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13 maggio 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

Con la solita scadenza settimanale riporto qui il testo della mia rubrica "Visto con il monocolo" apparsa sul "Corriere Mercantile" di domenica 12 Maggio. Molti cordiali saluti a tutti.

VISTO CON IL MONOCOLO

PURTROPPO NON C'E' STATO IL PAPA GIULIO I


É probabile che domenica 12 Maggio, quando queste righe appariranno, i commenti alla morte di Giulio Andreotti siano già stati superati, o in qualche modo aggirati, nella perenne gara di inseguimento delle notizie tipico della nostra epoca. Tuttavia, correndo il rischio di apparire goffo o superato, voglio anche io scrivere un modesto contributo in materia. Andreotti aveva circa 10 anni più di me. Essendo egli stato precocissimo posso ben dire che la mia intera vita, come quella di tanti altri italiani, è stata scandita da infinite notizie su di lui e sul suo cammino. Che io da lontano, e senza minimamente conoscerlo, ho sempre seguito con estremo interesse, persuaso, come ero e come sono, che egli fosse un protagonista essenziale della politica italiana (scriveva anche libri divertenti e informati). È stato forse il nostro Talleyrand, come qualcuno ha scritto (come abilità manovriera, forse, ma non certo come avidità di denaro e di piaceri, vista la sua vita austera) ma sicuramente aveva una caratteristica che lo rendeva diverso da quasi tutti i politici democristiani. Era profondamente romano, ma era anche (limitatamente) italiano. In realtà Andreotti era soprattutto, e in maniera decisiva, vaticano. Se si fosse fatto prete, come tanti suoi amici di giovinezza, avrebbe potuto diventare uno straordinario cardinale- un Segretario di Stato ben superiore anche a quelli più famosi nella carica- e, forse, un Papa. Vescovo di Roma, e notoriamente romanista, sarebbe stato un pontefice profondamente radicato nella città (“…romano lo volemo, o almanco italiano!”) e al tempo stesso istintivamente internazionale come lo furono nel passato tanti ecclesiastici capitolini. Come uomo politico fu naturalmente paralizzato dal fatto di operare in una nazione di grande importanza storica e culturale, ma che in politica estera conta poco o nulla. Dal Vaticano (con cui egli visse in simbiosi sin dalla giovinezza) avrebbe potuto spaziare su tutto l’universo mondo con una autorità a cui la sua scaltrezza ed il suo tempismo avrebbero conferito un “tocco” probabilmente insuperabile. Ha preferito sposarsi ed avere una bella famiglia. Ma ha perso la possibilità di un’avventura esaltante.

3 commenti:

Enrico ha detto...

Mi ha sempre colpito l'intelligenza e l'ironia di Andreotti ma non ammiro il suo percorso politico,almeno quello che ci è stato dato di conoscere.Inquietante il misterioso archivio personale e il fatto che nessun collega,neppure Cirino Pomicino (altro personaggio non gradevole) abbia potuto entrare in casa sua.Mi tornano in mente alla rinfusa le sue frasi :
-"I panni sporchi si lavano in famiglia" dopo aver visto il sublime "Umberto D" (spero che lei e Sanguineti mi diciate che è un falso !)
-Il discorso inaugurale,ridicolmente lungo,col caldo, alle Olimpiadi di Roma 1960
-la frase,che spero non abbia pronunciato "Annamo che questi ce se magnano pure a noi" inviato del governo in Congo dopo la strage e lo scempio dei nostri soldati a Kindu nel novembre 1961
-L'inqualificabile "Se l'è andata a cercare riferito ad Ambrosoli.
Non provo sentimenti positivi nei confronti di Giulio Andreotti,per quel pochissimo che conosco di lui.E mi è piaciuta molto la performance di Toni Servillo ne "Il divo" ("una mascalzonata")

Rosellina Mariani ha detto...

Pur essendo lontanissima dall'uomo politico Andreotti non posso non ricordare un episodio. Quando lo intervistai in occasione dell'uscita del film :"Il divo" gli chiesi se fosse vera la sua frase "Una mascalzonata"a proposito del film. Mi rispose di no: " ognuno è libero di vedere le cose come vuole anche quando non rispondono a realtà..." Bravura del politico? Capacità dell'uomo che sa districarsi in tutte le situazioni? Non so.....eppure mi sembrò sincero....
Grazie per l'articolo

Unknown ha detto...

Sarebbe stato Giulio IV, però, e non I...