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10 marzo 2008

La posta di D.O.C. Holliday (5.a. puntata)

- LA POSTA DI D.O.C. HOLLIDAY -
A TUTTI. Le lettere incalzano Ne sbrigo solo due, pregando tutti di pazientare ancora un numero.
Ecco la prima.

Sarei curioso di sapere il suo parere su "Salvate il soldato Ryan". Le pare che sia proprio un film contro la guerra come dicono da più parti ? Mi è grata l'occasione per esternare la mia gioia ogni volta che trovo nei cinema un nuovo numero di "Film D.O.C. E' una rivista "completa" di ghiotte notizie sul cinema, corredata altresì da belle fotografie. Caro "Doc" complimenti per la sua rubrica, che vorrei più lunga, ed agli altri collaboratori (brave le firme femminili) che rendono così "viva" la rivista. Cordialissimi saluti. MARIO di Nervi.
Penso che sia un film "contro" la guerra nella misura in cui lo sono "All'Ovest niente di nuovo" di Lewis Milestone (1931), "La grande illusione" di Jean Renoir (1937), "Bastogne" di William Wellman (1949), "317° Battaglione d'assalto di Pierre Schoendoerffer (1964), "Apocalypse Now" di Francis Ford Coppola (1979) "Il grande uno rosso" di Samuel Fuller (1980), "Full Metal Jacket" di Stanley Kubrick (1987), per non citare "Paisà" di Roberto Rossellini (1946), che è probabilmente il più bel film italiano sulla guerra (o almeno il più ricco di sollecitazioni incrociate), e via ricordando(vi sarebbero tanti altri titoli da fare ma questi servono già da esempio). In sostanza voglio dire che ogni bel film sulla guerra è implicitamente un film "contro" la guerra, nel senso che cerca di mostrare con la maggior sincerità possibile cosa è veramente la guerra (uccisioni, ferite, sofferenze atroci, paure e terrori d'ogni tipo, degenze e convalescenze orribili, mutilazioni ripugnanti, insopportabili agonie di amici, necessità disgustosa di imparare ad uccidere ed a infliggere sofferenze agli altri eccetera). Al tempo stesso alcuni di questi film, ed altri altrettanto nobili, se condannano e deprecano la guerra in generale, dimostrano poi di ritenere che "quella" guerra in particolare finisce con l'avere le sue buone ragioni per esistere. Proprio il film di Spielberg termina con la visita ad un cimitero militare americano in Francia. Lacrime, commozione e poi saluto militare alle "Star and Stripes" che sventolano, così come avrebbe potuto terminare il più "jingoista" dei film americani degli anni' 50 con John Wayne. Se c'è uno "a favore" dell'intervento americano nella seconda guerra mondiale, e quindi sicuramente non contro "quella" guerra, secondo me è sicuramente Spielberg. (Ho lasciato impudicamente i complimenti, che sono, è vero per tutti, ma particolarmente per Piero Pruzzo al quale in larga parte si deve il successo di "Film D.O.C.")

Sono di nuovo io ad importunarla. (….) ho appena visto il bellissimo film di Rohmer "Racconto d'autunno" ma non ho capito che lingua parli quel suonatore durante la festa alla fine. Non mi sembrava vero francese. O storpiava le parole? Le mie amiche dicono chi provenzale chi occitanico, o appunto francese dialettale. Con la massima stima. Sua ANTONIETTA BOLLO.
Innanzi tutto lei non importuna mai. Le sue amiche sostanzialmente hanno ragione. Non si tratta, a rigori, di un dialetto ma di una delle lingue occitaniche che si parlano, o si parlavano un tempo (ormai ridotte al rango di "patois") nel Sud della Francia (grosso modo, semplificando molto, al Nord "langue d'oil", al Sud " "Langue d'oc"). Per semplificare ulteriormente un argomento vastissimo ricordo che -prescindendo da corso, fiammingo, bretone, catalano,dialetto alsaziano, eccetera- in Francia ci troviamo in presenza di tre grandi gruppi linguistici. Il francese, il provenzale ed il franco provenzale. Il provenzale(da alcuni definito occitano), si divide in tre grandi gruppi: occitano del nord, medio-occitano e guascone, a loro volta divisi ulteriormente in gruppi e sottogruppi.,che occupano buona parte del Sud della Francia e che qui non ho spazio per citare. Il franco-provenzale, infine, che partecipa e del provenzale e del francese, si spinge anche all'estero, arrivando sino alla svizzera romanda ed alla Valle d'Aosta. Il problema ora è che non riesco (so di possedere l'informazione ma non ricordo dove) a situare esattamente sulla carta la zona dove il delicatissimo film di Rohmer si svolge, per poter così risalire alla presumibile origine del testo. Ho l'intenzione di fare delle ricerche. E ne riferirò in questa rubrica.
(Da "La posta di D.O.C. Holliday", "Film D.O.C.", anno 7, n. 30, Gen.-Feb. 1999)

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