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17 dicembre 2013

L' OSSERVATORE GENOVESE

Con un po' di ritardo pubblico la solita rubrica domenicale sul Corriere Mercantile. A proposito della quale ho ricevuto una gentile e-mail di Alessandro Lombardo, Consigliere Scientifico della Fondazione Ansaldo. Gli ho chiesto l'autorizzazione di pubblicarla nel Blog e se me la darà avremo occasione di ritrovarci.
Spero, a presto.

VISTO CON IL MONOCOLO

QUANDO GENOVA ERA GRANDE

Bene ha fatto Maurizio Maggiani a cogliere il senso di incredibile tristezza che viene dalle immagini dell’Ansaldo così come sono state di recente rievocate in una mostra fotografica allestita a Genova. Si respira in quel che ha scritto lo stupore nel ritrovare l’immenso passato industriale di una città ormai completamente scomparsa. Ma il suo stupore è forzatamente quello di un uomo che ha conosciuto Genova da adulto, già intaccata da una totale decadenza. Egli (come Arrigo Petacco) è nato a Castelnuovo Magra, simpatica cittadina che mi è cara perché per tante estati sono andato a presentarvi dei film diventando amico di due inarrivabili animatori culturali locali, Giorgio Baudone e Paola Moro (nella biblioteca comunale c’è anche un “fondo” a mio nome!). Ma per chi a Genova è nato e cresciuto l’emozione ancora più grande è la tristezza ancora più acuta. Nel giro di pochi decenni abbiamo assistito non solo alla scomparsa di una classe operaia che fu tipica in Italia ma anche a quella di più generazioni di imprenditori che, fra pregi e difetti, erano stati fra i protagonisti della storia non solo nazionale ma anche europea. Giorgio Calabrese, uno dei più famosi parolieri italiani (da Bindi a Mina a Aznavour), quando da giovane cercava di diventare un agente marittimo andava a giocare a bocce alle Mura dello Zerbino per poter incontrare così qualcuno dei grandi armatori del tempo. Questi (che avevano capito tutto) o gli dicevano: “guardi non è il caso” oppure si lasciavano andare: “so che ha qualcosa in testa me lo dica”. Lui faceva la sua proposta (un carico così e così, per il tale porto, dal tale giorno) e loro, il comportamento era eguale in tutti, ci pensavano un po’ e poi dicevano “No” e allora il discorso era fermamente chiuso. Oppure “Si, si può fare”. “Capisci” mi diceva Calabrese, “avrebbero fatto partire sulla parola di un ragazzo di venti anni, una nave da carico che valeva milioni e rendeva milioni”. E se io dicevo: “ma, Commendatore, e per il denaro?” la risposta era: “passi poi con comodo in ufficio”. Sono vissuto al Mercantile ai tempi di Ernesto Fassio e so di cosa parlo.
Dove sono finiti gli eredi di Rubattino, di Gaslini, di Piaggio, dei Perrone che fabbricarono i cannoni del 1918? So che non so rispondere.

(battute: 2.262)

4 commenti:

Enrico ha detto...

Come sempre gran bello scritto.Anche la mia Parma decade inesorabilmente.Dei fermenti culturali di una volta rimane solo il ricordo (Pietrino Bianchi,Attilio Bertolucci,i pittori come Zoni,Mattioli,Bioli...dove sono gli eredi?). Rivedo la mia città dietro Claudia Cardinale e Jacques Perrin in "La ragazza con la valigia" e la rivedo nell'orrendo "Baciato dalla fortuna"...lasciamo perdere

Giulio Fedeli ha detto...

Sì, ottimo scritto, il quale in poche righe rievoca un mondo, un'atmosfera e personaggi che entrano così nella 'leggenda'.
Grazie. E grazie anche al bel commento di Enrico, 'malinconicamente' all'altezza.
Giulio Fedeli

Rosellina Mariani ha detto...

Grazie per questo bell'articolo che ricorda un'epoca che dovrebbe rivivere!Buon Natale a te ed Elena e grazie ancora per i tuoi articoli

Giorgio ha detto...

Grazie anche da parte mia per questo spaccato d'epoca ormai non più visibile.
Buon Natale e felice anno nuovo!!!!
Saluti
Giorgio