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15 maggio 2012

GUERRE (PALESI) DEI GIORNALI E GUERRE (CLANDESTINE) D'ITALIA


Attingendo a due statistiche diverse perchè condotte con criteri diversi  ho cercato di capire quale sia veramente, fra Corriere della Sera e La Repubblica, il quotidiano più importante e diffuso d'Italia. La conclusione è complicata ma una cosa è sicura: per ciò che riguarda il peso della stampa aumenta sempre di più il potere di Roma.


C’è un argomento appassionante (per chi ci si appassiona, ovviamente. Io  mi interesso di giornali fin da ragazzo, da  quando, in un pomeriggio del tardo luglio 1943, non ancora quattordicenne lessi avidamente sul “Corriere della Sera” le prime notizie ufficiali e ufficiose sull’arresto di Mussolini). L’argomento è appunto quello della diffusione dei maggiori quotidiani italiani e, quindi, del  numero di lettori di cui ciascuno di essi fruisce. E’ un tema  sul quale sono apparsi in questi ultimi tempi notizie senza dubbio interessanti anche se, almeno in apparenza, contraddittorie. Ad esempio ecco, da un lato, le abituali statistiche pubblicate mensilmente da quell’eccellente rivista specialistica, dedicata appunto ai problemi della stampa e dell’informazione, che è “PRIMA Comunicazione”. In base a ciò che si legge nel numero di Aprile 2012 vi sono cifre che farebbero pensare che il quotidiano italiano di maggior diffusione sia il Corriere della Sera. Infatti i dati riportati a pagina 2 sono chiari. Media copie diffuse nel Febbraio 2012 rispetto all’anno prima: Febbraio 2012 copie 459.100, Febbraio 2011 copie 490.700. Il che significa, confrontando appunto i due mesi di Febbraio a distanza di un anno, un arretramento di 31.600 copie, con una perdita del 6.4% (ometto tutti gli altri dati e gli altri raffronti per non intasare la pagina di cifre e confondere la mente dei lettori). Gli stessi dati per La Repubblica sono di 402.900 nel Febbraio 2012 e 434.200 nel Febbraio 2011, con un arretramento di 31.300 copie e quindi, percentualmente, una diminuzione del 7.2%. Gli stessi dati per Il Sole 24 Ore sono di 266.600 per il Febbraio 2012 e di 262.600 per il Febbraio 2011 con un aumento di 4.000 copie e, percentualmente, dell’1.5%. Si potrebbe anche citare il terzo quotidiano generalista d’Italia e cioè La Stampa: 257.600 per il 2012 e 262.700 per il 2011, con una diminuzione di 5.100 copie e, percentualmente, dell’1.9%. Come si vede tutti  gli elementi tendenzialmente  riguardano quotidiani largamente diffusi, ma in buona parte in crisi   con l’eccezione di quelli sportivi (i quali sono, credo, una delle curiosità della stampa italiana, la quale può vantare ben tre quotidiani di questo tipo, il che mi sembra il massimo per una nazione europea. La Spagna e la Francia, per quanto ne so io,  ne hanno uno solo a testa, Marca e L’Equipe).
Da questi dati sembrerebbe pertanto che il Corriere della Sera, anche se in perdita, sia comunque il più diffuso quotidiano italiano, sopravanzando La Repubblica di circa 56.000 copie. Al contrario, secondo i dati pubblicati recentemente dallo stesso Corriere della Sera in data 11 Maggio 2012, da un altro punto di vista la classifica sembrerebbe sostanzialmente diversa. Innanzitutto il primo in assoluto risulterebbe uno dei tre deliberatamente omessi nelle graduatorie di “PRIMA”, e cioè La Gazzetta dello Sport che, secondo i dati di Audipress riguardanti i “lettori medi giornalieri” avrebbe raggiunto i 4.420.00, seguita da La Repubblica che perderebbe 12.000 lettori giornalieri, scendendo pertanto a quota 3.511.000 (diminuzione -0.3%) mentre il Corriere della Sera ne perderebbe ben 77.000, con una diminuzione del 2.2%.
In sostanza si tratta di dati, strettamente parlando, non raffrontabili perché i primi concernono le copie diffuse e i secondi il numero dei lettori. Tuttavia resta evidente la disparità dei consuntivi: il Corriere della Sera, in testa nei dati riguardante la diffusione secondo “PRIMA Comunicazione”, è invece secondo, per ciò che riguarda i lettori,  in base a ciò che è pubblicato dal Corriere della Sera. Un’altra considerazione che si può trarre da queste ultime cifre citate è che i trionfatori della stampa quotidiana, sempre calcolando i “lettori medi giornalieri”, siano i quotidiani sportivi. Della Gazzetta dello Sport abbiamo già detto. E’ sostanzialmente quasi stabile il secondo giornale specializzato e cioè il Corriere dello Sport-Stadio (molto diffuso a Roma e, credo, nel Centro Sud) con 1.862.000 lettori quotidiani (-4.000 e -0.2%) mentre il terzo quotidiano sportivo, e cioè Tutto Sport (più diffuso al Nord) è addirittura in aumento, con 1.129.000 lettori ed un attivo di 55.000 unità pari al 5.1%. L’unico quotidiano non generalista che, in base alle due statistiche diverse nei criteri di valutazione, sembra ugualmente in vantaggio è Il Sole 24 Ore (come è noto specializzato in economia). Il quale secondo “PRIMA Comunicazione” si trova al terzo posto assoluto con 266.600 copie diffuse nel Febbraio 2012 (aumento di 4.000 e cioè dell’1.5%) mentre secondo l’altra classifica sarebbe passato a 1.243.000 lettori (+64.000 con un aumento percentuale del 5.4%). Per la verità c’è ancora un altro quotidiano che, secondo le cifre pubblicate dal Corriere della Sera acquista copie con una percentuale del 5.3%: è Il Mattino (di Napoli), che però rientra già fra i quotidiani regionali importanti come Il Gazzettino o Il Secolo XIX ed è fuori dal giro dei pesi massimi.
