Rispondo immediatamente ai contributi dei lettori pubblicati il 19, il 22 e il 24 cm. Ringrazio Luigi Luca Borrelli per le sue notazioni varie e particolarmente per il ricordo di Jean Servais: almeno siamo in due a menzionarlo con affetto. Veniamo ai raffronti calcistici. Io sono genoano da prima della guerra ma non “accuso” nessuno di essere juventino. La contrapposizione Furino-Platini mi ha divertito molto, proprio per la clamorosa contrapposizione di classe e di stile tra i due.
Per quel che riguarda i raffronti con il Napoli confesso che non mi ricordavo assolutamente di Bruscolotti (ho visto che ha disputato centinaia di partite, che lo chiamavano “Pal’e ferro” e che era grande amico di Maradona). Dell’olandese Krol avevo un ricordo vaghissimo e che tale è rimasto. Veniamo al contributo, sempre ricco di suggerimenti, di Giulio Fedeli. Il quale inizia facendo i riferimenti a quelli che ritengo siano capitoli di un mio introvabile libro del 1979: “Le Camere di Lafayette”. Lo pubblicai a Roma raccogliendo un certo numero di mie recensioni pubblicate su giornali e riviste (si vedano appunto i titoli- fra virgolette – indicati da Fedeli). Scrissi il libro su sollecitazione di un amico che era Capo-redattore dell’”Osservatore Romano”; il poverino morì quasi subito dopo. Mi disse che i libri erano quasi tutti raccolti in una cantina del Vaticano, nelle “caves du Vatican”, per dirla con Andrè Gide. Non ho la più lontana idea di dove siano finiti. A me è rimasto un solo esemplare, che in questo momento è fuori casa perché l’ho mandato a “scansionare”, al fine di disporre di uno dei primi brani su Jean Pierre Melville che siano apparsi, credo, su una rivista italiana. Brano che pubblicai nel 1974 e che ripresi appunto nel 1979 nelle “Camere di Lafayette”. Adesso ho proceduto all’operazione di “estrarlo” dal libro in previsione di un’antologia di molte mie vecchie recensioni. Se non servirà a questo fine quasi quasi lo ripubblico nel Blog, ad uso di quel pugno di lettori amanti di Melville. Fedeli mi chiede anche dei giudizi su diversi scrittori di noir. Confesso che nella sostanza conosco poco José Giovanni, se non di riflesso per la sua attività cinematografica e che non conoscevo “Le musher”.
Ho visto che significa “conduttore di una slitta di cani” e ho letto il riassunto della trama del romanzo, il quale sembra curiosamente ricalcare alcuni temi fondamentali in Jack London reduce dal Klondyke. Su A.D.G., personaggio curiosissimo, non sapevo proprio niente, mi sono informato e, forse, vale la pena di approfondire la ricerca su questo personaggio collaterale. Si era inventato lo pseudonimo prima riportato, che significa in realtà Alain (il suo vero nome) Dreux, Gallou (i cognomi dei due nonni). Il tutto per non firmare Alain Fournier, che era anche il nome e il cognome del suo omonimo, famoso per aver scritto “Le Grand Meaulnes” e per essere poi morto in guerra nel 1914. Jean-Patrick Manchette è uno scrittore di cui ho sempre apprezzato la polemica ingegnosità. Infine giro a mia moglie il suggerimento di disegnare un ritratto di Melville con Stetson e occhiali scuro. In quanto alla copertina de “Le Camere di Lafayette” non so assolutamente perché ci sia un ritratto di Liv Ulmann e non so chi l’abbia disegnata. Infine i titoli “Il Giornalista” e “Il Giornalista sportivo” sono capitoli di un mio libro (anch’esso introvabile) intitolato “Tagliati al vivo”, che non è una locuzione “rubata al linguaggio dei macellai” ma è tratta dal gergo giornalistico dei miei tempi. Si usava per indicare, ponendo proprio la mano sulle immagini, quando e come tagliare una fotografia per renderla più significativa.
