescolati ai bianchi. Sono notazioni che possono sembrare marginali ma non possiamo dimenticare che sono passati più di 70 anni: guardando un film, è sempre doveroso ricordarsi di collocarlo nel mondo sociale, antropologico, politico e umano in cui è stato pensato e prodotto. Ma anche in quest’ottica mi sembra che “I dimenticati” continui a conservare una sua agile, divertita e sorridente piacevolezza. Per quel che riguarda il Dvd, utilizzato da Doretti per confezionare la “recensione”, vi ricordo che è stato comprato attraverso il sito “E-bay.it” e, comprese le spese di spedizione, è costato complessivamente euro 15,49. Ci sono diversi dati correlati inseriti nel Dvd, comprese le filmografie di Joel McCrea e Veronica Lake e, soprattutto, un lungo dialogo fra due critici, miei vecchi colleghi, Vieri Razzini e Maurizio Porro, che esaminano a fondo il film e dicono anche, seppur con maggiore spazio a disposizione, alcune delle cose che ho detto e scritto anch’io. Infine per quel che riguarda il doppiaggio, citato solo parzialmente nel sito di Antonio Genna “Il mondo dei doppiatori”, ho provveduto a farlo controllare a Enrico Lancia, inarrivabile intenditore di voci. Mi ha confermato che la doppiatrice di Veronica Lake è Rosetta Calavetta, individuando poi in Giulio Panicali il doppiatore di Joel McCrea.
Sono curioso di sapere quale saranno le reazioni dei lettori del Blog. Se il film interesserà alla maggioranza cercherò di recuperare qualche altra opera del regista.