Blog - Crediti


L'audio e i video © del Blog sono realizzati, curati e perfezionati da Lorenzo Doretti, che ha anche progettato l'intera collocazione.
L'aggiornamento è stato curato puntualmente in passato da diverse collaboratrici ed attualmente, con la stessa puntualità e competenza, se ne occupano Laura M. Sparacello ed Elisa Sori.

12 febbraio 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

VISTO CON IL MONOCOLO


Come ho fatto altre volte riproduco qui il testo della mia abituale rubrica domenicale sul Corriere Mercantile (ovviamente qui la data è di domenica scorsa 10/02/2013). Lo faccio perché ho cominciato ad instaurare questa consuetudine anche sé, lo confesso, ammetto di essere rimasto sconvolto dalla notizia delle "dimissioni" (non so se si debba per caso scrivere "abdicazione") di Benedetto XVI. Che, lo confesso, mi era simpatico per molte ragioni ed anche per il nome "da Papa" che si era scelto per rendere un omaggio, lo disse lui stesso, al genovese Benedetto XV, il quale era stato insultato e deprecato perché aveva avuto il coraggio di scrivere due parole di pieno e condivisibile buon senso quando aveva definito la prima guerra mondiale "inutile strage". In un mondo in cui tante autorità ecclesiastiche si erano precipitate ad invocare l'aiuto della Provvidenza per far vincere la loro parte, egli ebbe il coraggio di assumersi una ovvia responsabilità in presenza di un insensato massacro che distrusse in modo rabbioso le possibilità e le risorse di quell'Europa che era sino ad allora, e senza contestazione, il Continente più importante. Debbo riconoscere che la mia generazione (ho compiuto 83 anni nell'ottobre scorso) ha veramente conosciuto tutto e il contrario di tutto: gli "Eja Eja Eja...Alalà" dell'infanzia, i terribili bombardamenti fra il '41 e il '43, l'improvvisa uscita di scena di Mussolini che sin dalla prima elementare ci guardava con minacciosa bonarietà da una grande fotografia posta di fronte a noi, in fondo alla classe ed al lato del Crocefisso. E poi il ritorno, fra il tragico e l'imbarazzato, dello stesso Mussolini durante la Repubblica di Salò, l'esplosione della pace e della libertà nel 1945 quando si imparò a godere tutti insieme di tante cose diverse: dai giornali in polemica fra di loro al sapore di miele delle incredibili sigarette americane. E da quegli anni lontani ad oggi un caleidoscopio incontrollabile ed incontrollato di ogni possibile novità, dalle interminabili guerre lontane alla penicillina, agli aerei a reazione, ai costumi Bikini, ad un Africa profondamente mutata nel suo assetto, ad una Cina divenuta una minacciosa super potenza mondiale, ad una sorta di Internazionale dell’immagine e della scrittura che grazie ad internet, agli hardware e ai software ha mutato il modo di leggere e di scrivere. Sino ad abbracciare un mondo che nel giro di meno di sessantanni ha cambiato quasi tutto del passato che avevamo inconsapevolmente ereditato. Ci mancava solo l'incredibile fuoriuscita di un Papa. Incredibile ma anche credibile al tempo stesso. Non voglio darmi le arie di quello che aveva capito tutto (in realtà non ho capito quasi niente) ma qualche tempo fa, al di là delle insinuazioni sulla malattia del Papa e sui "corvi" del Vaticano, mi era venuto di colpo un dubbio e cioè  quando, nel dicembre scorso, apprendemmo che il fedelissimo segretario di Benedetto XVI, Monsignor Georg Gänswein, era stato nominato prefetto della Casa Pontificia e, in pari tempo, era stato elevato alla sede Vescovile di Urbisaglia con dignità di Arcivescovo. Poiché è una tradizione del Vaticano che gli eventuali segretari privati del pontefice, quando esistono, alla morte del Papa vengono immediatamente allontanati da Roma e spediti in posti senza grande importanza, è evidente che qui Benedetto XVI ha fatto in modo che a Monsignor Gänswein finisca con l’essere attribuita (o conservata) una sede adatta al suo grado, una volta cessato il suo incarico attuale. Non sono certamente un vaticanista e non voglio darmi arie di aver penetrato un segreto di Oltretevere…Resta il fatto che non mi sono ancora completamente ripreso da una notizia sicuramente rivoluzionaria. Sto leggendo più giornali che posso e cercherò di conservarne qualche d’uno come ho fatto qualche altra volta nel corso dei decenni (tanto poi li perdo).

