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27 marzo 2008

La posta di D.O.C. Holliday (8.a. puntata)

- LA POSTA DI D.O.C. HOLLIDAY -
PER TUTTI MA PER MARCO MACHETTI IN PARTICOLARE.Nel numero scorso ho pubblicato la lettera di lettore che mi dava ghiotte informazioni geografiche intese a individuare con la massima approssimazione possibile, grazie alle sue vacanze estive nel Sud della Francia, la zona dove Eric Rohmer ha girato ed ambientato "Racconto d'autunno". Per ragioni di spazio (vi ricordate quando i giornalisti di un tempo scrivevano "Spazio tiranno !!" o anche "Attento, proto!!" per evitare un possibile doppio senso, assegnando d'autorità al proto un compito proprio dei correttori di bozze) per ragioni di spazio, dicevo, ho dovuto scorciare e tagliare la lettera con la mia tipica abilità (tagliare era un lavoro che quando impaginavo nei quotidiani sapevo fare benissimo, e ne ero orgoglioso).Sono stato così bravo che ho lasciato ingegnosamente lo scheletro della lettera ma ho tagliato il nome dell' autore. Complimenti. Lo pubblico ora, a titolo di indennizzo, chiedendogli scusa per questa saggio della mia specifica competenza. Il lettore in questione si chiama Marco Machetti. Ed ora alle altre domande:
Bravissimi! Film D.O.C. continua a pubblicare articoli molto interessanti, perché non pubblicate anche qualche racconto di argomento cinematografico? -
Nadia, Elisa, Giorgia Masetti (??)


Credo di avere già sollevato il problema più di una volta. Intendo il problema della leggibilità delle firme. Sembra una cosa da nulla ed invece, in una rubrica di corrispondenza con i lettori, finisce col diventare decisivo. Ricevere missive manoscritte è sempre piacevole, in un'epoca di fax e di computer (vedi sopra) ove la corrispondenza è spesso magistralmente battuta, senza una sola correzione o un solo errore, ma altrettanto spesso sembra scaturita da una tipografia ministeriale. Le lettere manoscritte - me ne arrivano più di quanto si possa credere; anzi, sono la grande maggioranza - hanno in sé un piacevole sapore d'altri tempi. Alcune rivelano una calligrafia inclinata ed internamente armoniosa, in qualche modo ancora ottocentesca, che fa a pugni con il nostro modo oscillante e "biresco" di scrivere, quale lo si può osservare ormai senza differenza, fra i vecchi ed i giovani (non parlo per me che, bacucco come sono, mi ritrovo ancora una incerta grafia bambinesca, in cui l'unica cosa chiara è la firma). Il problema consiste appunto nel fatto che, generalmente, chi mi scrive a mano scrive tutto in modo leggibile, salvo la firma, che è poi la cosa più importante. Soprattutto se la lettera contiene, come questa, delle lodi sperticate. Costretto a mettere un punto interrogativo dopo la firma, do immediatamente l'impressione di essermi inventato tutto. Ribadisco: non distruggo più le lettere man mano che le pubblico e le conservo, proprio per poter dimostrate in futuro (siamo diventati una nazione di diffidenti) che sono arrivate per davvero e che sono come io le pubblico.
Per quel che concerne la possibilità di pubblicare racconti d'ambiente cinematografico, si tratta senza dubbio di un suggerimento curioso, ed anche invogliante, che io giro subito al direttore Piero Pruzzo. Così, ad occhio e croce, e senza volermi assumere responsabilità che non mi competono, ci sono due motivi che potrebbero impedirlo. L'uno è quello della destinazione fisiologica della rivista, ed anche dello spazio disponibile. L'altro è quello degli eventuali diritti editoriali, che verrebbero ad aumentare considerabilmente i costi. Ma se ciò fosse possibile, perché no….?


Ho letto sui giornali che i cinema stanno andando male. Perché, secondo lei? Brutti film? Biglietti cari? Troppa TV? Grazie in anticipo. Suo Csemiotto (??)

A parte il solito discorso sulla firma ( finirò per farmi prendere per maniaco) le posso dire che, a sentire gli esperti, si è risentito quest 'anno della mancanza dell' "effetto Titanic". Nel complesso c'è stata una diminuzione del 5,3 % degli spettatori rispetto alla stagione precedente. In compenso i film italiani hanno avuto un milione di spettatori in più rispetto al passato, e comunque dal 1993 al 1998 gli spettatori sono cresciuti di 25 milioni, ed in ogni modo la diminuzione di quest' anno viene dopo un "trend" da parecchi anni in ascesa, tanto per usare una di quelle parole che piacciono ai giornalisti, i quali così si illudono di conoscere l'inglese. Questi sono dati che ho attinto da una relazione di Ernesto Di Sarro, presidente dell' ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e, fra l'altro, produttore di alcuni film di Maurizio Nichetti (lo conobbi proprio quando partecipai a "Ladri di saponette"). Inoltre, sempre secondo questi dati che riguardano il 70% circa del mercato nazionale, se gli spettatori sono complessivamente diminuiti, hanno però scelto di vedere più film: nella stagione precedente i primi dieci film in graduatoria rappresentavano il 43% dell'incasso globale, mentre adesso rappresentano soltanto il 30%.
Questi dati rispondono alle sue domande ?. Probabilmente solo in parte. La mia personale opinione è che il cinema tende a foggiarsi una fisionomia gradevole soprattutto per i giovani e per i giovanissimi, mentre la popolazione europide del mondo industrialmente sviluppato tende ovunque ad invecchiare., Perché i sessantenni, i settantenni - i quali, soprattutto se sono amanti del cinema, hanno memorie fitte ed intense, che cercano di acquietare registrando quel che le reti televisive trasmettono nel cuore della notte - dovrebbero andare a vedere dei film che a volte sembrano concepiti per spettatori che hanno l'età fisica dei loro nipotini e quella mentale dei loro pronipoti? Credo che la risposta, fondamentalmente, si nasconda tutta qua...
(Da "La posta di D.O.C. Holliday", "Film D.O.C.", anno 7, n. 33, Set.-Ott. 1999)

1 commento:

Anonimo ha detto...

bel pezzo!