E QUALCHE PRECISAZIONE SU AUDIARD.
Approfitto del post inviato (16 agosto) da PuroNanoVergine (grazie per i complimenti) confermando che Michel Audiard (1920 - 1985) è il papà di Jacques e che, tutto sommato, è più noto del figlio. In quanto all’opera di Michel (che dal 1950 al 1978 ha trovato anche il tempo di pubblicare 10 romanzi) vorrei ricordare che in molti casi i suoi dialoghi alla moda (che attingevano furbescamente al linguaggio corrente ed alla tradizione del teatro di “boulevard”) sono stati determinanti nel successo dei film. Nei prossimi giorni cercherò di rileggere il romanzo di Simenon (credo di non averlo più avuto nelle mani da decenni) ma sin da adesso sono quasi sicuro che tutta la parte, diciamo retrospettiva del film, e in particolare il discorso alla Camera di Gabin (raro pezzo di bravura), sia un’invenzione di sceneggiatura e quindi, in modo decisivo, risalga a Audiard dialoghista (se dovessi essermi sbagliato cercherò di correggermi).
Senza citare tutti i titoli dei singoli film, alcuni dei quali sono stati grandi successi di cassetta, vorrei ricordare che Audiard ha lavorato per quasi 40 anni, cioè dal 1949 al 1985, con un ampio manipolo di registi spesso presenti di diritto nell’elenco dei più redditizi nel cinema francese. Mi limiterò a ricordare André Hunebelle, Christian – Jaque, ovviamente Henri Verneuil, Gilles Grangier, Denys de La Patellière, Henri Decoin, Jean Delannoy, Julien Duvivier, Jacques Deray, Pierre Granier – Deferre, Georges Lautner, Yves Allégret, Philippe de Broca, Josè Giovanni, Robert Enrico, Claude Miller, Claude Sautet, eccetera. In quanto agli incassi propriamente detti – in Francia si calcola in “entrées”, cioè in biglietti venduti - va ricordato che dal 1953 al 1983 i film a cui ha lavorato Audiard hanno fatto incassare una somma enorme. Il più redditizio, “Fate largo ai moschettieri” (1953) di Andrè Hunebelle realizzò 5.534.739 “entrées”, quello che ha reso meno è “Quando torna l’inverno” (1962), proprio di Henri Verneuil, che ha reso “soltanto” 2.416.520 “entrées”. Va detto che in questi (quasi) quattro decenni di attività Audiard (lo ricordo: è morto a soli 65 anni) ha trovato anche il tempo per dirigere 8 lungometraggi, di cui naturalmente ha firmato sceneggiatura e dialoghi, e di concedersi ben 7 apparizioni come attore. Come si vede una carriera fittissima di impegni, per cui mi pare giusto che egli sia ricordato anche dagli spettatori più giovani.
8 commenti:
La ringrazio per la risposta "personalizzata" :-)
Buon sabato
Moreno PNV
Mi interessano tutti i tuoi articoli, ia quelli che parlano di cinema (la mia passione) sia gli altri.
grazie sempre per tutto quello che scrivi
"il Profeta" di Michel Audiard secondo me è un fim straordinario
Concordo con R.Mariani sul giudizio de Il Profeta.
Trovo invece strano il dato di "entrate" relative al film con la coppia Gabin - Belmondo. Non erano forse , con Delon , i più noti e seguiti attori di Francia del periodo ?
Tutti gli interventi di cinema (specialmente francese) e di storia mi interessano personalmente e spesso mi piace commentare. Leggo comunque tutti gli interventi.
"Il profeta" di Jacques Audiard , scusate il refuso
Sono rientrato poche ore fa da Parigi, dove per dieci giorni non ho toccato né giornali italiani, né 'ordinateur'. Mi ha fatto un piacere immenso - immenso Claudio G. - leggere così estesamente di cose francesi, e che passione, che precisione... . Grazie di cuore. Naturalmente sai meglio di tutti che 'quella' Francia', la tua Francia, la mia Francia, non esiste più.
Permettimi solo qualche rigo per un paio di divagazioni. Vedo, per esempio, che sono sempre più solo nel trovare che Jean Gabin sia stato un filo (un filo piuttosto robusto, via) sopravvalutato. Lo trovo grande nel Clan dei Siciliani, dove però molto aiuto gli arriva da Nazzari.
No, ho sempre preferito e trovato supremamente belle, affascinanti e brave le attrici: sia chiaro quelle di "quella" Francia", da Danielle Darrieux a Micheline Presle, dalla divina Martine Carol (la donna più bella del mondo?) alla fascinosa Anouk Aimée, a Nathalie Delon.
A proposito invece del servizio militare di Gabin, mi pare abbia avuto luogo in Marina (nella "Royale": sei probabilmente l'unica persona in Italia a sapere che essa viene chiamata così...).
So per certo che le sue ceneri sono state disperse in mare alla presenza di Alain Delon (che ne ha fatto un racconto commovente e 'virile', pubblicato non ricordo più dove).
Per te sarà facile accertare se c'è un errore da parte mia: non sarà che Gabin teneva molto al mare perché aveva lavorato nella mercantile? Grazie per la risposta.
Un'ultima domanda, che rivolgo però in primo luogo a Rosellina Mariani (e prometto di uniformarmi al suo parere): mi frulla per il capo l'idea che Jean Sorel sia più bravo di Alain Delon!
Ho torto o ragione ?
Ancora grazie e saluti a tutti i Clandestini.
Grazie a Giulio Fedeli che richiede un mio parere su due grandi del cinema Alain Delon e Jean Sorel. Ho sempre pensato che Jean Sorel sia un ottimo attore, ma , devo essere sincera :il Delon di "Rocco e i suoi fratelli", del "Il Gattopardo" e di "Borsalino" per me è impareggiabile ed ogni volta che mi capita di rivedere quei film rimango ferma nel mio giudizio! Un caro saluto
Molto bello l' intervento di Fedeli. Trovo però (quasi?) provocatorio il quesito finale. Giudico Jean Sorel un attore discreto ma assolutamente troppo "educato" per reggere il confronto con Delon. Probabilmente i due sono stati, con Jean Marais, le bellezze maschili più "fulgide" di Francia ( su Gerard Philipe il discorso forse sarebbe diverso). Delon per me resta un attore sottostimato.
Non esiste nella storia del cinema attore che abbia avuto la sua filmografia nella prima parte di carriera. Nel dodicennio tra il 1960 e il 1972 ha preso parte a capolavori memorabili rivelando sempre un fortissimo carisma giovanile. Fu precocemente grande e precocemente gettò via la sua stella, ma penso soprattutto a due interpretazioni, sotto lo stesso grande regista, che fanno comprendere tutto il suo talento precedente i 30 anni : Plein soleil e Quelle joie de vivre, due differenti ed egualmente memorabili prestazioni. Due fra le tante. Spiace a tutti che sia artisticamente maturato e invecchiato oggettivamente male.
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