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6 settembre 2011

SMILEY FOREVER

Alla Mostra di Venezia è stato presentato "Tinker, Tailor, Soldier, Spy" di Tomas Alfredson, versione cinematografica, dopo quella televisiva con Alec Guinness, de "La Talpa". Il famoso romanzo di John Le Carré è centrato sul personaggio più noto e più importante inventato dallo scrittore inglese, George Smiley, complesso agente segreto di raffinati gusti letterali e di geniali invenzioni spionistiche.


Per motivi di salute da molto tempo non vado più liberamente al cinema e, a maggior ragione, non partecipo più come un tempo al Giro d'Europa dei Festival cinematografici che costituisce una delle forme più esplicite dello snobismo dei critici. Pertanto da anni non vado più a Venezia e conservo una certa nostalgia del tipico sapore crepuscolare del Lido, delle sue nebbioline e dell'umidità trasudata dal mare Adriatico (piatto come una tavola, così diverso dagli strapiombi subitanei del Tirreno ligure) oltreché dell'affettuoso sapore di club, tipico dell'albergo "4 Fontane". Tuttavia a leggere le cronache dei colleghi sulla Mostra in corso ho provato una certa invidia al pensiero che essi hanno già potuto vedere "Tinker, Tailor, Soldier, Spy" di Thomas Alfredson. Perché nutro da tempo una grande nostalgia di Smiley, l'immortale personaggio creato da John Le Carré, forse una delle più grandi spie di tutta la narrativa inglese. Smiley è l'apoteosi del vero "007", non quello atletico, furbo, superficiale e donnaiolo creato da Ian Fleming (il quale, probabilmente, proiettò nel suo personaggio quel che avrebbe desiderato di essere lui stesso). Al contrario Smiley, perfetta simbologia di quel momento decisivo dello spionaggio successivo alla fine della seconda guerra mondiale che si incarnò nel famoso "Check-Point Charlie" di Berlino, è uno strumento essenziale per comprendere mezzo secolo di storia del mondo. Le Carré (David J.M. Cornwell che, essendo inglese sino alla punta dei capelli, si è inventato uno pseudonimo francese, però stranamente pronunciato senza accento finale) è sicuramente un piccolo genio e come molti geni è bizzarro e incontrollabile. Dopo aver elevato un monumento alla lotta dello spionaggio britannico (il Secret Service, chiamato anche MI6 e, nei romanzi di Le Carré il "Circus") contro l'URSS, egli si è adesso convertito ad una sorta di battaglia capricciosa, di sapore "gauchiste", contro le multinazionali (nel numero 36 di “Film TV c’è un mio brevissimo ritratto del personaggio e del tema suo di fondo). Ma accade a Le Carré quel che era già successo ad Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes. Il personaggio si è svincolato dall'inventore ed è diventato una sorta di creatura autonoma, la quale sembra vivere di vita propria ed essere rampollata, per virtù magiche, a pari di Minerva, dal cervello stesso di Giove. Smiley, come è noto, è un intellettuale di buona cultura universitaria, linguista raffinato, padrone di una conoscenza perfetta del tedesco al punto di poter essere considerato bilingue, cultore della poesia barocca germanica ma completamente realizzato nell'attività segreta e rabbiosa dello spionaggio internazionale. Dall’esperienza del tempo di guerra ha ricavato una sottile conoscenza dei complicati intrighi che dividono e uniscono i mondi delle spie e, ancor più, dei sottili e torbidi segreti che ricoprono l’attività delle cosiddette “talpe”. Cioè degli agenti segreti che tradiscono a beneficio dell’avversario, resi tristemente celebri, proprio nello spionaggio della Regina, da quelli che furono definiti “I cinque di Cambrige”, inglesi colti e ben nati (ovviamente provenienti dalla famosa Università) capeggiati da “Kim” Philby, postisi volontariamente per molti anni agli ordini del K.G.B. e responsabili della morte di molti agenti britannici. Non è un caso che tutta la seconda parte dell’esperienza del personaggio di Le Carré sia caratterizzata dal fatto che egli, posto ormai da tempo in pensione, viene richiamato in servizio proprio per individuare una “talpa” (nell’originale inglese “mole”) annidata ai vertici del “Circus”. Uno dei temi fondamentali della saga di Smiley è costituito dal fatto che la sua lotta sostanziale si svolga contro uno dei capi del KGB chiamato "Karla", che lui ha conosciuto in passato e che riuscirà poi a far cadere svelando l'amore nascosto del russo per una figlia segreta. In molti hanno voluto vedere in "Karla" un'allusione ad un personaggio veramente esistito e cioè il famoso "Misha" Wolf, capo celeberrimo dello spionaggio estero della "Stasi", la terribile polizia segreta della D.D.R. Egli è stato veramente, pur essendo assolutamente vero, un personaggio da romanzo: lui e il fratello Konrad, figli di ebrei comunisti tedeschi, si salvarono entrambi in URSS, divennero bilingui e tornarono in Germania nel dopo guerra. "Misha" si mutò appunto in una celebre spia e Konrad in un regista abbastanza noto nella Germania-Est. In Italia è di fatto conosciuto solo un suo film del 1959, "La stella di David", sulle persecuzioni dei tedeschi contro gli ebrei bulgari: a mia memoria è l'unico film in cui si senta parlare lo spagnolo medievale che fu per secoli nei Balcani la lingua privata degli ebrei sefarditi, di origine spagnola, espulsi dalla Spagna nel 1492 da Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona.