Che cosa si deduce da questo guazzabuglio di cifre? (sempre che l’eventuale lettore sia riuscito a sopravvivere). Almeno due considerazioni fondamentali. E cioè che da un lato i quotidiani “importanti” perdono peso e lettori. Dall’altro che il loro ripudio sia parzialmente compensato dall’aumento dei lettori dei giornali “specializzati”. Anche questo, probabilmente, è un indizio negativo. Si direbbe infatti che un numero sempre più grande d’italiani rifiuti le informazioni generiche, e quindi anche quelle propriamente specifiche e politiche ma, in compenso, che un numero sempre crescente ricerchi quelle “evasive” o “professionali”. Rifugiarsi nei giornali sportivi, per gioire dello scudetto juventino o per addolorarsi per il semi-sicuro addio di Inzaghi, è forse una forma di fuga e di ripudio da parte di un pubblico sempre più spaventato dalle cronache ufficiali e ufficiose dell’Italia non sportiva. Mentre  approfondire le informazioni economiche può anche essere un sintomo del brivido del lettore medio ma consapevole di fronte ai terribili problemi della crisi dell’euro e del deficit del debito pubblico italiano.
L’altra considerazione riguarda il “peso” dei giornali di cui si tratta. Nell’elencazione di “PRIMA” il Corriere della Sera rimane in testa e quindi rimane in testa anche Milano. Nell’ottica del calcolo delle copie vendute, invece, se ci si va ad informare leggendo La Repubblica si vede che il quotidiano romano, secondo il quotidiano stesso mantiene una quota stabile di lettori di 3.511.00 (-0.3%) mentre il Corriere della Sera scivolerebbe del 2.2% a 3.353.00 allargando il vantaggio de La Repubblica sino a 158.000 lettori al giorno. Qui la vittoria di Roma sembrerebbe netta.
In ogni caso, chiunque sia il vincitore della competizione a due, la lotta sembra esplicita e nettamente individuata, fra Milano e Roma. Non v’è dubbio che questo scontro contraddistingua gli ultimi venti anni di un panorama giornalistico profondamente mutato. Un tempo i giornali attendibili e importanti erano al Nord, contando anche La Stampa di Torino, per molti anni vittoriosamente avversato dalla “Gazzetta del popolo”, anch’essa di Torino. Attualmente quelli di Roma, in particolare La Repubblica, risultano  altrettanto attendibili e importanti, e non solo perché sono redatti nella capitale (spesso i quotidiani romani del passato erano inferiori e contavano soprattutto perché erano gli echi della “voce del padrone”. Capitò anche a testate di prestigio e di valore come “Il giornale d’Italia”, inizialmente liberal-monarchico di peso sulla scia dei fondatori Sonnino e Salandra ma mutato poi, con la direzione di Virginio Gayda, in un megafono personale di Mussolini). Ciò significa che anche nella stampa si è riverberato il profondo mutamento verificatosi in Italia negli ultimi decenni, da quando Roma conta ormai  tre volte più abitanti di Milano e, sotto molti punti di vista, è divenuta  anch’essa una capitale finanziaria e tecnologica e non solo politica e cinematografica. Una rivoluzione cui molti italiani non si sono resi conto ma che ha sostanzialmente mutato i dati strutturali di una nazione, ove la capitale, a suo tempo disperatamente trascinata a Roma ad opera del Nord piemontese, ha acquistato ormai col passare degli anni una sua autonomia e spesso una sua preminenza bene al di là dei confini ministeriali e governativi di un tempo.  Qualche decennio fa Milano contava ancora moltissimo anche fuori dei campi propriamente finanziari. Ad esempio se si ripensa ad un Remigio Pavone, si vede che Milano, fra le diverse preminenze in cui si articolava, era anche la capitale del teatro italiano dove produttori ed attori andavano a stabilirsi, mentre ora la stessa cosa accade a Roma. La quale indubbiamente sotto il fascismo si è ingigantita, attraverso l’esplosione di una classe dirigente e impiegatizia parastatale, acuitasi ormai senza limiti. Ma che solo nel dopoguerra, e in particolare da qualche decennio a questa parte, si è posta non più come una alternativa ma come una reale protagonista solitaria. 
Una Roma (ed una Milano) che probabilmente Alberto Sordi, romano da esportazione e da simbolo, nell'adolescenza andato a Milano (vi vide per la prima volta in vita sua le pubblicità luminose) per studiare recitazione e scacciato dopo poche settimane perché aveva l’accento romanesco, non riuscirebbe neppure a riconoscere. Che poi i quotidiani (quasi tutti e non solo in Italia) perdano copie perché i giovani, affascinati da internet e dai “cinguettii”,  non li comprano più, è verissimo. Ma è già tutt'altro discorso.
Ci sarebbe un altro tema da affrontare, e cioè quello dell'importanza relativamente crescente, dell'editoria libraria romana nei confronti della città che dell'editoria italiana è il luogo deputato, e cioè Milano.  Anche questo è un tema interessante ma purtroppo non posseggo né i dati né la competenza necessaria per affrontarlo. Chissà che qualche lettore sapiente non possa aiutarmi?

