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30 gennaio 2013

A DOMANDA RISPONDE



Vado, nell’ordine partendo dai post del 15 Gennaio via via fino agli ultimi del 28 Gennaio.



Ringrazio Giulio Fedeli per le precisazioni sugli usi della Cavalleria Corazzata. Me ne aveva parlato un collega che aveva prestato servizio in un reggimento un tempo famoso (Nizza? Genova? Savoia?, non ricordo) e mi aveva parlato anche lui del comando “a cavallo” per salire sui carri. Non sapevo, e trovo divertente, il particolare dei “ferri” che simulavano i rumori degli zoccoli dei cavalli. Su Scopigno confesso di non sapere altro che quello che ho scritto mentre ricordo molto bene Tito Cucchiaroni, che ho visto giocare nella Sampdoria; non vorrei sbagliarmi ma mi sembra fosse un ala sinistra. Proveniva dal Boca Juniors e poi dal Milan. Nella Sampdoria c’è stato (ho controllato) dal 1958 al 1963. Cinque anni durante i quali ha evidentemente affascinato i sampdoriani, visto che gli hanno dedicato un Club, credo molto attivo. Come dicevo l’ho visto giocare ma non mi ricordo nulla di lui. Cambiando argomento vedo che Fedeli trova “splendida” l’idea di un “Maigret politico”. Sto meditando (ma è uno stimolo che forse non si concreterà mai) un racconto ambientato nel 1943, e quindi più o meno in linea con i presunti dati “biografici” riguardanti il Commissario. Maigret dovrebbe venire a far parte nel 1943, ovvero un anno prima della liberazione di Parigi, di una organizzazione segreta aderente alla Resistenza chiamata “Honneur de la police”, che si prefiggeva di combattere i tedeschi e di sfatare l’aria di collaborazione che i “flic” avevano largamente praticato, a partire dal 1940, anche in quelle zone della Francia, come appunto Parigi, comprese sin dall’inizio nel territorio direttamente occupato dai tedeschi e quindi formalmente sottratto all’autorità della cosiddetta “Francia di Vichy”. Dal canto suo Gianni dello Iacovo mi trova concorde quando dice che “se fra trecento anni qualche curioso volesse sapere come era il mondo nel Novecento leggendo qualcuno di questi libri (appunto dai Maigret) imparerebbe molto di più che da molti trattati. Infine vorrei ricordare alla sempre presente Rosellina che “Vavà, Didì, Pelè” furono parte di quel favoloso attacco brasiliano con Garrincha (che meritò un documentario intitolato appunto “Garrincha, alegria do povo” cioè “Allegria del popolo”) all’ala destra. Come è noto egli era in grado di dribblare tutti grazie ad un ginocchio difettoso. Quell’attacco strepitoso imparammo a conoscerlo attraverso la televisione svedese nel 1958, grazie alla quale prendemmo conoscenza di tre personaggi fondamentali nel calcio post-bellico come Gren, Nordhal e Liedholm, divenuti di casa anche in Italia. Quel Brasile era, dal punto di vista etnico, un Brasile, non so come dire, all’antica. I neri erano nerissimi, come i due strepitosi difensori Djalma Santos e Nilton Santos, e gli europidi erano bianchi, come ad esempio Bellini. Come è noto i fuori classe brasiliani di oggi sono razzialmente intermedi: fisionomie fra l’europeo e l’africano e pelle scura di una coloritura che mi sembra tipica del calcio “do Brazil”. Potrei continuare ma rischierei di abbandonarmi ad un soliloquio calcistico (mi limiterò a ricordare che l’incredibile conferenza stampa di Trapattoni è facilmente rintracciabile in Google: si conclude con la frase “Ich habe fertig” che a quanto sembra in tedesco non esiste e che è diventato un errore famoso).