L'altro tema fondamentale della saga di Smiley è che la sua ingegnosa e paziente opera di smascheramento della "talpa" sia anche legato al tradimento della frivola e altolocata moglie Ann ed il fatto che “la talpa” sia poi un suo collega da tanti anni nonché l’amante della stessa Ann. Sembra che la struttura del testo sia stata rispettata nell’attuale film di Tomas Alfredson come, mi pare di ricordare, lo fu nelle precedenti versioni televisive del romanzo. Furono due e di notevole livello. Per l’esattezza si tratta di uno sceneggiato del 1979, anche esso intitolato in originale “Tinker, Tailor, Soldier, Spy” e in italiano “La talpa”, in sette episodi da 60’ ciascuno, con una splendida interpretazione di Alec Guinness nella parte di Smiley. Di questo sceneggiato ho trovato anche i titoli degli episodi che sono i seguenti: I) Returne to the Circus; II) Tarr Tells his Story; III) Smiley Tracks the Mole; IV) How It All Fits Together V) Tinker Tailor; VI) Smiley Sex a Trap; VII) Flushing Out The Mole. Seguito nel 1982 da un “sequel” di sei episodi, in italiano “Tutti gli uomini di Smiley” (nell’originale Smiley’s People), sempre interpretato da uno straordinario Guinness. Appunto sostanzialmente fedeli alla struttura dei romanzi di Le Carré, entrambi gli sceneggiati restituiscono tutti i motivi fondamentali dei romanzi, anche se forse il complicato retroterra letterario di Smiley è in qualche modo sottaciuto. Va detto che Smiley, a mia conoscenza e prima del film di Alfredson, è tornato in un precedente filmTV del 1991 il cui titolo originale (forse non è mai stato importato in Italia e comunque non sono riuscito a rintracciare un titolo italiano) è “Murder of Quality”, di Gavin Millar, tratto dal secondo romanzo di Le Carré (titolo italiano del libro “Un delitto di classe”) che non è una “Spy Story” ma ha inaspettatamente le caratteristiche e le movenze di un giallo, ed il retroterra spionistico del personaggio agisce solo come un meccanismo del passato. Infatti il film è centrato su un assassinio compiuto all’interno di Carne School, tipico istituto scolastico ad uso della classe alta inglese: un antica collaboratrice di Smiley nei servizi segreti durante la seconda guerra mondiale lo prega di indagare sul fatto e Smiley, naturalmente, scopre il colpevole. Il protagonista è interpretato da Denholm Elliott, eccellente attore di cinema e di teatro, scomparso purtroppo nel 1992.

Vorrei precisare che il titolo originale “Tinker, Tailor, Soldier, Spy” rappresenta la furbesca utilizzazione da parte di Le Carré di un’antica cantilena inglese per bambini che dice letteralmente

“Tinker, Tailor,

Soldier, Sailor,

Rich Man, Poor Man,

Beggar Man, Thief.”

