Blog - Crediti


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15 gennaio 2013

A DOMANDA RISPONDE


Rispondo qui a post di varia natura pervenuti il 26 dicembre 2012, il 28 dicembre 2012, il 31 dicembre 2012, il 3 gennaio 2013 e l’8 gennaio 2013.
Sono costretto a mescolare corrispondenti che hanno scritto a vario titolo e per diversi motivi.

Confondendo un po’ i temi e le date innanzitutto ringrazio l’onnipresente Rosellina per quel che mi scrive a proposito di Simenon e Morandini. Mi fa presente che, pur estranea al tema, ha gradito le mie divagazioni calcistiche.
Cambiando argomento ho trovato toccante la confessione di PuroNanoVergine, che ribadisce la sua totale fedeltà al Mereghetti. Mi auguro che Paolo legga queste righe.
Per affrontare le prima citate “divagazioni calcistiche” ho trovato divertenti le osservazioni del Principe Myskin circa Delneri, visto come pescatore sulla Diga Foranea o come “calafatatore” di un gozzetto sotto la passeggiata di Nervi (ma perché questa ossessione nautica per un friulano di Aquileia che vedrei piuttosto intento a scavare reperti archeologici nella sua cittadina natale?). Ho puntualmente citato Delio Rossi, assolutamente indimenticabile come maschera regionale romagnola. Ancora per quel che riguarda gli allenatori ritengo che “Petisso” sia una parola tipicamente argentina “Rio platense” per dire “piccolo” (in realtà, parlando di Pesaola, mi ricordo che Enzo Tortora, quando conduceva la domenica sportiva, mi aveva detto che nell’ambiente era sopranominato “Nicotina”; forse era una malignità). Proprio per quel che riguarda i soprannomi vorrei ricordare che Manlio Scopigno, allenatore del Cagliari Campione d’Italia nel 1970, era misteriosamente definito dai giornali sportivi “Il filosofo”. Forse perché era stato visto con un libro in mano. O anche con un bicchiere di whisky, allora bevanda assai nota ma meno diffusa, probabilmente considerata come un liquore aristocratico e letterario.
Per quel che riguarda la citazione misteriosamente errata in “Maigret voyage”ho preso nota delle varie precisazioni che ho ricevuto ma vedo che purtroppo non c’è nulla di sicuro. In particolare per quel che riguarda l’osservazione di Gianni Dello Iacovo, Simenon nel 1933 andò in Russia e scrisse poi il romanzo chiamato in italiano “Le finestre di fronte”e nell’originale “Les gens d’en face”.  Inizialmente, sempre nel 1933, apparve in sette puntate nell’ebdomadario “Les annales” e poi nel mese di settembre presso l’editore Fayard. Confesso di non averlo letto ma mi sembra centrato su un tema molto curioso: nella città che circonda il porto di Batun, sul Mar Nero, in piena URSS, verso la fine degli anni ‘20 giunge un nuovo console turco, Adil Bey. Egli avverte intorno a lui la presenza di una burocrazia vagamente minacciosa, accende una relazione con la segretaria e interprete Sonia, la quale gli è stata assegnata e vive con un suo cognato membro della “Ghepeu”, la polizia politica sovietica, che cambiò molti nomi, iniziò come “Ceka” e terminò, dopo mutazioni varie come KGB. Adil Bey scoprirà, che come è capitata al suo predecessore, Sonia non solo lo sorveglia ma gli ha fatto accettare anche un potente veleno. Tuttavia lui non l’accusa né la respinge ma anzi, le propone di fuggire clandestinamente al più presto possibile. La ragazza sparisce, il diplomatico fa vistare il suo passaporto dalle autorità, si imbarca da solo su un cargo belga e apprende poi che probabilmente Sonia è stata denunciata e fucilata. Mi pare di capire che si tratti di un Simenon “politico” abbastanza inusuale pure all’interno di una produzione romanzesca estremamente ampia e variata (i 75 romanzi ed i 28 racconti con Maigret sono, come è noto, una piccola parte di quel che lui ha scritto durante una vita frenetica).
Vengo infine alla lunga missiva di Giulio Fedeli, che non vedo da moltissimi anni, da quando, non ricordo esattamente il periodo, venni da lui invitato a presentare dei film in Lombardia (mi pare che una volta la cosa avvenisse all’”Alliance Française” di Milano, ma non sono sicurissimo dei miei ricordi). Grazie per tutte le notazioni su “Salvate la Tigre”, la rubrica del Mercantile e per le informazioni sulla sua visita nell’Agosto del 2002 ad una festa della Raf a Weymouth munito del tesserino di sottufficiale dei “Lancieri di Milano”. E’ un reggimento che non avevo mai sentito menzionare. Ho controllato: è stato fondato il 16 Settembre 1859 come “Cavalleggeri di Milano”. L’anno dopo fu classificato fra i “Lancieri”. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale ed alla Seconda in Albania, e in Croazia. Dissolto dopo l’8 Settembre si riformò nel 1964 e venne definitivamente sciolto nel 1989.
