Blog - Crediti


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27 agosto 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

Ecco la solita rubrica domenicale pubblicata questa volta sul Blog con un giorno di ritardo. A parte fornirò alcune risposte agli ultimi post pervenutimi.
Molti saluti a tutti.

VISTO CON IL MONOCOLO


CHE IMPRESA AIUTARE LE IMPRESE

Mentre le notizie pubbliche e private d’Italia peggiorano ogni giorno, continuo a risentire in televisione un ritornello che viene, seppure con tonalità diverse, intonato da quasi tutte le parti: dal centro destra e dal centro sinistra, dalla destra e dalla sinistra, in qualche caso più complesso persino dalle estreme. Generalmente si tratta di una invocazione, pronunciata con tonalità che vanno dal dolore, alla supplica, all’irritazione e, quasi, alla minaccia: “non dimentichiamoci le imprese”, “diamo mezzi alle imprese”, “interveniamo a salvare le imprese”. Con questo termine non si intende alludere a colpi di forza o, comunque, a interventi avventurosi. Ma si vuole esplicitamente indicare le Società, le Ditte, gli Enti produttivi. In breve tutte quelle agglomerazioni che un tempo erano considerate espressioni tipiche del capitalismo. E cioè i vari tipi di Società che devono produrre manufatti, ordigni, oggetti, singoli o plurali, da inserire nel cosiddetto “mercato”, e pertanto da vendere a consumatori di diversissima stazza: dai piccolissimi alle cosiddette multi-nazionali. Quando eravamo ragazzi da alcuni ci veniva fatto rilevare che uno qualsiasi dei possibili e vari sistemi di finanziamento delle “imprese” era comunque un modo tipico per istigare alla produzione di quel che veniva definito il “plusvalore”. Cioè, secondo Marx quella quantità del lavoro quotidiano che di fatto non veniva retribuita dal capitalista e che pertanto ingigantiva di continuo, aumentando senza cessa il frammento di ricchezza che lui “rubava”. Era dunque questo, del “plusvalore” il peccato originale della società in cui ci trovavamo. Adesso, da molti degli eredi di quelli che in quei tempi praticavano il verbo marxiano, ci sentiamo intimare, con toni disperati, di provvedere di corsa a rimpolpare la quota di plusvalore di cui “tutte” le famose “imprese” usufruiscono. Non il minimo segno di dubbio, non il minimo segno di vergogna da parte di chi ora ci incita ad “investire” e mezzo secolo fa cercava di convincerci di quanto questa operazione fosse abbietta. É questo il nodo distintivo del far politica all’italiana. Mentire sul presente e quindi sul passato. È proprio una brutta cosa.


1 commento:

Rosellina Mariani ha detto...

Come al solito colpisci nel segno!E' proprio così sembra che si perda la memoria storica....forse questo è uno dei guai dell'umanità...dimenticare o forse voler dimenticare...
Grazie per l'articolo.