Ringrazio Puronanovergine (curioso pseudonimo) ed Enrico per i complimenti che mi inviano. Per quel che riguarda Pozzo e Garbutt mi par di ricordare che essi furono riluttanti protagonisti, di una avventura libertina della nazionale di calcio, credo a Marsiglia. Quando di fronte ai risultati poco entusiasmanti della prima partita, (l’Italia aveva battuto la Norvegia 2-1 ma la squadra scandinava era allora molto periferica e la vittoria striminzita risultava poco incoraggiante per una Nazionale che aveva vinto il Campionato nel 1934) i giocatori si ribellarono. Reduci dal severo clima di reclusione adottato da Pozzo nel ritiro de L’Alpino, inviarono ai superiori una specie di cellula sindacale. I componenti fecero presente che non ne potevano più del clima di astinenza a cui erano stati condannati. Un autorità federale ed anche politica (il generale Vaccaro che era appunto tenente generale della M.V.S.N.) prese in mano la situazione con criteri militareschi. Non so se si trovasse già a Marsiglia o se ci fosse andato apposta. Comunque credo che per una sera la Federazione italiana abbia noleggiato in esclusiva la migliore “maison de passe” della città (quella cui Brera allude con fiorita vocazione maupassantiana). Alla prima partita successiva i calciatori italiani, soddisfatti e rinvigoriti, vinsero in modo netto, per 3 a 1, una partita calcisticamente e politicamente molto importante contro la Francia.
Sono sicuro di aver letto questa storia fra il militaresco e il libertino, ma non ricordo più dove e quando, forse proprio nelle pagine di Gianni Brera. Spero che la memoria non mi inganni e mi sembra che l’arrivo di un generale (sia pure della Milizia) ribadisca in modo creativo la vocazione creativa da sottufficiale dell’Impero dell’ottimo Garbutt.
Per quel che riguarda il tifo degli italiani emigrati in Francia, credo giusto che vi siano state due reazioni. Una automaticamente patriottica e l’altra apertamente politica, proprio in funzione di un’ampia colonia nostrana, ove erano numerosi sia i lavoratori generici che, in minor misura, quelli apertamente fascisti (esisteva una specifica organizzazione dei Fasci italiani all’estero) e quelli esplicitamente antifascisti, in buona parte nati da una emigrazione forzata di fuoriusciti politici.
Mi pare invece strano che sia stato suonato l’Inno di Mameli, che solo nel 1946 è diventato, con la proclamazione della Repubblica, l’”hantem” ufficiale dell’Italia, sia pure formalmente proclamato in epoca recente. Sotto il fascismo venivano normalmente suonati due inni. Quello nazionale in senso stretto, e cioè la “Marcia Reale”, e quello che ufficiosamente il fascismo aveva fatto diventare una sorta di inno parallelo e chiaramente di parte, e cioè “Giovinezza”. Mi sembra pertanto poco probabile che il Protocollo francese, ammesso che abbia fatto eseguire sia la “Marcia Reale” che “Giovinezza”, ne abbia anche aggiunto un terzo. E vero che i francesi in genere ci considerano un popolo a forte vocazione musicale (“Le pays du Belcanto”) ma questo mi sembrerebbe troppo…
2 commenti:
Sugli inni suonati ha sicuramente ragione Lei.
Ho riportato l'episodio della reazione degli esuli italiani avendolo ascoltato (o letto) molti anni orsono (inserendovi arbitrariamente, per ignoranza, l'inno di Mameli).
p.s. lo pseudonimo PuroNanoVergine deriva dalla Pura Lana Vergine adattata al sottoscritto, o più precisamente al mio alter ego in rete, ovvero un nanetto di un metro e diciotto di bassezza, assolutamente imbranato con "l'altra metà del cielo" e dotato (forse) di un animo puro.
Ogni tanto riguardo le belle imagini della vittoria 4-2 sul'Ungheria in finale.Con Giorgio Sarosi capitano dei danubiani, gran signore,e Peppin Meazza,non un capello fuori posto,che fa il saluto con blanda scioltezza nel ricevere la coppa Rimet dal Presidente Lebrun.Ancora Gioànn Brera mi ricorda che Nearco aveva vinto lo stesso anno l'Arco di Trionfo e Ginettaccio Bartali il Tour de France.Lebrun non potè che commentare "Ils gaignent tout,ces Italiens!"
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