Circa le altre osservazioni di Fedeli concordo sull’indubbio livello del “Dictionnaire du Cinéma” di Jacques Lourcelles (io posseggo l’edizione 1992 di Robert Laffont). Ma è vero che si tratta di un opera programmaticamente e polemicamente “d’autore”, di non facile consultazione per i tipici lettori dei dizionari cinematografici di oggi, che molto spesso debbono urgentemente soddisfare improvvise curiosità di esplicita origine televisiva. Per leggere Lourcelles innanzitutto bisogna accettare Lourcelles. E quindi le sue programmatiche scelte di campo. Per fare un esempio, e per restare in Francia, egli concede il minimo indispensabile (quasi niente) a Eric Rohmer ma in compenso si abbandona ad una lunga analisi (oltre che, come è suo costume, ad un puntuale riassunto della trama) di “Maddalena zero in condotta” film, come si ricorderà girato nel 1941 da Vittorio De Sica e interpretato da Carla Del Poggio, Vera Bergman, dallo stesso Vittorio De Sica, da Eva (o Irasema) Dilian, oltre a grandi caratteristi d’epoca come Amelia Chellini e Pina Renzi. L’analisi di Lourcelles è piena di finezza (parla di “…parfait spéciment du genre des films de collèges féminins né en Italie durant l’époque fasciste.”- cf. Leçon de chimie à neuf heures- genre où ce manifeste les plus souvent l’ascendant social des élèves sur les professeurs). E via variando con grande eleganza di minute osservazioni. Per un film, come appunto questo di De Sica, che in Francia era addirittura inedito e che infatti viene citato con il titolo in italiano.
Ringrazio Fedeli anche per i complimenti che mi fa a proposito di Jean-Pierre Melville e di Pierre Schoendoerffer. In entrambi i casi si trattò di una sorta di debito morale che avevo con i due registi: quello di Melville l’ho riscattato a suo tempo in televisione e quello di Schoendoerffer diversi anni fa  quando riuscì a fargli fare un omaggio, con la proiezione de “L’uomo del fiume” alla Cineteca di Bologna. Venne lui con la moglie (che era stata per lunghi anni giornalista a “France Soir”, quotidiano di grande successo frutto dell’opera di un giornalista popolarissimo in Francia, Pierre Lazareff) e venne anche suo figlio Ludovic, che è attore di cinema anche se non di grandissimo successo (suo fratello Frédéric è un regista di thrillers di livello medio alto: si veda il suo secondo film, “Agents Secrets”, che in italiano ha conservato il titolo francese ed è una elegante riflessione sul mondo stesso delle spie). Mi sono sempre ripromesso di comporre nel Blog (ho i DVD francesi di “317°Battaglione d’assalto” e de “L’uomo del fiume”) un articolato omaggio a Schoendoerffer. Un giorno o l’altro ci riuscirò.
Prendo atto della richiesta di continuare a pubblicare nel Blog mie rubriche e collaborazioni varie. Ed anche del fatto che alcuni desiderano un mio scritto su Maigret. Mi chiedo come affrontare un tema ed un personaggio che sono già stati enormemente ed acutamente analizzati da fior di studiosi. Mi piacerebbe sviluppare un ipotesi “politica”, possibile tecnicamente visto che le date sull’età e sulla collocazione temporale del Commissario, sono molto variate. E cioè: se fosse vissuto dal 1939 al 1935 come se la sarebbe cavata Maigret con gli avvenimenti pubblici a privati che in quel periodo di guerra hanno sconvolto la Francia? E, per andare nei decenni successivi, Maigret sarebbe stato favorevole o contrario a Degaulle? Bisognerebbe riuscire a scrivere un analisi del personaggio che tenga conto dei dati complessivi di cui disponiamo. Mi sembra evidente la collocazione di Maigret come uomo d’ordine, istintivamente seguace del “giusto mezzo”, allevato all’interno d’ un rigoroso ordine sociale. Si pensi alla straordinaria descrizione della sua infanzia di paese, fra il parroco e il padre orgoglioso di essere “l’amministratore del signor Conte”, contenuta in un libro scritto all’ inizio degli anni ’30 (e quindi nella parte iniziale della “carriera” letteraria del personaggio) e cioè “L’affaire Saint-Fiacre”. Se il tema vi sembra interessante gradirei ricevere osservazioni e suggerimenti.
Mi sembra di aver risposto a tutti. Se mi sono sbagliato fatemelo sapere.

