Come sta oramai diventando un'abitudine ecco il testo della puntata di ieri Domenica 17 Febbraio della mia rubrica sul "Corriere Mercantile". Come vedrete il tema è attuale. Per l'esattezza il titolo che avevo posto io al brano era diverso (Sconfitto dal misterioso Festival di Sanremo) ma in redazione hanno preferito cambiarlo e in base a tanti anni di esperienza giornalistica io so che chi "passa" i pezzi e l'impagina è rigorosamente arbitro della "titolazione". E' una vecchia e sana regola del mestiere.
SCONFITTO DALLA GARA DEL TEATRO ARISTON
Non so bene se sono colpevole o se sono benemerito ma proprio nei giorni appena trascorsi mi sono accorto di una cosa che non so appunto se sia un bene o un male. Non ho mai visto, né in televisione né, ancora meno dal vivo, il Festival di Sanremo. Dura dal 1951 e questa è l’edizione n°63 (ricordo ancora, nel “Mercantile” di via Varese il capo-fattorino, il simpatico Pasotti, che, nel 1959 cantava a squarciagola “Ciao Ciao Bambina” e io non ne capivo la ragione). Facendo “zapping” durante i telegiornali mi è capitato di imbattermi in pochi secondi di immagini, magari con Baudo o Mike Bongiorno, ma ne sono subito fuggito. Non partecipando così a un rito che sembra coinvolgere gli italiani in un modo massiccio, e al tempo stesso febbrile e quasi riluttante. E che, in un mondo che si modifica sempre più velocemente, affonda le radici in un passato quasi remoto: si pensi che nel 1951 i Presidenti del Consiglio e della Repubblica erano De Gasperi e Einaudi. Si stava preparando il “boom” economico, che fece dell’Italia qualcosa di particolare nell’Europa del tempo. E poi vennero mille altre esperienze, dalla contestazione giovanile agli anni del terrorismo e, più largamente, alla mutazione dell’Italia in un altro paese, quasi completamente diverso. Il fatto che il Festival duri ed abbia sempre successo significa evidentemente che esso si riallaccia ad una eredità profondamente radicata nelle radici di un popolo, pur notevolmente differente nelle sue componenti, come quello italiano. Si badi, io non ho niente contro nessuno. In particolare la Littizzetto mi sembra possedere autentiche qualità giornalistiche, anche se le sciupa con un eccesso di caratterizzazione attoriale. E Fazio lo conosco fin dai tempi lontani del suo ingresso in Rai, e con me, ancor oggi, è garbato e gentile. Perfino con il proprietario dell’Ariston, Vachino, ho avuto ampi rapporti amichevoli. Ma non ho visto il Festival. Come, in fondo, non ho mai ascoltato i Beatles, se non, per motivi professionali nei due film di Richard Lester da loro interpretati. Eppure ho amato Brassens e le canzoni milanesi di Jannacci.
Devo convertirmi? Sono colpevole o innocente? Forse è meglio che ci pensi l’anno prossimo.
(battute: 2.202)
Claudio G. Fava
4 commenti:
Salve Dott. Claudio G.,
ho inserito il suo blog nella lista dei miei 7 preferiti per il Beautiful Blogger Award.
Qui per capire:
www.confusionari.wordpress.com
Saluti
Emanuele
Caro Fava, dissento.
Non da Lei, ma dal titolista.
Quel "misterioso" era scelta decisamente migliore, tenuto conto del contenuto del pezzo.
Non sono un'appassionata del Festival , ma questo ( non ho visto tutte le serate) mi è piaciuto per eleganza ed ironia e...semplicità e devo dirti mi ha commosso una cosa: secondo me il vincitore morale è stato Luigi Tenco per il modo in cui il vincitore Marco Mengoni ha cantato la sua canzone.
Il Festival (con l'accento grave sulla a,come si diceva una volta) è uno dei "misteri profani" di questo paese.L'ho seguito per filo e per segno da bambino e ragazzino,direi fino al 1972,poi la noia ha preso il sopravvento.Adesso è troppo lungo,troppo kitsch,troppo "ingessato".Nei miei ricordi la valletta che finge di svenire mentre Mike annuncia "I gallinacci!" (1966,i gallinacci in questione erano The Yardbirds,un gruppo inglese che è nella storia del rock),l'agghiacciante suicidio di Luigi Tenco,che tuttora mi pare impossibile,il rimmel sugli occhi di Bobby Solo,Celentano che dà le spalle al pubblico...ma era un'altra epoca.
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