Proseguiamo con il 22 Marzo. Enrico parla di Thomas Milian e della sua intristente vecchiezza. Ho visto quasi tutta la puntata che gli ha dedicato Tatti Sanguineti e lui, intervistato adesso, più che intristito e tremolante mi è parso vecchio e furbesco. Il suo italiano è ancora scorrevole e il suo ricorso al romanesco ha il carattere di un omaggio dovuto. Interessante, ad esempio, quel che dice a proposito di Ferruccio Amendola, che fu il suo classico doppiatore per la parte di “Monnezza” e che Thomas Milian afferma di aver voluto e scelto personalmente. In quanto a Rosellina che aspetta Vincenzoni so che Tatti aveva intenzione di utilizzare al meglio il documentario che girato da Claudio Costa e che, intitolato “Il falso bugiardo”, ha avuto successo ovunque sia stato proiettato.
Una volta l’ho presentato io al Festival di Genova e la gente si è divertita molto ed ha applaudito. Se non sbaglio sono stato io a dare a Tatti il telefono di Claudio Costa. Che, sia detto incidentalmente, coltiva una intelligente passione per il documentario d’epoca. Ha trovato molti (fino ad ora credo 18, ma probabilmente aumenteranno) italiani superstiti della Seconda Guerra Mondiale, ed in particolare del periodo della Repubblica di Salò, che hanno combattuto sia dall’una che dall’altra parte (due glieli ho segnalati io, un altro è nato da una indicazione di Doretti). Si tratta, naturalmente, di testimonianze di eccezionale importanza, in presenza di una “clientela” che a volte supera i cento anni e che sparisce di continuo. Infatti, diverse fra le persone intervistate da Costa in questi ultimi anni sono morte nel frattempo. Se un iniziativa del genere fosse stata presa vent’anni fa (e non da Costa allora assai giovane, ma da qualche Ente ufficiale fra quanti si occupano di ricerche storiografiche) sarebbe stato possibile raccogliere una galleria di testimonianze in voce e volto tali da fare concorrenza ai 15 volumi di Giulio Bedeschi, che fece parlare i sopravvissuti italiani di tutti i fronti. In ogni caso se a qualcuno interessasse il tema sono pronto a segnalargli il cellulare di Costa, che ovviamente vende le sue interviste sia direttamente che in alcune librerie. Le date di programmazione di Tatti non le conosco ancora. Se ho capito bene la puntata su Vincenzoni dovrebbe andare in onda la settimana prossima.
Veniamo infine ai contributi del 24 marzo. Tutti e tre (Rita M., Rosellina Mariani ed Enrico) riguardano Jack London e sono pieni di un entusiasmo che mi ha fatto piacere. Enrico (lo ringrazio per gli apprezzamenti sull’intervista) cita “Storie di Boxe”. Io ricordo particolarmente quella splendida, tristissima novella centrata su un gelido e misterioso ragazzo messicano che a forza di pugni guadagna soldi per la rivoluzione. “Il vincitore prende tutto” è il suo motto e il suo principio. Di London vorrei ricordare anche i racconti, in certo senso fantascientifici, scritti in un’epoca in cui la fantascienza non era ancora di moda. Fin da ragazzo ho trovato che “Prima di Adamo” è un piccolo capolavoro. Il protagonista ai giorni nostri, fin dall’infanzia, sogna- per risvegliarsi poi, nel suo lettino, madido di sudore- di rivivere quel che ha vissuto un suo antenato nel pieno dell’evoluzione. Partecipe cioè di un branco a metà fra le due grandi divisioni che separarono la scimmia e il pitecantropo eretto: “Il popolo degli alberi” e “Il popolo del fuoco”. È un racconto da cui scaturisce tutto l’evoluzionismo un po’ orecchiato, tipico della formazione culturale di London. Ma anche lo straordinario piglio inventivo che tuttora ci aggancia dalla prima all’ultima riga, nelle pagine di un genio furiosamente intemperante, morto in piena maturità.
Basta così perché se mi lascio prendere la mano dalla voglia di parlare di London non la finisco più.
2 commenti:
Sono molto contenta che Tatti Sanguineti abbia intenzione di utilizzare il documentario di Claudio Costa su Vincenzoni " Il falso bugiardo". L'ho visto e mi è piaciuto moltissimo, ancora complimenti a Claudio ( ho avuto già occasione di farglieli)!
Molto bella la foto di Jack London e grazie ancora per averne parlato!
Grazia a Rosellina e a Claudio G. per la citazione.
Aggiungo un grazie a Doretti che mi presentò Ottorino Beltrami, sommergibilista (e super manager nel dopoguerra). Per Eugenio Corti e Callisto Cosulich se non ci fosse stato Claudio G. "Faro" che mi illuminava non li avrei mai incontrati! saluti Claudio
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