OLIMPIA
VEDO NUDO
di Dino Risi
Italia/Francia - Technicolor Superpanoramico –
Anno: 1968 - Soggetto: Age e Scarpelli – Scenegg.: Age, Scarpelli e Dino Risi - Foto: Sandro D’Eva – Mus.: Armando Trovajoli– Scenogr.: Luciano Ricceri - Mont.: Alberto Gallitti – Interpreti: Nino Manfredi, Sylva Koscina, Veronique Vendell, Enrico Maria Salerno, Umberto D’Orsi, Daniela Giordano, ecc. – Prod.ne: Pio Angeletti e Adriano De Micheli per Dean Film/Jupiter General Cinematografica – Distr.ne: Titanus
Regia: 6 – Scenario: 4 – Fotografia: 7 – Attori: 7 – Media voto: 6.
Dino Risi è forse il più attendibile dei nostri medi registi di umori satirico-giocosi, ma non sempre è in forma. Come gli è accaduto qui. Dove, ha disordinatamente accatastato sette episodi, di varia lunghezza e di ineguale ispirazione, quasi tutti banali e volgari, uniti solo dalla presenza di Nino Manfredi, che di tutti e sette è il protagonista- e da una vaga idea comune che è quella di variare farsescamente o grottescamente intorno al nudo e al sesso. In realtà, basta vedere quanti sono gli autori del soggetto, per capire come sono andate pressappoco le cose. Tante idee diverse, ed un praticone per buttarle giù in forma di trattamento. Sicché non c’è il minimo rapporto di ispirazione, se di ispirazione si può parlare, fra l’una e l’altra, né di resa, né di tensione. E il film si risolve, eccezion fatta per un caso, in un disordinato “collage” di mediocri e assurde situazioni, a volte barzellette dilatate a volte novellette inani. Nonostante la bravura discreta e duttile di Manfredi, che fa del suo meglio da quel comico di talento che è, e che conosciamo ormai da tempo.
Anche Risi dirige, nei limiti del possibile con gusto, ma lavora su una materia inerte e spesso volgare, indegna di un autore di buon valore professionale come è ormai da anni,
Ed ecco, sinteticamente, i sette episodi:
“La diva” – Sylva Koscina accompagna in macchina, in ospedale laziale, un ferito grave, vittima di un incidente. Il primario, gli infermieri e i malati, per seguire e acclamare l’attrice, lo lasciano senza cure. Aneddoto banale e tirato via.
“Processo a porte chiuse” - Un contadino è accusato di aver usato violenza carnale ad una gallina. Interesserà i cultori di deviazioni sessuali, ma a parte ciò è assurdo e folle.
“La doppia vita – Ercole, impiegato postale romano che nell’ intimità si veste e si comporta femminilmente, intrattiene una relazione epistolare, firmandosi Ornella e fingendosi donna, con un impiegato torinese, Carlo Alberto. Questo capita a Roma e Ercole deve fingersi il fratello dell’ inesistente Ornella, per giustificare la sua presenza in casa. Curiosamente, nonostante l’implicita scabrosità del tema, è proprio questo l’episodio migliore, meno abborracciato degli altri, non volgare, quasi privo di compiacimento e stranamente crepuscolare. In gran parte per merito di Manfredi, che evita qualsiasi facile tono parodistico.
“Il guardone” – La parola è romanesca e sta per l’europeo “Voyeur”, il teme riguarda un tizio miopissimo, che crede di spiare una donna nuda che si spoglia nella casa di fronte e non d’accorge di vedere se stesso allo specchio. Vale quel che vale, lo spunto, cioè pochetto, ma almeno l’episodio è assai breve.
“L’ultima vergine” – Timida ragazza di provincia piglia un allocco di operaio dei telefoni per un terribile assassino di donne e gli sacrifica la sua verginità. Meno di una barzelletta.
“Il maniaco ferroviario” - Un toscano, con moglie tedesca, soffre di erotismo ferroviario, cioè ama sdraiarsi sui binari e farsi passar sopra le locomotive. Surrealismo da retrobottega.
“Vedo nudo” – Direttore di una agenzia pubblicitaria specializzata nel lancio di articoli attraverso il nudo femminile, ha uno “shock” e vede tutte le donne spogliate. Va in Svizzera, viene curato, guarisce e vede nudi tutti gli uomini. All’inizio, presumibilmente, questo era il tema dell’intero lungometraggio; e poi lo si è ridotto ad un frammento . non sarebbe stata una cattiva idea, se non avessero girato egualmente il resto del film.
c.g.f. (“Corriere Mercantile”, 21/04/1969)
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