Blog - Crediti


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16 giugno 2008

IL TIGRE


OLIMPIA

IL TIGRE - Italia – Eastmancolor (colore SPES)
- Anno: 1967
Regia: Dino Risi - Scenario: Age, Scarpelli –
Foto
: Sandro D’Eva – Scenogr.: L. Leggeri–
Mont.
: Marcello Malvestiti - Mus.: Fred Buongusto -
Interpreti
: Vittorio Gassman, Eleanor Parker, Anna-Margret,
Antonella Steni, Luigi Vannucchi, Fiorenzo Fiorentini, ecc. –
Distr.ne
:Titanus – Vietato ai minori di 14 anni

Il personaggio-Gassman imbocca qui un viottolo ben più chiaramente crepuscolare. Come l’attore propriamente detto, diventa nonno, e si aggira con minor baldanza nella commedia di costume all’italiana che ha fatto la sua fortuna cinematografica in questi ultimi anni di grandi successi.
Nella sostanza “il tigre” oscilla proprio fra gli insegnamenti e i risvolti tipici del Gassman “malandrino” (quello de “Il sorpasso”, de “I mostri”, eccetera) con tutte le sue implicazioni di gallismo benestante e di aggressiva e sorridente volgarità; e le scadenze psicologiche e ironicamente crepuscolari della commedia sentimentale, di cui il cinema ci ha offerto tante variazioni. Egli qui è un fortunato, ricco, aggressivo dirigente industriale quarantacinquenne (moglie fedele e intelligente, giovane figlia sposata e già mamma, figlio adolescente e ironicamente riottoso, successo negli affari, macchina di lusso, bella villa) che si innamora di una ragazza ventenne, sta quasi per abbandonare tutto, finisce col vedersi respinto, e torna a casa baldanzoso e umiliato assieme, dalla moglie che sa tutto e finge di non sapere perché lo ama, dal figlio che sa tutto e finge di non sapere perché lo disprezza. Age e Scarpelli hanno preparato una sceneggiatura meno fluente di altre opere, proprio perché ipotecata da due motivi contrastanti: quello ironico-farsesco, che è nelle loro corde e che il pubblico si attende da Gassman, e quello psicologico-patetito. Cosicché il testo è meno ricco di occasioni, e al tempo stesso egualmente ancorato a certe scadenze parodistiche del personaggio. Risi, dal canto suo, è un regista abile e furbo, ma non tale da stravolgere genialmente un testo che geniale non è, nemmeno se fa il verso a Walter Mitty. Cosicché il film – che sta in piedi scaltramente per forza di mestiere - non riesce mai a raggiungere un ritmo adeguato alle ambizioni e si rivela, sciapo e usuale.

Claudio G. Fava (“Corriere Mercantile”, 02/05/1967)

1 commento:

Anonimo ha detto...

good start