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31 marzo 2014

L'OSSERVATORE GENOVESE

VISTO CON IL MONOCOLO.

Inevitabile puntata domenicale della mia rubrica sul Corriere Mercantile, pubblicata al lunedì nel mio Blog. Confesso che il piccolo brano non è venuto proprio come volevo. Forse i lettori se ne accorgeranno. 
Da un lato c'era la seduzione della memoria rappresentata dal ricordo ancora fresco (dopo 50 anni!) della presenza italiana di Kennedy, e in senso più lato della sua presenza "tout court". Mi vengono in mente tanti ricordi che ovviamente non ho potuto inserire nel pezzo. Ad esempio un sottopassaggio di Genova dove era esposta, non so a cura di quale Ente americano di propaganda, una foto del giovane Presidente con la sua fluente e luccicante chioma irlandese, ed Enzo Tortora, al mio fianco, che lo guarda e mi sussurra: "ma a lui i capelli, non gli cadono mai?"). Oppure il ricordo della dura campagna elettorale fra Kennedy e Nixon (in Europa li conoscevamo poco entrambi) che mi costrinse ad imparare un sacco di cose sull'uno e sull'altro. In effetti  il mio giornale aveva comprato una storia a fumetti delle loro vite parallele, ed io, l'unico in redazione che sapesse qualche parola d'inglese, fui costretto a rimanere rinchiuso per ore, nel grande e cupo salone fitto di scrivanie, con il resto del lavoro quotidiano già effettuato, a tradurre i testi. Il giorno delle elezioni mi sembrava di assistere ad un litigio fra amici. Oppure ancora quel che mi ha raccontato un vecchio amico del mondo della critica, Ernesto G. Laura (abbiamo una G. in comune ma la sua significa Guido e la mia Giorgio) che un giorno si trovava con un gruppo di giovani democristiani in visita alla Casa Bianca: gli era stato comunicato che Kennedy, per impegni dell'ultimo momento, non avrebbe potuto riceverli. E poi con tutti questi giovanotti che si aggiravano nel famoso giardino (quello dove Michelle adesso semina piantine per la dieta) una voce che continuava a ripetere: "I am the President, I am the President" e nessuno gli badava. Kennedy si era evidentemente liberato in tempo e stranamente non uno di quei giovani italiani si accorgeva della sua presenza.
Come si vede c'è un grande deposito di ricordi nella mia memoria e, forse, non sono riuscito ad armonizzarli tutti, distratto dalla gran voglia di rievocare la storia del "Secret Service" che in realtà è poco "secret" e molto palese.  

LA VISITA DI  KENNEDY E QUELLA DI OBAMA
Una delle cose che alla tv mi hanno colpito a proposito della rapida visita di Obama a Roma è stato un frammento di intervista ad una signora. Che in modo, come dire, nostalgico-crepuscolare, rievocava quella fatta da Kennedy nel 1963: “Era un altro mondo -diceva- in giro per la città, in macchina scoperta, con poche guardie…Era proprio un altro mondo”. Reazione stimolata dalla vista dall’immenso corteo che invece scortava Obama, decine di automobili minacciosamente chiuse, città praticamente sotto assedio di polizia con tiratori scelti che controllavano i tetti ed i tombini. A testimonianza dell’efficienza non solo nostra ma anche del famoso “Secret Service”, il cui White House Detail veglia ad occhi sbarrati sul Presidente USA (per buoni motivi, tutto sommato: nel 1963 Kennedy ucciso, 1981 Reagan ferito gravemente, tanto da dover essere operato di urgenza). Vale forse la pena di aggiungere che il corpo di polizia incaricato di vegliare sul Presidente appartiene in realtà ad una sezione di quella che in certo modo è la Guardia di Finanza americana, incaricata cioè di reprimere le frodi fiscali e quelle monetarie. E questo perché, a testimonianza del carattere federale degli Stati Uniti, quando, nel 1901, venne deciso di proteggere la vita dei Presidenti e i loro famigliari, l’unica forma di polizia- che si estendeva in un paese tuttora nelle mani di polizie locali, comunali e regionali- era appunto questo servizio “segreto”. Che dovette organizzare una sezione a parte (ormai ampiamente sviluppata), per affrontare la nuova, e totalmente diversa, disponibilità. Si vede da qui quanto il mondo è cambiato, per l’America come per noi e per tutti. Forse è per questo che io stento sempre di più a capirlo (probabilmente anche a causa dell’età. Tutti i vecchi, in certo senso, vivono non nel presente ma nel passato). C’è un problema recentissimo, destinato a influenzare profondamente la nostra storia presente e futura, e cioè la “sedicente” abolizione delle Province e la mutazione totale del Senato. Istituzioni che affondano le radici nella recente storia unitaria d’Italia. 
Vorrei tornare sull’argomento. Per cercare di capire se molti di noi ce la faranno a vivere nel futuro…





4 commenti:

Enrico ha detto...

Il film di Oliver Stone,il filmato agghiacciante di Zapruder,i libri di James Ellroy,i pettegolezzi sulla vita amorosa,la potenza schiacciante del clan familiare,le belle foto (in barca a vela con i Ray Ban Wayfarer,la foto con John John sotto la scrivania),i progetti non realizzati...mai come nel caso di JFK realtà e apparenza si sono cosi mescolate tanto da rendere difficile ancora oggi un giudizio storico definitivo.Un'unica certezza : in quanto a carisma ben pochi uomini pubblici degli ultimi due secoli possono essere paragonati a lui.Obama sembra un bravo ragazzo precocemente invecchiato.

Rosellina Mariani ha detto...

Come dimenticare la voglia di cambiare, il carisma , il sorriso di John Fitzerald Kennedy?Lasciavo i vestiti da bambina quando morì, ma ricordo con chiarezza i giornali che trasmettevano la fine di un sogno....io quell'ottimismo me lo porto ancora dietro...nonostante tutto....
Grazie per l'articolo la limpidissima cronaca

Bollicine ha detto...

Kennedy…Ho visto molti documentari sulla sua carriera e sulla sua morte. Tragica e dal sapore sinistramente spionistico. Possibile che ad oggi non si sia fatta luce sui mandanti e sul killer…Oppure, in realtà, quello che si vuole è lasciare un ombra di mistero per continuare a dare luce ad una figura (ad un cognome vista la sequenza di morti nella famiglia) che altrimenti sarebbe sbiadita nelle memorie di tutti come un altro che ci ha provato?. Se non erro fu uno dei pochi presidenti cattolici americani, quanto Obama il primo di colore. Torni presto sulle Province, ormai storiche e sul Senato. Mi permetto di dire… salutiamo Napoleone e anche Roma, quale Impero ora vogliamo sognare?

Anonimo ha detto...

Organizzatore alle riprese esterne in Rai a Roma, più di una volta a Venezia per la Mostra abbiamo scambiato brevi conversazioni tra una proiezione e l'altra.Ho sempre avuto simpatia e stima nei suoi riguardi, anche per le sue partecipazioni ai programmi della gradevolissima De Antoni; da quando l'ho "ritrovata" sul Clandestino in Galleria il piacere di leggerla periodicamente è notevole in quanto leggo e....risento la sua altrettanto gradevole e inconfondibile voce "ligure" su argomenti non soltanto cinematografici ma decisamente sempre interessanti. Manco da molti anni da Genova(dall'88 per la precisione) per un programma su Cristoforo Colombo. Ccordialmente. Alessandro Rocco