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29 settembre 2008

12 giurati alla russa

Un film di Nikita Mikhalkov è comunque un avvenimento date le esplosive caratteristiche dell’autore, sospinto da una biografia che lo pone al centro delle curiosità politico-culturali della Russia da molti decenni a questa parte. Mikhalkov, fratello minore del regista Andrei Mikhalkov Končalovskij (il quale ha lavorato per anni con successo a Hollywood), è nato in una famiglia di forti connotazioni politico-letterarie: nonni e bisnonni pittori, la madre Natal’ja Končalovskaja poetessa e traduttrice, il padre Sergej M. autore di libri per ragazzi ma anche delle parole dell’inno sovietico. Nikita è cresciuto flottando fra le scadenze di regime e le fascinazioni di una potenziale contestazione. È diventato il regista russo forse più conosciuto all’estero grazie ad opere come “Schiava d’amore” (1976), “Oblomov” (1980), “Oci Ciornie” (1987), “Urga” (1991), “Sole ingannatore” (1994), “Anna – 6-18” (1994) e “Il barbiere di Siberia” (1999), divise tra occhiate teneramente commosse al passato pre-rivoluzionario e terribilmente addolorate sugli anni dello Stalinismo. Il film che adesso circola sugli schermi italiani, “12”, è stato premiato alla Mostra di Venezia 2007 con il Leone d’oro speciale per il complesso dell’opera e ed è entrato nelle nominations per il Premio Oscar 2008 come miglior film in lingua straniera. Contiene molti elementi di curiosità, fra cui un esplicito rinvio nei titoli di testa alla sceneggiatura di Reginald Rose “The Twelve Angry Men”, per un famoso originale televisivo trasmesso nel 1954 da Studio One per la CBS. La sceneggiatura divenne poi l’architettura di un film che si chiamò in Italia “La parola ai giurati” del 1957, clamoroso esordio alla regia di Sidney Lumet, segnato anche dalla presenza di una serie straordinaria di attori, da Henry Fonda via via agli altri undici giurati, tutti di splendido talento: Martin Balsam, John Fiedler, Lee J. Cobb, E. G. Marshall, Jack Klugman, Ed Binns, Jack Warden, Joseph Sweeney, Ed Begley, George Voskovec, Robert Webber.
Il riferimento di Mikhalkov ad un film che è stato un autentico oggetto di culto per tutta la mia generazione, assume un complesso significato cinefilo. Infatti l’intrecciata compilazione del testo russo (un totale di 153’ rispetto ai 95’ del film di Lumet) consente a Mikhalkov una costruzione ambiguamente parallela delle vicende che si intersecano nell’unione-scontro dei dodici giurati russi chiamati a giudicare il destino di un giovane ceceno accusato di aver accoltellato un ufficiale russo che lo aveva adottato e protetto. Il meccanismo di fondo del testo è quello della sceneggiatura di Rose arricchito dalle infinite variazioni personali e dalla rievocazione della guerriglia cecena. Naturalmente anche fra i giurati si ritrovano le componenti familiari e maniacali che furono tipiche dei personaggi americani. Qui in più ci sono un chirurgo che rivendica la sua origine caucasica ed un ebreo costretto a fare i conti con l’antisemitismo viscerale di uno dei giurati che è anche quello che odia maggiormente i ceceni, rei di aver invaso Mosca con i loro soldi e la loro arroganza. Infine il personaggio incaricato di far scattare i buoni sentimenti della coscienza e dell’autocoscienza (fu quello di Henry Fonda) è interpretato dallo stesso Končalovskij, nei panni di un attore ex ufficiale, persuaso dell’innocenza del ragazzo ceceno ma anche convinto che ai giurati convenga proclamare la sua colpevolezza pur di tenerlo in carcere al riparo della vendetta di chi ha ucciso il padre del ragazzo e che attende soltanto di vederlo libero per poter abbattere anche lui.
Opera molto complessa per la varietà degli impulsi narrativi tipicamente russi iniettati nell’originale, concreto dispositivo “yankee” della sceneggiatura di Reginald Rose, il film rivela una gran voglia di far cenno della società moscovita dei nostri giorni e al tempo stesso di commentarne le intricate connessioni ad un passato imbarazzante, ad un presente convulso e ad un futuro aperto a mille possibili contraddizioni.

Claudio G. FAVA

("EMME-Modena Mondo", a. 2, n. 73 del 9 Luglio 2008)


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