4 commenti:

Giulio Fedeli - Villasanta (MB) ha detto...

Che bello scritto! Grazie Claudio, mi sono commosso nel leggere il nome di Manlio Scopigno, nel constatare che - insomma - c'è ancora qualcuno che si ricorda di questi "signori" del calcio. A me, che allora ero tifoso del Monza Calcio (del "Simmenthal Monza"...), farebbe piacere una frase un rigo appena su Gigi Radice, Eugenio Bersellini, l'arcifamoso Nils Liedholm. Proprio con quest'ultimo, credo, la squadra sfiorò la serie A.
Quando tuttavia l'elenco degli allenatori sarà terminato, a me piacerebbe leggere brevi, brevissimi ricordi dei campionati mondiali dove la formazione del Brasile, per esempio, cominciava con Gilmar, Djalma Santos, Nilton Santos ... E che centravanti fu Vavà, che portava la maglia n° 9 ma a segnare erano Pelè e anche Didì? Ti sarà mai possibile illuminarmi un poco pochino?
Splendida l'idea di un "Maigret politico": sì, forza, scrivine. Secondo me sarebbe stato senza dubbio alcuno gaullista.
Quanto ai Lancieri di Milano, vennero ricostituiti -come giustamente ricordi - nel 1964, ma a livello di Gruppo-Squadroni, non di reggimento. Quando io vi prestai servizio, erano il G.E.D.
(Gruppo Esplorante Divisionale) della Divisione "Legnano". Poi, dopo il trasferimento in Friuli, lo divennero della "Mantova". In Cavalleria, come certo sai, la Bandiera si chiama Stendardo, e l'ordine di salire sui carri era "a cavallo"! (Io stesso lo diedi molte volte). L'antenna radio dei carri era ornata di una lunga coda di cavallo (per distinguerci dai Carristi), e gli anfibi di tutti (UU., SU., Truppa) erano forniti -davanti e dietro- di piccoli "ferri" di modo che, marciando, richiamavamo il rumore degli zoccoli dei cavalli.
Grazie ancora, e un saluto nel ricordo di Cucchiaroni (giocava nella Samp, d'accordo, ma sono sicuro che lo ricordi).

Gianni Dello Iacovo ha detto...

Da quel che ricordo Simenon ha scritto libri di Maigret per quarant'anni, il comissario ha sempre avuto più di cinquant'anni (o meglio mi ha sempre dato l'idea di avere più di cinquant'anni)e le sue avventure erano quasi sempre ambientate nel periodo in cui venivano scritte, qualche volta venivano coinvolti nelle indagini magistrati o sindaci ma la politica ne è sempre rimasta fuori. Però se fra trecento anni qualche curioso volesse sapere com'era il mondo nel novecento leggendo qualcuno di questi libri imparerebbe molto di più che da molti trattati

Giulio Fedeli - Villasanta (MB) ha detto...

Caro CGF, mi è tornato in mente un particolare relativo a Manlio Scopigno che - forse - potrebbe aiutare a comprendere meglio il suo soprannome. Il ricordo sicuro è questo: Scopigno tenne, nelle pagine sportive del quotidiano milanese "Il Giorno", una rubrica intitolata "Senza Filtro". C'era il suo ritratto a disegno, credo con la sigaretta in bocca che mandava un filo di fumo.
Fu tra i primi (o il primo) dell'ambiente a scrivere su un giornale?
Tenne la rubrica quando smise di allenare oppure le due attività coincisero?
Cosa potresti aggiungere in proposito?
Grazie.

Rosellina Mariani ha detto...

Poichè un tuo seguace Giulio Fedeli ha citato il Brasile voglio unirmi a lui nel dirti che anche a me farebbe piacere sentirti parlare della squadra brasiliana...Essendo nata in Brasile (riaffermando la mia ignoranza calcistica) ricordo che andavo a scuola alle elementari, appunto in Brasile, dove si cantava una canzoncina che cominciava proprio con i nomi dei 3 grandi calciatori " Vavà, Didì, Pelè...." e devo dirti che, bambina guardavo affascinata quel modo di giocare con la palla del grande Pelè che sembrava una danza ,e veder giocare la squadra brasiliana mi metteva allegria :giocavano per divertirsi, sembravano scanzonati ed erano i più bravi del mondo! e....beh quando ci sono i campionati del mondo ,lo confesso, divento tifosa anche io e...tifo spudoramente per il Brasile!