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16 dicembre 2011

IL MITO DELL'ALLENATORE

Il 16/12/2011 nelle pagine dello sport del Secolo XIX è apparso un mio articolo. Non avevo capito la lunghezza necessaria e giustamente il responsabile della pagina, Giampiero Timossi, lo ha tagliato per poterlo utilizzare. Ad occhio e croce, direi, ed è un frutto della mia vecchia esperienza di impaginatore ai tempi del piombo, i tagli fanno bene ai testi e quindi probabilmente il mio articolo è stato migliorato. Lo pubblico qui di seguito, nella versione originale da me scritta, non certo per polemica ma perchè così è conservata nel computer. Timossi, con netto senso giornalistico ha posto questo occhiello: "Il piccolo mondo moderno della panchina", questo titolo: "Malesani, un tecnico scritto da Fogazzaro" ed infine il sommario: "Dopo la fascinazione di Gasperini e Ballardini, il post-bergmaniano, il regionalismo dell'allenatore vereronese".
Probabilmente vi sarà venuta voglia di leggere l'articolo. Eccolo qui.

DAL MAGO AL MILIONE

Ipotesi sull’allenatore di calcio inteso come massimo interprete intellettuale della nostra epoca.

Prima della guerra fare l’allenatore era un decoroso mestiere per un calciatore invecchiato che poteva insegnare ai più giovani qualche piccola astuzia nel colpire la palla e nel simulare dei falli. Dopo la guerra, via via che cresceva nel mondo l’ossessione per il football, questa professione da decoroso veterano si tramutò, anno dopo anno, in qualche cosa che attingeva all’esperienze di un “guru” indiano e insieme a quelle di uno scienziato misterioso in stile Frankenstein. In particolare in Italia , anche grazie alla mediazione geniale di un focoso scrittore come Gianni Brera, vennero elevati due monumenti a Helenio Herrera ed a Nereo Rocco. Il primo inteso come mediazione franco-ispanica verso la fascinazione vertiginosa del calcio totale pre-olandese, il secondo esaltato come mitteleuropea contrapposizione italo-triestina alle furbizie importate dall’estero.
Man mano gli allenatori sono diventati sempre più importanti. Il loro mercato è quasi sontuoso come quello dei calciatori ed essi –pur sempre sospesi fra una totale esaltazione ed una subitanea condanna- si muovono, da una squadra all’altra, circondati da un folto manipolo di aiutanti, fisioterapisti, massaggiatori, addestratori di portieri e via enumerando. E’ successo a loro quel che, in un certo senso, agli economisti: un tempo quasi nessuno in pratica li conosceva ma esercitavano un peso enorme sulla loro epoca (si pensi ad Adam Smith o a Karl Marx). Adesso anche quelli minori vengono disputati dalle televisioni e quelli di buon risalto universitario rischiano di diventare Senatori a vita e Presidenti del Consiglio.
Dai tempi decisivi di William Garbutt ad oggi Dio sa se il Genoa ha avuto degli allenatori di ogni tipo ma l’esperienza che la squadra sta vivendo attualmente è sicuramente abbastanza singolare. Grazie a Preziosi – non lo conosco personalmente e quando parla in televisione, dato che sto diventando sordo, spesso non riesco a penetrare nella cortina post avellinese della sua dizione- anche sotto questo profilo ha conosciuto e sta conoscendo momenti sicuramente eccitanti. Preziosi è probabilmente il più abile avvistatore e negoziatore di calciatori che esistano fra tutti i Presidenti delle squadre di calcio ma è anche all’origine di un “tourbillon”di giocatori difficilmente controllabili. Acchiappandolo nel Crotone ha letteralmente inventato Gasperini che per qualche anno ha affascinato, con il modo di giocare che era riuscito ad imprimere al Genoa, non solo i tifosi ma anche gli avversari ma che probabilmente è anche all’origine di clamorose incomprensioni (si pensi al caso di Di Vaio, il quale nel Genoa quasi non toccava palla e nel Bologna è diventato uno strepitoso goleador). Poi ha inaspettatamente proposto Davide Ballardini, dalla carriera irregolare ma dal piglio austeramente produttivo. A me piaceva perché incarnava una tenebrosa visione dell’uomo romagnolo, fortunatamente priva di esaltazioni e divulgazioni. In piedi, con una coppola cupa, egli costeggiava le partite del Genoa con una presenza quasi sempre silenziosa ma sicura, che io ebbi a definire “post-bergmaniana”. Quando era riuscito ad imprimere alla squadra un’indubbia personalità venne sostituito, seppure in modo meno drammatico di quel che è successo a Gasperini. Il suo posto è stato preso dal misterioso Malesani, probabilmente molto competente e dal probante passato, ma anche intriso da una sorta di semi-sorridente furbizia veneta, sempre a metà fra una sorridente dolcezza ed una subitanea rivendicazione di sé. Vedendo Inter - Genoa ci si rendeva benissimo conto che da un lato era alle prese con una inesistente linea d’attacco, priva dell’unico giocatore di talento, Palacio (Ze Eduardo risulta ancora brasilianamente attonito e Pratto e Caracciolo sembrano due consiglieri d’amministrazione in visita di cortesia e quindi faceva quello che poteva). Ma, che dall’altro reagiva con quell’ antica furbizia che mi fa pensare a tanti scrittori in qualche modo regionalisti: non so perché mi ricorda certi personaggi minori o minimi di “Piccolo  Mondo Moderno” di Antonio Fogazzaro (non “Antico”, che si svolgeva in Lombardia).
Questo è probabilmente Malesani. E dobbiamo tenercelo, accontentandoci delle sue indubbie capacità di fare squadra con un gruppo di giocatori appena radunati e tutti diversi fra loro. Ma anche di osare fino ad un certo punto e poi di rifugiarsi in difesa con regionale prudenza. Interpretando la parola più veneta del suo dialetto. E cioè: “Conforme!”, che significa al tempo stesso “secondo i casi” ma anche: “come lei preferisce”.
 Otterrà buoni risultati ma non dobbiamo pretendere troppo. Per fortuna i Genoani hanno un lungo allenamento in materia…

(battute 4.685)

Claudio G. Fava

1 commento:

Enrico ha detto...

Prezioso e divertente excursus nel mondo del football,grazie.C'è un aureo filo che unisce alcuni allenatori di ieri e di oggi,malgrado l'evoluzione del gioco del calcio (il fòlber,per dirla con Brera) : lo strepitante Serse Cosmi d'oggidì rimanda a Peppone Chiappella e Oronzo Pugliese,il mellifluo Arrigo Sacchi ha qualche tratto che l'accomuna a Manlio Scopigno.Lo "Special One" Mourinho è degno nipote di Helenio Herrera.Non trovo epigoni per Nereo Rocco,che all'ingresso in un ristorante di una signora piuttosto robusta esclamò (più o meno) "Se scoreza in un vaso de coriandoli xe carnevàl per una setimana".
Cordialissimi saluti,buone feste.