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15 gennaio 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE


VISTO CON IL MONOCOLO

Come ormai è d'abitudine ricopio qui l'ultima puntata della mia rubrica "Visto con il monocolo" pubblicata domenica 13 Gennaio 2013 nel "Corriere Mercantile". 
Buona lettura a tutti.


Terza ed ultima puntata della rubrica sugli allenatori italiani di calcio visti come eredi della commedia all’italiana. Avevo pensato di ricostruire il giuoco dei licenziamenti e delle assunzioni limitate al presente campionato di serie A, ma ho visto che un elenco minuzioso mi porterebbe via troppo spazio. Mi limito ad allineare i nomi che hanno partecipato al girotondo a partire dal settembre 2012: Sannino e Gasperini, Di Carlo e Corini, Ficcadenti e Pulga, De Canio e Delneri, Stroppa e Bergodi, Cosmi e Iachini, Ferrara e Delio Rossi, senza contare Carrera e Alessio che hanno via via sostituito Antonio Conte tornato sulla panchina della Juventus a partire dal 9 dicembre 2012.
Fra tutti uno dei più interessanti come capacità attoriali risulta Delio Rossi. In condizioni normali sembra un riminese dal volto introverso. Ma spesso a partita iniziata si trasforma e comincia a maciullare un “chewing gum”(non so se lo fa anche alla “Samp”) tuttavia non con la compita devozione celtica dello scozzese Sir Alex Ferguson, da quasi 27 anni trionfale manager del Manchester United. Bensì con una sorta di rabbia orale che gli deforma completamente il volto. Per lunghi minuti si tramuta in una sorta di semi – vecchietto automasticante, in preda ad una furia tribale di cui non si colgono esattamente i confini religiosi e rituali (lo confesso, a me fa impressione). Un elenco ben più grande sarebbe quello degli allenatori “fired” non solo nell’ultima stagione ma da qualche anno a questa parte, ma anche qui lo spazio non me lo consente. Mi limiterò a citare quella sorta di perenne esame visuale e sonoro rappresentato dalle conferenze stampa a cui gli allenatori debbono sottoporsi (per la Rai, per Sky ma anche per molte televisioni locali) a partita terminata. Da un lato vien fatto di rilevare con interesse i modelli linguistici a cui essi, consciamente o inconsciamente, si attengono. Scomparsa la generazione degli allenatori “nature”, in vigore sino agli anni’80, ci troviamo qui in presenza di un idioma unificato, che rimbalza nelle loro bocche da quello dei giornali sportivi e viceversa. Dall’altro avvertiamo il tormento di un rito che spesso è imbarazzante e a volte feroce.
Gli italiani guardano e si divertono.

3 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Ammiro la tua grande capacità di rendere piacevole ed interessante un articolo sul calcio anche per chi ,come me , è molto ignorante sull'argomento! Complimenti e grazie

Enrico ha detto...

Mi torna in mente la pirotecnica conferenza stampa di Trapattoni quando allenava in Germania e criticò (in un tedesco improbabile) il suo malcapitato giocatore Strunz

Rosellina Mariani ha detto...

Grazie di avermi dato l'opportunità di vedere il film " La verità su Bebe Donge" con il cofanetto della Cineteca di Bologna.
E' un film che non riesco a immaginare a colori tanto è carico dell'atmosfera che gli trasmette il bianco e nero.
Strordinari gli attori e straordinario il racconto! Devo dire che Simenon al cinema è un gran bel vedere!
Grazie ancora