Blog - Crediti


L'audio e i video © del Blog sono realizzati, curati e perfezionati da Lorenzo Doretti, che ha anche progettato l'intera collocazione.
L'aggiornamento è stato curato puntualmente in passato da diverse collaboratrici ed attualmente, con la stessa puntualità e competenza, se ne occupano Laura M. Sparacello ed Elisa Sori.

17 febbraio 2012

MOVIOLA PERSONALE (TUTTA CINEMATOGRAFICA)

Il recente "J.Edgar" di Clint Eastwood è al tempo stesso un abbrividente ritratto di un'America estremamente pubblica ed estremamente privata, ed una testimonianza della operosa sincerità personale e professionale e morale del suo autore.

J.EDGAR (2011)
di Clint Eastwood

Sceneggiatura: Dustin Lance Black - Direttore della fotografia Tom Stern -  Montaggio Joel Cox, Gary D. Roach - Scenografia James J.Murakami.
Interpreti, personaggi e doppiatori: Leonardo di Caprio (J.Edgar Hoover) ((Francesco Pezzulli)); Harmie Hammer (Clyde Tolson) ((Gianfranco Miranda)); Naomi Watts (Helen Gandy) ((Barbara De Bortoli)); Josh Lucas (Charles Lindbergh) ((Vittorio De Angelis)); Ed Westwick (Agente Smith) (( Davide Perino)); Lea Thompson (Lea Rogers) ((Elettra Bisetti)); Dermot Mulroney (Colonnello Schwarzkopf) (( Angelo Nicotra)); Jeffrey Donovan (Robert F. Kennedy) (( Massimo De Ambrosis)); Judy Dench (Anne Marie Hoover) ((Marzia Ubaldi)); eccetera.
Produzione Malpaso Production/Wintergreen Productions – Produttori: Clint Eastwood; Robert Lorenz; Brian Grazer; Ron Howard – Distribuzione italiana: Warner Bros.
Da tanti anni io leggo e mi interesso al tema originato dalla figura misteriosa e complessa di J.Edgar Hoover. Ora giunge saggiamente questo film di Clint Eastwood (più invecchia e più diventa giovanilmente coraggioso nell’affrontare soggetti complicati) a riproporlo attraverso un’opera complessa, e dolorosa nel tema e nella sua realizzazione. Non è certamente la prima volta che il cinema evoca la figura di Hoover. Senza essere sicuro che sia una lista completa ricordo qui un film televisivo, “J.Edgar Hoover” diretto nel 1987 da Robert L. Collins. Poi nel 1992 ecco la evocazione del capo del F.B.I. (interpretato da Kevin Dunn) come personaggio “cattivo” nel film di Richard Attenborough “Charlot”, sulla vita e la figura di Charlie Chaplin. Nel 1995 tocca ad un tipico protagonista del cinema americano “di denuncia”: Oliver Stone. In “Gli intrighi del potere-Nixon” con un eccellente Anthony Hopkins nella parte del presidente (quella di Hoover compete a Bob Hoskins). Nel 2000 un caratterista famoso come Ernest Borgnine è al centro di un film che si chiama appunto “Hoover”diretto da Rick Pamplin. Nel 2009 il grande Michael Mann (forse più bravo in televisione che al cinema) utilizza Billi Crudup, per disegnare un Hoover “arrogante e antipatico” in un notevole film centrato su Johnny Depp: “Nemico pubblico”, tutto inteso a rievocare la figura di John Dillinger, forse il più famoso rapinatore di banche negli Stati Uniti, visto come una sorta di eroe alla rovescia che piace agli americani colpiti dalla depressione. Nel 2011 la serie televisiva “The Kennedys”, contrastata e combattuta in America, vede ancora un Hoover in scena alle prese con i fratelli John e Robert che egli faceva intercettare. Hoover è impersonato da un attore canadese figlio di italiani, che ribadisce la sua origine persino nel nome proprio: si chiama infatti Enrico Colantoni. E così siamo arrivati a questo ultimo Hoover, che è un bravissimo Leonardo Di Caprio, ora giovane ora ferocemente invecchiato dal trucco secondo le esigenze di una sceneggiatura altalenante, che dà indubbiamente al capo del FBI una coloritura tragicamente rabbiosa e ricca di semi-toni allusivi.