Per tornare a noi vorrei annunciarvi che ho registrato una ghiotta telefonata. Doretti la metterà nel Blog nel giro di pochi giorni e così potremo svelare il destinatario…


Intanto ecco il testo della rubrica:

MONTE DEI PASCHI 1472 E' RECENTE PER CURARSENE

Io non ho particolari legami con il Monte dei Paschi, salvo il fatto che, come molti altri italiani, sono titolare di un conto corrente, che ho ereditato da mia madre. Naturalmente in questi ultimi mesi ho seguito le notizie progressivamente catastrofiche diffuse sulla banca. Ma i funzionari mi dicono di stare tranquillo. In compenso ho riflettuto molto proprio sul Monte dei Paschi, a cominciare dalla sua età incredibilmente venerabile. Come vien detto esplicitamente è stata fondata nel 1472, vale a dire quando la Repubblica di Siena approvò il suo statuto come Monte di Pietà, anche se la sua denominazione attuale prese inizio solo nel 1624 quando venne inglobata nel Granducato di Toscana e Ferdinando II concesse ai depositanti del Monte, a loro garanzia le rendite dei pascoli demaniali della Maremma (i cosiddetti “Paschi”: ecco finalmente spiegata l’origine del nome. Francamente non l’ho mai saputo). Resta il fatto della sua origine incredibilmente antica. Dire 1472 significa non soltanto dire vent’anni prima della scoperta dell’America ma anche, per dare due date di riferimento a caso, due anni prima della nascita di Ludovico Ariosto, che è infatti del 1474, e vent’anni prima che il Cardinale Llançol de Borja, (italianizzato in Rodrigo Borgia)  allora già sessantunenne diventasse, nel 1492, Papa Alessandro VI. Come si vede basta dare un’occhiata in giro per essere immersi in un passato clamorosamente lontano. In qualsiasi altra nazione d’Europa, Francia e Inghilterra comprese (non negli Stati Uniti, che non potevano ancora esistere!) trovarsi in possesso di un organismo tuttora funzionante di una tale clamorosa vecchiezza, avrebbe motivato decisivi interventi di tutela. Ci sarebbe una legge specifica (in paesi in cui le leggi in genere sono rispettate) per proteggere la vita e la sopravvivenza dell’Ente che, quasi senza volerlo, è uno straordinario legato del passato. L’indifferenza italiana è tipica del cinismo di una nazione padrona di metà delle opere d’arte del mondo, che le lascia deperire con annoiato disprezzo (Pompei crolla, gli Uffizi si forano, e nessuno si scandalizza).
Non si pretenderà che lo faccia solo io, anche se sono titolare di un conto corrente.

6 commenti:

Giorgio ha detto...

Articolo sempre interessante, anche la riflessione sul passato e sulle dimissioni del Papa molto belle. Grazie per averlo inserito nel blog.

Enrico ha detto...

Aggiungerei al degrado di Pompei e degli Uffizi il saccheggio della Biblioteca dei Girolamini di Napoli da parte di chi avrebbe dovuto curarla (personaggio dai titoli accademici fittizi).Il Bel Paese...

Bollicine ha detto...

Grazie, interessante articolo...Che magari questa volta si decida per un Papa Nero? Secondo lei è possibile, dopo Obama...
LmS

Anonimo ha detto...

Grazie per questo bell'articolo.
Le dimissioni del papa mi hanno inquietato...è certamente un atto che potrebbe svelare risvolti inquietanti...mah ... il tuo
articolo aiuta a riflettere!

Rosellina Mariani ha detto...

Scusate il post precedente era mio ....c'è stato un errore nella firma

Rita M. ha detto...

Le Sue considerazioni sul Papa sono davvero interessanti. Condivido il Suo sconcerto ed il proposito di conservare i giornali che ne danno notizia.