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6 maggio 2013

E' DIFFICILE CONVIVERE CON UN (QUASI) OMONIMO PIÙ GIOVANE

Credo di dovere un minimo di spiegazione ai miei lettori. Da tanti anni convivo con un' ombra umana, che nella realtà è un giornalista siciliano mio quasi omonimo. Si chiama Giovanni Giuseppe Claudio Fava ed è nato a Catania il 15 Aprile 1957. Suo padre (incredibilmente si chiamava Giuseppe, proprio come mio padre) era anch'egli un giornalista, che si dilettava di politica e di calcio e che, proprio per la sua militanza politica, venne ucciso nel 1984 quando dirigeva la rivista "I Siciliani". E' convinzione comune che egli abbia disturbato troppo la mafia e che questa abbia provveduto a sopprimerlo. Con Fava (chiamato abitualmente Pippo) eravamo diventati amici quando, non so più in quale Festival del cinema (mi pare a Sorrento) l'ufficio stampa continuava a confonderci inviando all'uno i comunicati indirizzati all'altro, con il risultato che avevamo incominciato a frequentarci. Il suo nome, uguale a quello di mio padre (che però in famiglia era chiamato non Pippo ma Peppino) mi aveva turbato da quando avevo scovato la sua firma su "Tuttosport". Quando nel 1970 mi trasferii a Roma per lavorare alla Rai, Pippo, che si trovava spesso nella Capitale per motivi di lavoro e credo anche per motivi personali, veniva sovente a trovarmi in ufficio. Conservo ancora uno dei suoi libri con una dedica affettuosa. Suo figlio sapevo che esisteva e che si chiamava come me (anche se controllando su Google ho appreso che Claudio è solo il suo terzo nome dopo Giovanni e Giuseppe). Di fatto non l'ho mai incontrato salvo una volta che lo sfiorai occasionalmente in un aeroporto  e lui venne verso di me tendendomi la mano e dicendo qualcosa come: "a questo punto...".
Da molti anni le nostre carriere si sfiorano, senza nessuna occasione d'incontro, ma essendo ognuno dei due consapevole dell'esistenza dell'altro. Ma da quando la posizione professionale e politica di Claudio Fava è diventata più visibile e ben più importante della mia (attualmente è deputato e portavoce di SEL, il movimento che fa capo a Niki Vendola) le occasioni di citazione e quindi di confusione sono diventate più palesi. Non è un caso che in Google a volte risultino mescolate le sue e le mie opere (quando vinse un premio per la sua partecipazione alla costruzione ed alla sceneggiatura del film "I Cento Passi"di Marco Tullio Giordana, io ricevetti una telefonata non so da dove di un signore misterioso che mi disse pressapoco: "Sapevo che lei si interessa di cinema ma non che si occupasse anche della lotta contro la mafia. Molti complimenti per I Cento Passi").
L'unica cosa che mi salva da una (quasi) omonimia è l'abitudine che presi da giovanissimo, pressapoco a diciotto anni, di firmarmi "Claudio G.", affascinato dal doppio ma brevissimo secondo nome di tanti scrittori americani. C'è indubbiamente una sorta di curiosa predestinazione in questa vicinanza di denominazioni, vista la scelta operata dall'"altro Claudio" di usare il suo terzo nome come se fosse il primo. Ma indubbiamente il mio desiderio di differenziarmi da lui, sia per ragioni di età (ho 28 anni più di lui) che per ragioni politiche, resta, mi sembra, assolutamente legittimo. E mi auguro che i miei lettori lo comprenderanno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Claudio G. Fava, Unico e INCONFONDIBILE!
p.s. è morto Andreotti. Non vedrà mai il lavorone di Sanguineti compiuto!!!

Rosellina Mariani ha detto...

Non c'è bisogno di sottolineare la differenza, è implicito nel tuo nome: Claudio G. Fava e dietro a questo nome c'è una persona unica e straordinaria appunto Claudio G. Fava.