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24 gennaio 2013

SALVATE LA TIGRE

Pubblico qui la puntata più recente della rubrica, apparsa su Film TV agli inizi di gennaio. Man mano che il tempo passa i ricordi del passato impallidiscono e quindi anche le memorie dei miei "salvataggi". Ma, come vedete, qualcosa mi ricordo ancora...

HUMPHREY BOGART  

Nella puntata scorsa ho ricordato un ciclo di cui sono particolarmente orgoglioso, e cioè quello su Jean – Pierre Melville. Adesso vorrei rievocare un altro ciclo del passato, in onda su Rai Uno dal giugno 1975. Titolo, “Humphrey Bogart: il fascino della solitudine”. Fu facile per me pronosticare il successo divistico in Tv di un personaggio come “Bogey” che, in un’ epoca di rigido monopolio televisivo della Rai, provocò una sorta di entusiasmo nazionale. I film del ciclo furono molti (almeno una decina). Fra di essi ve ne erano diversi, editi a suo tempo ma, visto che avevo la proibizione di far sottotitolare i film, di fatto non utilizzabili perché non si trovava più la colonna del doppiaggio: il più fascinoso, “Il mistero del falco” di John Huston (1941), il più famoso, “Casablanca” di Michael Curtiz (1942), il peggiore, “Agguato ai tropici” ancora John Huston (1942), il migliore, “Il grande sonno” di Howard Hawks (1946). Infilai tutti in un unico calderone di doppiaggio ove la voce di Bogart divenne quella di Paolo Ferrari, abilissimo nel foggiarsi una inattesa tonalità quasi roca. Per quel che riguarda “Il grande sonno” mi ero ripromesso assolutamente di intervenire quando avevo letto in una corrispondenza da Cannes di “Pietrino” Bianchi che il film lo proiettavano in un cinematografo di Rue d’Antibes mentre era vergognosamente assente da anni in Italia. In “Agguato ai tropici” mi sedusse la presenza, nei panni inverosimili di una spia inglese al servizio del Giappone, di Sidney Greenstreet, il favoloso grassone di “Casablanca”. Per questo ultimo film provvidi a far sottotitolare le arroganti parole di “Die Wacht am Rhein” che provocano la rivolta dei francesi nel Caffè di Rick. I disegni della sigla del ciclo, molto belli, furono di mia moglie Elena Pongiglione.

3 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Meno male che qualcosa ti ricordi....( a me sembra che ti ricordi tutto!!!)
L'aver contribuito alla conoscenza dei film di "Bogey" è un altro fiore all'occhiello della tua attività di Capostruttura.Inutile raccontare la mia grande passione per quei film! "Casablanca" lo rivedrei 1000 volte senza stancarmi mai. Mi piacerebbe molto poter rivedere la sigla del ciclo
per ammirare i disegni di tua moglie Elena(straordinaria artista e donna che ti prego di salutare da parte mia)proverò a vedere se è possibile.
Grazie per l'articolo

Gianni Dello Iacovo ha detto...

Ho letto da qualche parte che, nella versione italiana di Casablanca, fu tagliata una scena in cui compariva un fascista italiano, è vero?

Rita M. ha detto...

Nonostante fossi allora una bambina, ricordo benissimo il ciclo, che seguii con incredibile (tale solo per l'età) interesse. Devo evidentemente a Lei il mio amore sviscerato per il cinema classico, e per il leggendario Bogey, la sua insuperata quintessenza. Grazie!