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18 novembre 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

In omaggio alla tradizione pubblico nel Blog la mia rubrica domenicale sul "Corriere Mercantile" del 17 Novembre. Colgo l'occasione per far presente che la puntata precedente della rubrica, centrata sulla figura di Anna Maria Cancellieri, ha riscosso solo pareri negativi. A leggere le cronache di Lunedì mattina si direbbe che per la Sig.ra Ministro le cose si mettano male. Per quel pochissimo che vale, la mia simpatia è rimasta immutate e, salvo clamorose smentite del futuro, lo rimarrà.
p.s.
Mi sembra doveroso far presente che le parole in genovese contenute in "Un' Italia tutte di colf e di badanti" possono destare qualche imbarazzo in chi genovese non è. Per una lettura corretta del testo ricordo che, per una convenzione adottata da molto tempo, e che mi ha sempre lasciato perplesso, la lettera "o" deve in realtà leggersi "u", e quindi "Son" si legge "Sun". C'è un altro problema più comprensibile. Esiste in genovese un suono equivalente a quello del francese "j", come in "je", "jour", "jeunesse", eccetera. Tuttavia non si poteva trascriverlo usando la "j", perchè in italiano essa deve leggersi come la "i" normale, e sicuramente sarebbero nati dei malintesi. Allora si è deciso di rappresentarlo con la lettera "x". Che va appunto letta come la "j" francese prima ricordata. Un esempio tipico è una parola che è nel testo della canzoncina. E cioè "caxo", che significa "caso" e dove, pertanto, la "x" si legge come la "j" francese e la "o" si legge "u". Per fare un esempio paradossale Nino Bixio dovrebbe leggersi "Nino Bijo".
Spero di non avervi confuso troppo le idee e passo a ben distintamente salutarvi.

VISTO CON IL MONOCOLO

UN’ITALIA TUTTA DI COLF E DI BADANTI
Durante la guerra, sfollato in campagna fra Novi e Gavi, leggevo molti libri e sentivo molti dischi. La canzone sul retro del famoso “Ma se ghe penso” di Mario Capello s’intitolava “Ciassa de Pontexello”, cioè Piazza di Ponticello (ora è Piazza Dante). Con al centro una fontana, il famoso “Barchì”, ospitato a Piazza Campetto. La seconda strofa della canzone diceva letteralmente: “A dumenega adunansa de servette invexendè/ son vestie cun elegansa, e son tutte profumè/Pontexello, feghe caxo, a diventa trasformâ, in Monteuggio, Breummia (Bromi, frazione di Montoggio), Traxo (Traso, frazione di Bargagli), Martin d’Orba (San Martino d’Orba), Uè (Orero), Arquà (Arquata)”. E concludeva: “Cossa dixe anche a ciù bònn-a? Dixe mà da seu padronn-a”. Per ragioni di spazio non posso allegare anche la traduzione (è stato prezioso l’aiuto linguistico di Maria Vietz). Quel che mi sembra importante è che quell’elenco di piccoli paesi, a volte frazioni di paesi, situate o in Liguria o in Piemonte, è quasi automaticamente indicato come luogo di origine delle cameriere. Chi è vissuto all’epoca sa che questo è rigorosamente vero. Come in tutte le grandi città anche a Genova esse venivano dai paesini dei dintorni: vi esisteva all’epoca un proletariato, prevalentemente contadino, che sino agli anni ’50 ha fornito la base del mercato del lavoro “fisico” d’Italia. Non vorrei sembrare nostalgico di una società padronale che, come si dice, i tempi hanno mutato o annullato. Ma è certo che la sostanziale sparizione di uomini e di donne pone un interrogativo non casuale. Cosa è successo? Le famiglie da cui le cameriere di Piazza Ponticello provenivano sono totalmente scomparse? Anche se le nascite si sono ridotte il destino di centinaia di migliaia di uomini e di donne rimane misterioso. Hanno tutti e tutte rifiutato in blocco un lavoro servile divenuto umiliante nella considerazione dei più? Si sono tutti laureati in filologia romanza o in ingegneria elettronica? Nella pratica della vita italiana il loro posto è stato occupato da immigrati dei due sessi: Peruviani, Ecuadoriani, Ucraini, Filippini, Rumeni e Moldavi, un popolo intero di badanti che tiene in piedi un’Italia invecchiata e misteriosa.

1 commento:

Rosellina Mariani ha detto...

Mio padre non sopportava la sua badante:era dell'Ecuador, non la sopportava per mille motivi: era vivo in lui il desiderio di indipendenza ma soprattutto mi diceva : "non parla italiano...è insopportabile"... (in realtà parlava italiano con l'accento del suo paese).Hai ragione caro Claudio dove sono finite le cameriere italiane?