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10 febbraio 2014

L'OSSERVATORE GENOVESE

Cari amici, 
solita cerimonia del lunedì mattina. E cioè il recupero per il blog della mia rubrica domenicale sul "Corriere Mercantile". Riguarda un tema "meridionalista" che mi ha sempre intrigato moltissimo e sul quale sarei lieto di conoscere l'opinione dei lettori.
Resto in attesa e molti saluti a tutti.

VISTO CON IL MONOCOLO

L'ITALIA DEL SUD RESTA UN ENIGMA
Appartengo ad una generazione che ebbe dell’Unità d’Italia la visione semplicistica ricevuta nella scuola elementare. Una grande galoppata di Garibaldi da un lato, e di Vittorio Emanuele II dall’altro, per recuperare i frammenti di un regime borbonico, caduto in pezzi anche per la sua intima inefficienza. Da una parte i Bersaglieri, dall’altro i banditi feroci. Un po’ come nel “Brigante di Tacca del Lupo” (libro di Bacchelli “prima versione” 1936; film di Germi, con Amedeo Nazzari, del 1952). Dovettero arrivare i romanzi di Carlo Alianello per farci nascere in testa qualche dubbio, e per renderci poi conto che nella conquista “piemontese” dell’Italia del sud non tutto era mirabile. In questi ultimi anni è stato poi sufficiente leggere nel web quel che viene scritto nei siti neo-borbonici, per comprendere come i semi di questo “indipendentismo” meridionale abbiano poi potuto fruttificare nel crollo generale dello stato italiano. 
Tuttavia c’è un elemento di fondo che anche i neo-borbonici trascurano e che sicuramente non può essere addebitato ai “piemontesi”. E cioè l’aumentar continuo e minaccioso di quattro agglomerati del crimine organizzato, che secondo le cronache giornalistiche hanno il centro in Sicilia (Mafia), in Calabria (N’Drangheta), in Campania (Camorra), in Puglia (Sacra Corona Unita). La Mafia a suo tempo l’abbiamo esportata negli Stati Uniti, dove ha dato origine ad un ramo industriale applicato, Cosa Nostra. Adesso si dice che la N’Drangheta tenda ad estendersi in Germania e per quel che riguarda la sua influenza da noi ho letto, con un certo avvilimento, in Cobra (2010) del famoso Frederick Forsyth che il porto di Gioia Tauro è totalmente nelle sue mani. A Napoli ed in Sicilia nel corso della mia vita ho avuto il piacere di conoscere alcuni dei miei migliori interlocutori: finezza di giudizio, eleganza del lessico, umorismo nella divulgazione fantasiosa, cultura di fondo rassodata, non riassumono che in parte i tanti pregi dell’intelligenze meridionali. Eppure tutto questo contrasta con quel terribile quadro criminale a cui prima ho accennato e che è un prodotto squisitamente del sud. Di cui si può dare colpa solo al sud. Come si spiega questo mistero?

3 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Qualche giorno fa mi è capitato di andare a Catania per girare un servizio per " Uno Mattina" , anzi per l'esattezza in quei splendidi posti che sono Aci Castello, Aci Catena, Aci Trezza
ed ho avuto il tuo stesso pensiero.
Quando vado a girare mi avvalgo sempre di una troupe del posto . Di solito sono fortunata(con le dovute eccezioni!): quasi sempre, sia al Nord sia al Sud incontro persone preparatissime ed educate( a Genova , po ho trovato delle troupe fantastiche) Ma al sud ( a Napoli , in Sicilia , in Puglia, in Calabria...)trovo spesso questa grande signorilità che mi colpisce di più proprio perchè sono regioni famose per la n'drandgheta, la mafia e siccome , come tu ben sai , il mio lavoro è un lavoro di squadra dove è importante il saper lavorare insieme,incontrare la bravura, l'educazione, la signorilità di persone così lontane da qualsiasi aspetto mafioso mi fa gioire e, un po', mi stupisce allo stesso tempo.
Grazie per l'articolo

Rita M. ha detto...

Sono una donna del Sud (Sicilia, esattamente) e vorrei poter trovare una risposta al suo quesito (trovare una risposta certa per un problema può essere il principio della soluzione...), ma chi ce l'ha? Noi che viviamo qui siamo le prime vittime, in termini di immagine e di "vivibilità" nel territorio. Non c'è certo bisogno di ricordare che i primi a cadere, magistrati, tutori dell'ordine, esponenti della Chiesa, ma anche gente comune non disposta a piegarsi, sono stati sempre gli stessi Siciliani. Il Sud ha molto da offrire, culturalmente ed umanamente. Mi piacciono le persone in grado di andare oltre gli stereotipi, valutando le qualità del singolo, al di là della provenienza geografica.Vorrei comunque ricordare le celebri parole di Falcone:"La mafia, come tutti i fenomeni umani, finirà".

Unknown ha detto...

Conosco bene i paesi vesuviani e in genere il napoletano per questioni familiari. E' assai vero che il meridione vive un profondo contrasto tra una forza bruta quasi ancestrale e una signorilità d' idillio che nella borghesia settentrionale, sinceramente, si riscontra con sporadicità (il che non vuol dire che a Nord ci sia maleducazione, ma sicuramente esiste un senso dell' ospitalità e della cortesia radicalmente differente).
Sulle spinte neoborboniche, che stanno avendo un successo mediatico incredibile sul web, sono in parte scettico e in parte preoccupato. Il revisionismo è importantissimo, ma non deve trasformarsi in revanscismo, e temo che la direzione presa ultimamente sia questa. Resto, comunque , un estimatore dell' esperienza dei Borbone a Napoli.