In questo blog scrivo di argomenti varia con una certa futilità, ma non vorrei indurre nessuno a pensare che io sia indifferente al tremore ed a dolore via via irradiati dalle terribili notizie provenienti dall’Emilia, e particolarmente dal modenese. Son giorni e giorni che i telegiornali ci atterriscono (inevitabilmente e, vorrei dire, doverosamente) con cronache dominate dalla presenza maligna di un male immenso e sotterraneo. La cui violenza, tanto più capricciosamente cieca quanto indifferente, lascia ogni volta stremati e feriti. Quel che ci colpisce non è solo la belluina stolidità del male. Quanto, e ancor più, l’idea che da millenni l’uomo riesca a vivere, a moltiplicarsi, ad azzuffarsi ed a sgovernarsi sulla crosta esterna di un globo che in realtà è totalmente divorato da una incessante lotta ottusamente clandestina. Smisurati continenti sotterranei si urtano da millenni, bordo contro bordo, faglia contro faglia, ciecamente azzuffandosi in un silenzio torvo e clamoroso che noi cogliamo nitidamente solo quando, con infantile, capricciosa ferocia, sgorga alla superficie. E ogni volta ci lascia straniti la compiaciuta ignoranza degli specialisti, i quali accumulano registrazioni su registrazioni, infinite carte elegantemente colorate, minuziosi rilievi sismografici grazie ai quali si scopre che zone rigorosamente non sismiche vengono poi colpite da micidiali incursioni sotterranee. Ancora una volta in quel che accade in questi giorni in Italia (capannoni costruiti in Emilia contra legem, partecipazione sincera della gente ai dolori di chi è stato colpito dal terremoto ma anche palese sfiducia nelle dichiarazioni ufficiali ed ufficiose delle pubbliche autorità, eccetera) si ha la sensazione di essere in presenza di un potere statuale e locale ormai impallidito e screditato. Ad esempio mi ha molto stupito che, proprio all’interno di un governo schifiltosamente formato da “tecnici”, sin dal primo giorno del sisma non si sia avvertita la necessità di una ferma presenza accentrata ed univoca da additare a tutti i cittadini, e particolarmente agli emiliani, come responsabile e giudice unico dei provvedimenti di pronto intervento della Protezione Civile e degli altri organi deputati. Confesso di avvertire molto la mancanza di una persona come Zamberletti che, ad esempio, fu decisivo in presenza di due terremoti ancor più brutali di quello emiliano, e cioè di quello che colpì il Friuli nel 1976, causando ben 989 morti, e dell’altro scatenatosi in Irpinia nel 1980 con addirittura 2.914 vittime (sono cifre che ho trovato in google e che mi auguro siano, nella loro terribilità, esatte). Credo che si debba a Zamberletti l’istituzione stessa della Protezione Civile e, per la prima volta in Italia, un coordinato intervento a tutela delle popolazioni colpite da sciagure naturali. Ho l’impressione che nessuno lo ricordi più e neppure lo voglia ricordare. A cominciare dallo stesso Presidente della Repubblica che è andato in Friuli giustamente elogiando la laboriosa efficienza delle popolazioni ma non mi pare (almeno io non l’ho sentito) abbia fatto menzione di chi allora fu straordinariamente meritevole.
Mi dispiace di dover commentare quel che sta succedendo in Emilia con una punta di amarezza che si aggiunge alla implicita e serrata tristezza delle notizie che ci pervengono.
2 commenti:
Caro Fava,
grazie per aver menzionato nel blog i terremoti dell'Emilia. Vorrei commentare con i molti pensieri che mi frullano in testa, ma proprio oggi ho preso armi, bagagli (con moglie, figlia e 3 gatti) dalla mia casa nella campagna di Crevalcore per spostarmi a Bologna in cerca di più sicurezza, lasciando il paese trasformato in una "tendopoli" e con una grandissima tristezza nel cuore. Sicché non sono molto lucido per aggiungere altro.
Un caro saluto e grazie ancora
Davide Barranca
Bellissimo articolo! Trovo che la frase "potere statuale e locale ormai impallidito e screditato" rende in modo straordinario tutta la realtà, l'amarezza e la tristezza del momento. Grazie
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