Diversi lettori mi hanno scritto garbatamente, sia a proposito dell’ormai lungamente evocato elenco dei registi sia a proposito di altri temi. Senza menzionarli uno per uno ringrazio tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti (purtroppo molti firmano solo “Anonimo” e pertanto non posso distinguere l’uno dall’altro). Per osservazioni specifiche rispondo qui di seguito:
I) PuroNanoVegine giustamente mi fa osservare, che parlando di “Chiamate Nord 777” ho effettuato uno “spoiler” (dal verbo “to spoil”, che letteralmente significa rovinare ma che nel sostantivo ha acquistato il valore di “anticipazione indebita”) dicendo che l’accusato dell’omicidio del poliziotto era in realtà innocente. Per decenni ho recensito gialli senza commettere errori e senza svelare elementi essenziali delle trame. Qui, non capisco come mai, ho commesso invece un piccolo ma importante errore. Non succederà più.
II) Andrea Colombo (finalmente nome e cognome!) mi suggerisce tre film da recensire. A parte il fatto che non so se esistono le versione in dvd (in genere si tratta di titoli che conosco bene ma dopo più di mezzo secolo è giusto che io possa dare un’occhiata! Senza contare il fatto che servono a Doretti per il montaggio). Si tratta di titoli interessanti ma per quel che riguarda “Il ladro” (The Wrong Man, 1956) avevo in mente, pur senza aver deciso niente, di dar vita in un futuro abbastanza lontano ad una piccola personale di Hitchcock. Anche per poter impudicamente, sempre nella speranza che esista un dvd, sfoggiare “La Signora scompare” (The Lady Wanishes, 1938) perché, a suo tempo, fui io alla Rai ad accorgermi che era uno dei film inglesi del regista mai importati in Italia. Lo comprai, lo feci doppiare (non avevo l’autorizzazione di creare versioni sottotitolate) e lo trasmisi, cosa di cui sono giustamente orgoglioso. I due altri titoli suggeriti da Colombo sono “Il colosso d’argilla” ( The Harder They Fall, 1956) di Mark Robson e “La parola ai giurati” (Twelve Angry Men, 1957) di Sidney Lumet. Il primo è interessante per diversi motivi: da un lato è l’ultimo film interpretato da Humphrey Bogart, dall’altro sembra in qualche modo intenzionato ad evocare il cammino professionale di Primo Carnera. Non mi pare (ma la cosa non è decisiva) che tratti di giustizia in senso stretto, ma se mai che evochi il coinvolgimento e poi il pentimento di un giornalista che collabora al lancio fasullo di un pugile grazie agli incontri truccati. Infine “La parola ai giurati”, oltre ad essere un film perfetto, soprattutto tenuto conto del fatto che è un film di esordio, è rimasto per me un oggetto, come si dice oggi, di culto perché lo scopersi al Festival di Cannes nel 1957, senza assolutamente sapere chi fosse il regista, completamente sconosciuto in Europa. Anche di Lumet avevo accarezzato il pensiero, sempre che esista la documentazione, di dar vita ad una personale. Comunque rifletterò su tutti e tre i titoli, e ringrazio per i suggerimenti.
III) Infine una doverosa risposta al Principe Myskin (il cui aneddoto sul polpo è incomprensibile ma affascinante). Si tratta di tre omissioni dall’elenco. Due sono assolutamente inescusabili. E cioè l’aver dimenticato i nomi di Ingmar Bergman e di Robert Altman. Non so come sia potuto succedere, pur tenendo conto del fatto che scorrere con gli occhi un elenco in ordine alfabetico porti inevitabilmente ad omissioni ed errori. Si tenga conto del fatto che io appartengo ad una generazione che scoperse Bergman se non dall’inizio, come molti cinefili appassionati di cinema svedese, almeno da “Sorrisi di una notte d’estate” (1955) che fu il suo primo e inaspettato successo in Italia. Da allora l’ho sempre seguito, e per tanti anni rispettosamente recensito, sempre con la sensazione di trovarmi di fronte ad un’intelligenza superiore anche se a volte enigmatica. La mia dimenticanza è per tanto incomprensibile, come in fondo lo è quella di Altman, un regista che ha segnato del suo talento quanto meno il periodo che va dagli anni ’60 agli inizi del 2000. Per lui e per Bergman ho provveduto a inserire nell’elenco una doverosa correzione. Infine la terza (potenziale) omissione che è quella di Stroheim. Il suo è un caso molto particolare. La sua attività di regista fu molto importante ma negli anni del muto, mentre con il sonoro si impose definitivamente come grande attore di carattere. Non so bene come comportarmi ma ci penserò seriamente.
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