Come ogni settimana trascrivo nel Blog la puntata più recente della mia rubrica ebdomadaria sul Corriere Mercantile (è la puntata di domenica 24/03/2013). Come vedete, constatando che le mie ultime due rubriche si susseguono nel Blog potrete dedurre un fatto ovvio: non ho molto tempo da dedicare al "Clandestino" e me ne scuso con i lettori. Entro un mesetto spero di riuscire a sistemare i miei compiti più urgenti e quindi di riuscire a dare al Blog tutto il tempo e lo spazio che esso merita, con una continuità di applicazione a cui i lettori si erano via via abituati. Molti saluti a tutti.
VISTO CON IL MONOCOLO
PAPA FRANCESCO E I VOTI GESUITI
Ci sono in questi giorni due grandi moti popolari, che possono piacere o dispiacere, ma che è impossibile negare. L’uno è quello propriamente italiano: i “grillini” che hanno ottenuto il 25% dei voti. L’altro è transnazionale e riguarda l’improvvisa popolarità del Papa Francesco. Chi ha seguito in televisione l’”habemus papam” del Cardinale Tauran ha visto che l’iniziale, febbrile attesa della gremitissima piazza San Pietro si è mutata in una percepibile incertezza all’annuncio del cognome Bergoglio, ai più sconosciuto. Ma son bastate poche settimane perché si coagulasse invece intorno al nuovo Papa una sorta di gioiosa e compiaciuta aspettativa, ribadita da mille particolari accadimenti. Confesso, pur col massimo rispetto, che questa sorta di entusiasmo senza confini mi lascia perplesso. Tante cose nel nuovo pontefice che destano entusiasmo, mi sembrano di un vago buonismo che contrasta con la nitida ma consapevole timidezza di Benedetto XVI, ove si celava una complessa superiorità intellettuale. Ecco invece la croce di legno e non d’oro, l’anello piscatorio d’argento dorato, le scarpe nere e non rosse, la tonaca bianca vagamente stropicciata che sembra quasi tolta da un magazzino di costumi teatrali e non progettata e cucita da un famoso negozio romano, eccetera. Tutti atteggiamenti vagamente “semplificatori” che suggeriscono nel nuovo Papa un’eredità che sembra più quella salesiana che quella gesuitica. E’ indubbio che da Benedetto XV (1914) ad oggi i Cardinali in Concistori non si sono sbagliati nello scegliere uomini di indubbio risalto personale e/o culturale (Ratti, Pacelli, Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyła, Ratzinger) ed è quindi probabile che abbiamo ragione anche questa volta.
Una sola, minima curiosità. Ricordo che come gesuita Papa Francesco (perché non Francesco I?) oltre ai tre voti canonici ne ha pronunciato un altro, che deriva evidentemente da Ignazio di Loyola, e cioè quello di un obbedienza totale e incondizionata al Papa, Vicario di Cristo. Come potrà regolarsi adesso il nuovo Papa vincolato da un giuramento di totale obbedienza a se stesso? E l’obbedienza dovuta prima a Benedetto XVI è valida anche dopo l’”abdicazione”?
La teologia mi tenta…
(TITOLO ORIGINALE: IL GIURAMENTO A SE STESSO DI PAPA FRANCESCO I)
2 commenti:
Perchè non approffitta dell'occasione per parlare dei gesuiti nel cinema? Mi sembra che abbiano avuto un ruolo, forse non visibilissimo ma certamente non modesto, sia come personaggi della trama (Philippe Leroy/ Ignazio di Loyola in "State buoni se potete, Mission di Roland Joffe e chissà quanti altri) ma anche in altri ruoli come Padre Arpa...
Interessante la storia dei Gesuiti. Strano ma vero a quanto pare la Chiesa quando si trova in difficoltà ricorre a loro, come già fece in passato durante la Riforma e Contro -riforma.
Molto bello leggere anche i titoli originali dei suoi articoli. Mi ha fatto venire in mente un articolo della rivista internazionale che mi permetto di segnalarle:
http://www.internazionale.it/opinioni/giulia-zoli/2013/03/26/il-miglior-titolo/
E' sempre un piacere leggerla.
LmS
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