Quel che ha infatti colpito molti, e non tutti favorevolmente, in questo film di Eastwood è l’ andamento temporalmente intricato del film, in certo senso contro le regole del “biografico”, con la vicenda che si sposta capricciosamente avanti e indietro nel tempo. La sceneggiatura, volutamente snobistica, di Dustin Lance Blake ora segue, un J. Edgar giovanilmente ambizioso nell’utilizzare gli strumenti di potere che gli vengono posti a disposizione quando arriva a controllare l’inane Federal Bureau mutandolo nell’efficientissimo F.B.I. Ora, invece, torna indietro nel tempo quando un anziano J.Edgar (il trucco muta ingegnosamente la fisiologia stessa di Leonardo Di Caprio) ormai prigioniero delle sue ossessioni politiche e sessuali gioca a tutto campo con le immense possibilità che gli sono state concesse, e che egli ha strappato alla politica americana, nel porre in opera un’operazione minuziosa di controllo sulla stessa esistenza politica degli Usa come mai nessuno prima di lui (in quanto al dopo una disposizione di legge che limita a dieci anni la durata dell’incarico al direttore dell’ F.B.I. risolve implicitamente molti problemi). La tecnica è risultata irritante per molti spettatori, a quanto sembra di capire, ma attinge alla stessa beffarda mescolanza di passato e di presente che reggeva la geniale ricostruzione dei tempi posta alla base stessa di “Quarto potere” (Citizen Kane, 1941) di Orson Welles. Film così spesso invocato per spiegare e giustificare il “nuovo” andamento del grande “sceneggiato”cinematografico americano del dopoguerra (si ricorderà che il film era di fatto opera di scrittura dello stesso Welles innestata su una precedente sceneggiatura del talentuoso Herman J. Mankiewicz). In particolare il fatto che la sceneggiatura sia opera di un esplicito laudatore dei movimenti omosessuali come Dustin Lance Black motiva i palesi rinvii ad un atteggiamento doppiamente ambiguo di Hoover (e non molto controverso) sia nei rapporti con la madre che in quelli successivi con il fedelissimo Clyde Tolson suo collaboratore di una vita allo F.B.I.
Quel che in realtà affascina il film è il talento con cui Eastwood (è un po’ imbarazzante scriverlo in un momento in cui, dopo decenni di tacito o esplicito disprezzo, tutto quel che fa diventa automaticamente geniale) riesce a disegnare a tutto schermo la figura e la psicologia di un uomo che è stato, e vero, un torbido dominatore del suo tempo ma che al tempo stesso ha dotato gli Stati Uniti di un complesso strumento di investigazione “federale”. Che non solo mancava (così facendo ha pertanto risolto enormi problemi funzionali causati dalla struttura federale dello stato americano) ma che è diventato strumento di studio e di parafrasi in tutto il mondo occidentale.
Il fatto che a costruire questo ambiguo monumento alla grandezza ed alla bassezza di Hoover sia un uomo come Eastwood – un conservatore che alle ultime elezioni americane parteggiò per McCain contro Obama – ribadisce la semplicità e la singolarità delle sue opinioni di uomo pubblico e di uomo privato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Rispetto all'ultimo film di Eastwood questo è meglio.
Forse si poteva disegnarne meglio lo sfondo storico-politico...

Rosellina Mariani ha detto...

"Edgar" è ,secondo me un bel film,a me è piaciuto molto soprattutto per la capacità di "raccontare" Hoover.
Avevo sentito alcune critiche negative , ed ho aspettato a vederlo Ma Clint Eastwood è veramente un grande e non delude mai!