Ho ricevuto da pochi giorni un libro per me importante, allietato da una bella dedica a me ed a mia moglie del personaggio che nel libro è celebrato (in essa Callisto ricorda il “Sorriso”, cioè il piccolo albergo del Lido di Venezia dove ci ritrovammo per anni in occasione della Mostra del Cinema). Il libro si intitola appunto “Il coraggio della cinefilia – Scrittura e impegno nell’opera di Callisto Cosulich”, ed è edito dalle Edizioni Università di Trieste a cura di Elisa Grando e Massimiliano Spanu, in nome della Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Dipartimento di Studi Umanistici. Vi si rievoca tutta la carriera di critico e giornalista di Callisto Cosulich attraverso una serie di saggi e testimonianze, i cui titoli ed i cui autori mi pare giusto riportare qui con la massima esattezza.
I Saggi sono a firma di Massimiliano Spanu (la scrittura politico – culturale: Callisto Cosulich tra televisione, critica e lotta alla censura); Roy Menarini (la costruzione del canone. Cosulich al Giornale di Trieste); Leonardo Gandini (il tempo della critica); Alberto Pezzotta (dal neorealismo al realismo); Sergio Grmek Germani (l’ABC del cinema nel mondo); Riccardo Costantini (La “pagina bianca”, libertà critica di Callisto Cosulich su “Left”); Lorenzo Pellizzari (frammenti di tracce amorose - sul Cosulich saggista); Claudio Bisoni (il critico e il marmo: le monografie di Callisto Cosulich); Sergio Crechici (i quattro moschettieri del cinema triestino); Roberto Calabretto (Callisto Cosulich e la musica per film).
Le Testimonianze comprendono invece: Carlo Lizzani (Callisto Cosulich: uno sguardo oltre il cinema); Renzo Rossellini (Rossellini & Cosulich); Alessandro Mezzena Lona (uno schermo di ricordi per Callisto); Alberto Crespi (quell’estate del 1991: Cosulich e la settimana della critica); Franco Giraldi (Callisto ed io, dal Circolo della Cultura e delle Arti a Via Massaciuccoli).
Il libro è introdotto da uno dei due autori, Elisa Grando con il brano “Callisto Cosulich un critico fuori misura”. La Grando firma anche un incontro con Cosulich e riporta un soggetto inedito di film dell’ intervistato.
Infine il libro (prezzo: 16 euro) prevede anche una bibliografia molto ampia e accurata, con citazione di libri, saggi, singoli articoli, prefazioni e postfazioni, indici di film e immagini e memorie. Mi pare giusto farne cenno nel Blog per tanti e diversi motivi. Callisto Cosulich e sua moglie, la carissima Lucia (che nasce Rissone, figlia di Checco e nipote di Giuditta, prima moglie di Vittorio De Sica, per cui Emi De Sica è sua cugina prima) per tanti anni furono compagni d’albergo al “Sorriso” del Lido di Venezia. Il che significa che trascorremmo insieme tanti e tanti periodi della Mostra del Cinema, un accadimento rituale, allora come oggi, nella vita di molti critici cinematografici. Il “Sorriso” era un piccolo e modesto hotel del Lido, praticamente collocato sul retro dell’ultima parte della spiaggia (quella che iniziava trionfalmente con le cabine dell’Excelsior). Davanti all’albergo si trovava un campo di tiro a segno che in quei giorni di festival (fine agosto, primi di settembre) radunava torme di eroi della doppietta che sparavano perdutamente dal mattino alla sera mentre tutti noi eravamo inchiodati, nelle nostre camere, davanti alle macchine da scrivere (non era certo l’epoca dei computer! Dovevamo portare i nostri fogli, freneticamente riempiti, sino al Palazzo del Cinema, dove in piccole stanze si annidavano le telescriventi di “Radio Stampa”, una società che aveva il monopolio in materia, e serviva praticamente tutti i quotidiani d’Italia). L’albergo prima della Mostra era meta di una modesta clientela veneta. Quando la Mostra iniziava si popolava di un gruppetto di cinefili professionisti, le loro mogli ed i loro bambini (per questo ho visto Oscar Cosulich e Giovanni Kezich quando facevano le elementari). Eravamo quasi sempre gli stessi, anno per anno, e naturalmente Callisto, la moglie e il bambino, rappresentavano una delle colonne di quella deputazione che aveva finito col dar vita ad una sorta di minoranza compatta e al tempo stesso polemica. E’ un ambiente che ho rievocato anche in un articolo da me scritto, non tantissimo tempo fa, in onore di Tullio Kezich e intitolato , con furbesco gioco di parole, “Il Sorriso del grande tentatore”. Fra tutti Callisto spiccava proprio per la sua signorilità tranquilla e un po’ trasognata, che continua a rappresentare una delle sue caratteristiche di fondo. Nato (ricco, come ricorda lui stesso, facendo un parallelo con Roberto Rossellini) in una famosa famiglia