Come si vede nella seconda riga la parola “Sailor” è sostituita da “Spy”, con una risonanza allusiva che è evidentemente famigliare per un inglese ma che su di noi non ha il medesimo risultato. Va ancora detto che anche nel film di Tomas Alfredson, così come negli sceneggiati televisivi, sono stati giudiziosamente conservati i nomi e i cognomi dei personaggi fondamentali della vicenda, così come li ricordano gli appassionati lettori della saga di Smiley. E cioè, ad esempio, Bill Haydon, Percy Alleline, Jim Prideaux e, naturalmente, Toby Esterhase, l’ungherese reclutato da Smiley, e posto a capo dei cosiddetti “lampionai”. Ovviamente c’è anche un attore che interpreta la parte di “Control” e due attrici a cui sono affidate due parti minori nel cast ma essenziali nella vicenda, e cioè quelle di Ann, la moglie “volage” di Smiley, e di Connie Sachs, la fondamentale memoria del Circus. Mi rendo conto che molti di questi particolari non interesseranno quei lettori poco interessati alle mitologie della “Spy Story” ma spero che gli appassionati trovino stimoli di ricordi e di riflessioni. Altrimenti, sperando che lo trovino, li rimando alla lettura di un libro del massimo specialista italiano di Le Carré, il mio amico Natalino Bruzzone, intitolato “La quadratura del Circus” (Bulzoni, Roma, 2001).

Ho condiviso con lui l’esperienza di ascoltare a Courmayeur, durante “Noir in festival”, John Le Carré parlare a lungo interrogato da due interlocutori ossequiosi ma partigiani. Fu per entrambi, al di là della scioltezza personale dello scrittore nell’esprimersi, una mezza delusione, di cui ci ricordiamo ancor oggi. Ma l’amore per Smiley regge ad ogni prova, anche la più crudele.

Battute

9.225

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma in Italia esiste il genere "Spionaggio"? E un autore celebre?

Anonimo ha detto...

Troppo buono. Mi sento onorato come il capitano di Wayne quando riceve il suo "nuovo orologio d'argento". Peccato che tutto passi, anche il vero e indimenticabile papà di Smiley.
natalino

M ha detto...

Buongiorno.

Innanzitutto grazie per questo bellissimo blog.

E' come, dopo avere a lungo vagato in una desertica piana, arrivare a quel baretto così simile a quello sotto a casa propria. Un baretto dove tutto è familiare, dove il tempo si è incagliato, dove puoi trovare di tutto, dalla birretta al Bordeaux d'annata alla compagnia di un altro naufrago solitario che baratti straordinari racconti per una... bevuta.

Complimenti ancora.

Dopo avere visionato e ascoltato le varie interviste di Luciano Vincenzoni, letto il libro di cui lei ha firmato la prefazione, mi chiedevo se, a sua conoscenza, non esista un programma per la salvaguardia o la pubblicazione delle molte sceneggiature di Vincenzoni. Credo che la sua opera, come d'altra parte l'opera di Incrocci, Scarpelli, Donati -- e di qualcun altro che, sono sicuro, mi sarà scappato -- abbiano una importanza fuori del comune per la nostra storia cinematografica e, perchè no, anche della nostra cultura, come la cucina, il patrimonio artistico, eccetera.

L'Italia ha una tradizione cinematografica incredibile, e penso che se i lavori di questi giganti potessero essere studiati da vicino, si potrebbe contribuire a creare una nuova generazione di bravi sceneggiatori Italiani per tornare a competere a livello cinematografico internazionale.

E' un mio sogno. Spero non sia una chimera.

Ancora grazie. Scusi per il tempo che le ho fatto perdere nel leggere questo mio e avanti cosi.

E, per finire degnamente in compagnia di talpe e spie, devotamente suo mi firmerò:

M.

Anonimo ha detto...

ho avuto mododi vedere in TV "Tutti gli uomini di Smiley" ma non ho potuto registrarlo, purtroppo.
E' stato molti anni fa, e da allora l'ho cercato in tutti i modi, offrendo anche soldi ( molti), ma non sono riuscito a trovarlo. Io continuo... se qualcuno mi aiuta...
Gian 338 2161394