(battute: 9.947)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante statistica. Anche se oggi, Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica e i loro giornalisti, assomigliano più agli strilloni di un tempo. Se una volta vi era il ragazzo che urlava per le strade al fine di vendere qualche copia in più dei giornali (e molte volte urlava notizie fasulle) oggi sono gli stessi Giornalisti, Intellettuali che si prodigano in terrorizzanti Titoli per vendere più copie...a discapito della notizia e molte volte...dell'informazione stessa. Ai suoi tempi era così?
Cinzia

Rear Window ha detto...

Io ritengo che buona parte della crisi dei principali giornali sia la crescente diffusione di Internet e della versione online degli stessi. Per ovvi motivi il web permette una frequenza di aggiornamento del quotidiano online che la versione cartacea dello stesso quotidiano non può avere. Spesso il giornale acquistato in edicola la mattina presenta notizie che risultano già vecchie. Inoltre la Rete consente di avere una panoramica molto più ampia rispetto al modo in cui i diversi giornali presentano e commentano le notizie, potendo con pochi click visionare tutte le testate che si vuole. Lo stesso su carta non è possibile, a meno che, naturalmente, non si decida di spendere diversi euro al giorno, e questo - in tempo di crisi - non è sempre cosa così facile.

Rosellina Mariani ha detto...

Mi aveva colpito un'Ansa del 4 Agosto 2011: " In contrasto con il mercato europeo, in India si stampano e si vendono sempre più giornali" ( questo il titolo) Riporto un breve stralcio:
" Mentre in Europa e America del Nord il mercato dei quotidiani soffre di una crisi senza precedenti, a livello mondiale vengono stampati sempre più giornali e riviste. A trainare questa inaspettata crescita globale della carta stampata a livello mondiale ci sono Cina, Brasile e India......"
Il tuo articolo mi ha fatto tornare in mente questa notizia che avevo conservato perchè colpita dalla sua particolarità . Voglio solo aggiungere che, secondo me,( e questo articolo ne è la riprova) nonostante internet, la carta stampata non morirà mai e come si può fare a meno dell'" odore " di un giornale?