triestina di armatori, originaria di Lussinpiccolo, a cui si deve anche la fondazione dei cantieri navali di Monfalcone, Callisto, per amor di cinema, rinunciò a Trieste ed alla laurea in ingegneria navale- gli mancavano pochi esami- per trasferirsi a Roma facendo il segretario della Federazione dei Circoli del Cinema. Ed anche a Roma dedicandosi a quella naturale passione di scrivere dei film e sui film che ha costituito l’asse portante di tutta la sua esistenza. Una vita che appunto il libro intende rievocare attraverso i numerosi capitoli prima citati, i quali fanno il possibile per dar conto di una esistenza al cinema interamente votata. Callisto ha sempre scritto per quotidiani (a Trieste, ovviamente, “Il Piccolo”, a Roma “Paese Sera”) ed anche per riviste diverse, allineando migliaia, anzi probabilmente decine di migliaia, di “pezzi” in cui, come tutti noi, ha dissipato ma ha anche splendidamente illustrato, un naturale talento di divulgatore. C’è in Callisto un amor di cinema ancora adolescenziale (quest’anno compie 90 anni) che fa il paio con il suo naturale “gauchisme”, che io non condivido ma che rispetto proprio per l’affezione che gli porto. Il libro dedicato a Callisto è un atto di giustizia che, come vecchio critico anche io da quotidiano, condivido profondamente e affettuosamente. Tutti noi siamo stati legati alla necessità di scrivere bene e rapidamente milioni di righe di testo che, poche ore dopo la pubblicazione, erano già moribonde, stampate in quotidiani rapidamente mutati in custodie di cibi e di oggetti di casa.
Fra tutti Callisto, con la sua naturale signorilità e con la facilità di fornire festosamente informazioni ai colleghi che ne hanno bisogno ha sempre rappresentato, nella sua apparente quietezza, qualche cosa di straordinario (ad esempio Carlo Laurenzi, elzevirista principe, quasi costretto da Indro Montanelli alla critica cinematografica per “Il Giornale”, scoperse tardivamente questa sua qualità e ne rimase entusiasta). Ribadita dalla sua capacità di affrontare il mondo senza drammi. Si pensi alla sua avventura bellica, quando, arruolato in Marina come aspirante guardiamarina, si trovò imbarcato sull’ “Eugenio di Savoia” e ricevette l’incarico di occuparsi delle proiezioni cinematografiche per i marinai. Gli fece vedere anche “La corazzata Potëmkin”) e, la sera dell’8 settembre 1943, “L’eterna illusione”, mentre tutte le mitragliatrici antiaeree de La Spezia, festeggiando quel che sembrava la fine della guerra, traforavano il cielo di proiettili luminosi e fu poi congedato solo nel 1945.
Callisto è impagabile e siamo ancora in tanti a volergli bene.
2 commenti:
Grazie Claudio per queste prelibatezze da gustare parola per parola. Uno scritto prezioso, e sai perché? Perché tu e Callisto Cosulich (e tutti gli altri critici che Ermanno Comuzio chiamerebbe "i triestini della diaspora") avete in comune il mare, e tutti coloro i quali hanno in qualche modo a che vedere con il mare sono persone speciali. Parlo molto seriamente, ne sono assolutamente convinto. Se non fossi diventato giornalista, oggi faresti parte dell'associazione dei
"Cap Hornier" (quelli che hanno doppiato Capo Horn a vela: Ugo Mursia fu dei loro, ma soprattutto tanti capitani di lungo corso di tutta la Riviera).
Grazie, Claudio. I triestini scendono da Pier Antonio Quarantotti Gambini; tu e i liguri da Montale-Sbarbaro-Barile. Vedi bene che siete tutti persone speciali. Ah, il mare ...
Questo scritto dedicato a una persona, mi dà il coraggio per chiederti di tornare a un mio post che ho inviato con molto ritardo rispondendo al tuo articolo del 21 aprile scorso (mi ringraziavi con gentilezza per Pierre Schoendoerffer). Temo che tu non l'abbia visto.
Ebbene, ti chiedevo un piccolo 'elzevirino' dedicato a Dino Basili. Sei l'unico che ne possa scrivere "bene". Ti andrebbe di riprenderlo e vedere se puoi soddisfare me, i tuoi lettori (e Dino Basili?).
Con molta gratitudine, ti saluto, un po' affettuosamente (augurandoti buona salute) e un po' su un impeccabile garde-à-vous (puisque vous etes un commandant, et je vous attends sur le pont).
Giulio Fedeli
Grazie Per questo bell'articolo! Non solo per il bel ricordo di Callisto Cosulich , ma per come racconti la Mostra del cinema di Venezia : le parole che usi fanno trasparire tutto il fascino e l'atmosfera racchiusa nella Mostra e chi ama il Lido e ha vissuto la passione di correre al cinema e di guardare il mare quando si esce da una sala non può che esserti grato per il tuo scritto e per aver fatto rivivere quell'atmosfera!
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