Eccezionalmente, per un disguido tecnico, la mia abituale rubrica domenicale sul "Corriere Mercantile" è stata pubblicata dal giornale solo oggi lunedì. E comunque il giorno in cui sono abituato a riportarla nel Blog, per cui, sotto questo profilo no vi è alcuna differenza.
Ecco quindi il brano della rubrica rigorosamente vietato (come in fondo, seppur in modo meno brusco, si dice anche nel testo) a chi non ha l'abitudine di seguire in televisione i principali avvenimenti calcistici.
Ecco dunque, per gli appassionati...
VORREI SENTIRE DI NUOVO BRUNO PIZZUL
Premetto che la puntata di oggi può interessare soltanto chi segue il calcio (altrimenti rischia di annoiarsi). Ho visto per caso una trasmissione di Rai Sport che rievocava “90o minuto”. Immagini sfuocate e flebili di volti un tempo famigliari, a cominciare da quello di Paolo Valenti, (uno degli ideatori insieme a Maurizio Barendson), che condusse poi la trasmissione sino al 1990 quando morì. A fargli corona molti volti di cronisti di sport, bravi o mediocri che fossero, divenuti famosi all’epoca fra gli appassionati perché apparivano regolarmente ogni settimana a introdurre brevi frammenti documentari sulle singole partite. Qualche nome? L’epico Tonino Carino (poverino, è morto nel 2010) Gianni Vasino e Giorgio Bubba, entrambi provenienti da Genova (con Bubba ricordo di aver fatto un viaggio in treno da Nizza, e non so perché), Beppe Viola (morto nel 1982, mentre stava montando un servizio su una partita) e poi, a caso, Emanuele Giacoia, Ferruccio Gard, Marcello Giannini (un toscano che sembrava sempre arrabbiato), il romanzesco Luigi Necco, da Napoli, (fu ferito nel 1981 prima di una partita) Cesare Castellotti, Franco Strippoli, Italo Kuhne, eccetera eccetera. A rivederli adesso sembrano provenire da un’epoca remota e ripropongono un’idea, come dire, ministeriale del calcio, la stessa che reggeva alcuni notissimi radio-telecronisti d’epoca, tutti eredi di Nicolò Carosio: Ameri, Martellini, Provenzali (anche egli scomparso; con lui ho diviso una cattedra in un corso universitario di giornalismo) eccetera. Per anni ci hanno abituato a delle cronache, tecnicamente esatte, forse un po’ ovvie a momenti, ma certo di grande competenza professionale. Vien fatto di raffrontarle con quelle attuali che si ascoltano su Sky: da un lato incomparabile superiorità tecnica e incredibile numero di partite trasmesse contemporaneamente ma dall’altro fastidiosi rumori in diretta che spesso coprono le voci dei cronisti. I quali sono due, l’uno descrittivo e l’altro “tecnico”: col risultato che spesso non si capisce niente e si perde completamente il filo di quel che vi dicono le immagini.
Confesso di avere una grande nostalgia di Bruno Pizzul e della sua intelligente diligenza friulana.
2 commenti:
Le telecronache di Carosio oggi appaiono notevolmente laconiche (memorabile quella di Italia-Israele con i presunti anatemi al guardalinee etiope con cui si giocò il posto per i turni seguenti dell'Italia),ma ricordo anche una frase che da ragazzo mi parve ridicola "Ecco Haller che saltella per il campo palleggiando di fino" che voleva essere laudativa ma dipingeva l'attaccante di Augsburg come un demente giocoliere .Fa il paio con quella critica ed aulica di Ciotti in radiocronaca "Chiarugi saltabecca senza costrutto"; Martellini e Pizzul hanno segnato nel bene e nel male il commento alle partite per molti anni (la perifrasi chilometrica di Pizzul : per dire "Soprattutto perchè" spendeva un prolisso "anche e soprattutto in considerazione del fatto che".La compagnia di giro di 90° minuto è stata oggetto di lazzi e cachinni a tutti i livelli : Bubba fu dipinto (mi pare da Aldo Grasso)"Con l'aria furbetta da intenditore di whisky" un altro (Castellotti?) "ha l'aspetto da fittavolo delle Langhe".Barletti scopiazzava penosamente in tempo reale il look di Gianni Agnelli (orologio sopra il polsino e cravatta fuori dal maglioncino),Carino e Giannini sembravano appellarsi all'umana pietà dei telespettatori,De Nitto e in seguito Necco da Napoli erano di una faziosità smaccata.Insomma : tutti quanti uno spettacolo nello spettacolo
Che bei tempi, 90 minuto era una trasmissione cult per chi seguiva il calcio. Tutte le domeniche alle 18 era obbligo stare davanti alla tv per vedere i gol della giornata. Oggi con Sky e Mediaset abbiamo qualità e quantità, ma manca il romanticismo della semplicità.
Grazie come sempre dell'articolo.
Saluti
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