Venendo ad altri argomenti ringrazio Enrico per i suoi ricordi su Urania (confesso di essere andato a vedere il sito che lui mi ha segnalato). In una delle prime copertine ho rintracciato un romanzo di cui mi ricordo benissimo la trama ma di cui non ricordavo il titolo, e cioè “Il pianeta dei Mog”. Come sempre grazie a Giorgio di Roma che apprezza la mia rubrica sul Mercantile. Per quello che riguarda il mio articolo su Bottai, mi auguro che tutti abbiano visto che il testo tratto dal diario dello stesso Bottai è stato riproposto nel Blog da Doretti in modo ora assolutamente leggibile. Attendo la tesi di Rosellina Mariani sul tema “Gli intellettuali italiani di fronte al fascismo” e mi fa piacere che possa vedere in internet il sito con i disegni di mia moglie Elena Pongiglione. Venendo a Gianni dello Iacono gli confermo che nella copia originale di Casablanca esisteva un piccolissimo frammento, in cui scodinzolando a fianco del terribile maggiore tedesco (interpretato dal grande Conrad Veidt) appariva un ometto con una divisa che sembrava quella di un guardiano d’albergo libanese. Avrebbe dovuto incarnare l’equivalente italiano dell’ufficiale tedesco, essendo i due i rappresentanti della Commissione di Armistizio. Credo che per pudore patriottico in Italia (si tratta di pochi secondi) il frammento sia stato tagliato sin dalla prima apparizione di “Casablanca” e mai più restituito. Non so come mai ma è sempre andata così. E confesso che anche io, nei miei interventi di “restitutio in integrum”, mi sono sempre dimenticato di occuparmi del problema.
Infine, per quel che riguarda l’articolo su Gianni Agnelli e Alberto Sordi, confermo ad Enrico che questo ultimo era un personaggio straordinario e, in certo modo misterioso. Io ho avuto con lui una certa dimestichezza, avendo scritto su Sordi un libro via via sempre aggiornato sino al momento dei funerali (ho provato una certa vanità quando Goffredo Fofi, che ha scritto anche lui un libro su Sordi, me lo ha inviato con una dedica in cui dice che grazie al mio lavoro ha risparmiato metà della fatica). Tuttavia i rapporti fra e me e Sordi furono sempre formali e corretti. Ci siamo sempre dati del Lei, in un ambiente come quello dello spettacolo romano in cui tutti si danno del Tu, ma mi ha concesso la possibilità di sbirciare nella sua complessa psicologia. In certo senso un ritratto pieno dell’uomo è quello che vien fuori da un film che avevo sottovalutato all’inizio come il Marchese del Grillo e che invece è un piccolo capolavoro e, in certo modo, rispecchia anche la “crudeltà” di Sordi e il suo gusto freddo per le burle. E inoltre la sua fedeltà “politica” di cattolico romano all’antica. “Caro Fava” mi disse una volta “si ricordi che l’ultimo Papa è stato Pio XII”. E aggiunse (c’era ovviamente Giovanni Paolo II) “Ma questo Papa polacco quando dice: LA MATONNA, cosa fa, bestemmia?”.
Mi fermo qui ma potrei continuare ancora per molto. Ringrazio Bollicine per i suoi complimenti ma purtroppo non posso accontentarlo a proposito di Adriano Olivetti, che era, credo, un genio ma che non conosco abbastanza.



Molti cari saluti e ringraziamenti a tutti.

2 commenti:

Enrico ha detto...

Due aneddoti :
A proposito del gusto di Sordi per la presa in giro malignetta : grande platea (Taormina?), sul palco Carlo Mazzarella e Sordi.Mazzarella fa una domanda lunga e articolata.Silenzio.Sordi lo guarda,lo riguarda e se ne esce con "Ammazza quanto se' bbrutto,a Mazzarè"

Didi-Vava-Pelè : quando a Napoli giocava Jarbas Faustino Canè sugli spalti svettava questo striscione : "Didì Vavà e Pelè site a' uallera 'e Canè".Da amici partenopei ho avuto varie traduzioni di "uallera" ,tutte piuttosto volgari

Rosellina Mariani ha detto...

Grazie per le divagazioni sul calcio brasiliano ( i miei ricordi infantili arrivano anche a Garrincha!) .E grazie anche per il tuo interessamento alla mia tesi che ti spedirò appena possibile.