Per il Mister Doc Holliday presso Film DOC. Lo conosce questo stadio, eh ! (il messaggio è scritto su una cartolina che mostra il Ferraris – n.d.r.). Mi dica allora, per piacere: ci sono dei film dove parla del Genoa ?
Grazie dal genoano Guido Rovetta!
Caro collega di ventura e di sventura, ho interrogato la mia memoria, ho fatto una ricerca (dopo aver interpellato, naturalmente, Piero Pruzzo, anch’egli rossoblù dalla nascita, e Marcello Zago, uno dei più grandi schedaristi di cinema d’Italia) ed ho poi controllato la “Film Guide 2004” della rivista “Time Out”, che una utilissima rubrica intitolata “General Subjects”. Francamente sul Genoa non ho trovato nulla, a parte il film “Figurine” di Giovanni Robbiano (su una sceneggiatura, di Robbiano, Luigi Cuciniello e Riccardo Ferrante, che nel 1997 aveva vinto un Premio Solinas). Il film, scritto da un gruppetto rossoblu - Robbiano una volta ha dichiarato: ”Nel corso della mia vita ho assistito a due crolli storici: quello del comunismo e quello del Genoa” – è ambientato a Genova nel 1969, anche se di fatto venne poi girato a Roma, ed evoca un tema che deve essere stato importante per chi era bambino negli anni ’70, e cioè quello delle figurine Panini. I piccoli protagonisti sono mossi dal disperato desiderio di trovare una figurina introvabile (un po’ come quella del Feroce Saladino di quando ero bambino io) ovvero quella del calciatore Reginaldo Bertazzoli, indispensabile per terminare la raccolta di un intero album. Naturalmente intorno ai bimbi si muovono anche figure e vicende di adulti, ma il calcio, ed in certo senso la città, sono sempre presenti nelle allusioni che un genovese coglie assai bene. Quando i piccoli, che abitano ad Albaro, vanno a cercare i santino dell’inafferrabile Bertazzoli in un posto per loro lontanissimo, e cioè Sampierdarena, in un giardino vengono addirittura assaliti e posti in fuga da un gruppo di ragazzi, il cui caporione ha in testa un berretto con i colori sampdoriani......
Abbastanza ricco è invece il catalogo dei film in cui il calcio entra, come elemento di base o come elemento di contorno (purtroppo del Genoa non si parla). Eccole qualche titolo, in un primo elenco in ordine alfabetico: “L’allenatore nel pallone” di Sergio Martino (1984); “Appuntamento a Liverpool” di Marco Tullio Giordana (1988; “L’arbitro” di Luigi Filippo D’Amico, (1974); il significativo “5 a zero”, con Angelo Musco, primo film sonoro italiano sul calcio, diretto nel 1932 da Mario Bonnard , ex-divo del cinema muto e poi, divenuto antiquario, grande amico di Sordi. Il Morandini ricorda che è anche il primo film di Osvaldo Valenti, nelle vesti di un centravanti, e che, ispirato alla vittoria non molto durevole della Roma sulla Juventus del 15 marzo 1931, allinea molti giocatori all’epoca famosi (Masetti, Ferraris IV, Bernardini, Volk, eccetera). Altri titoli:”La domenica della buona gente” di Anton Giulio Majano (1953); “2 maghi del pallone” di Mariano Laurenti (1970, con Franco & Ciccio); “Gli eroi della domenica di Mario Camerini (1953) con molti giocatori del Milan e con Raf Vallone protagonista, lui che era stato veramente un calciatore di serie A nel Torino, mezz’ala prima della coppia famosa Loich e Mazzola; “Fratelli d’Italia” di Neri Parenti (1989), tre episodi in uno dei quali il milanista Boldi è costretto a fingersi tifoso della Roma; l’inverosimile “Fuga per la vittoria“ di John Huston (1981) ove il grande regista si svela per un incompetente calcistico di prima forza pur riuscendo lo stesso ad utilizzare al meglio Pelè e Bobby Moore, Ardiles e Deyna senza contare Stallone, Max von Sydow e Michael Caine. Ancora: “Gambe d’oro” di Turi Vasile (1958), con Totò presidente e Mario Carotenuto allenatore del Cerignola; “Italia –Germania 4 a 3 di Andrea Barzini (1990), ove la celebre partita del 1970 in Messico diventa pretesto ma anche motivo di fondo per un’autoanalisi di generazione fra ex- sessantottini; “Il Presidente del Borgorosso Football Club” di Luigi Filippo D’Amico (1970), proprio con Sordi che ingaggia anche Sivori; “Prima del calcio di rigore” di Wim Wenders (1971), ove un portiere in crisi esistenziale diventa assassino; “7 volte 7” di Michele Lupo (1969), scorrevole film pseudo inglese dove un “rififi” ai danni della Zecca di Stato avviene quando tutti sono distratti da una partita di calcio; “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” di Pier Francesco Pingitore (1982); “L’ultimo minuto” di Pupi Avati (1987) con Ugo Tognazzi malinconico manager di una squadra di provincia; “Ultrà” di Ricky Tognazzi, ove il figlio di Ugo cerca di cogliere lucidamente, dall’interno, uno dei più spaventosi e incomprensibili corollari del calcio moderno;”11 uomini e un pallone” di Giorgio C. Simonelli (1948), da ricordare per il solo fatto che vi appaiono Campatelli, Parola, Amadei, Puricelli, Biavati, Costagliola e Remondini, nomi e volti che dicono molto ai vecchi appassionati di calcio; “L’inafferrabile 12” di Mario Mattoli (1950) con un doppio Walter Chiari scatenato, insieme ai giocatori juventini d’epoca, in una grande esibizione da portiere scimmiesco; “Grazie, amore mio” di Mario Camus (1968), ancora con Raf Vallone allenatore del Santander in Spagna. E poi, per finire “ a brettio”, come si dice in genovese, il documentario di Vincenzo Marra (2002) “Estranei alla massa”, “Sognando Beckham” di Gurinder Chada (2002). “Le ballon d’or”del guineano Cjeik Doukourè (1993), “Il sostituto” di Jean-Jacques Annaud(1978), “La coppa” dell’oriundo tibetano Khientse Norbu (1999); “Febbre da gioco” di David Evans (1996); “Fimpen il goleador” di Bo Widerberg (1973), l‘inedito in Italia “A mort l’arbitre” di Jean-Pierre Mocky (1984) ed almeno una quindicina di altri titoli, fra cui uno dei primi film di Abbas Kiarostami, “Mossafer” (1974), centrato su un ragazzino iraniano che vuole, disperatamente, andare a Teheran per vedere una partita di calcio(gli andrà male, poverino).
Come si vede i film non sono pochi. Eppure nessuno di loro, o quasi, riesce a cogliere la complicata magia collettiva ed individuale del gioco del calcio. Che non è fatto per il cinema, contrariamente ad altri sport, fra cui primeggia la boxe, che è servita al cinema e di cui il cinema si è servito per sequenze famose e film memorabili.
Speriamo che il primo film su calcio di cui ci ricorderemo sia dedicato al Genoa (non oso pensare che cosa potranno pensarne i lettori sampdoriani, d’altra fede, come dicono i giornalisti sportivi, o assolutamente indifferenti al calcio, e sono numerosissimi, Va detto che un “serial” tempestoso come quello genoano è raro, se non unico)......
Abbastanza ricco è invece il catalogo dei film in cui il calcio entra, come elemento di base o come elemento di contorno (purtroppo del Genoa non si parla). Eccole qualche titolo, in un primo elenco in ordine alfabetico: “L’allenatore nel pallone” di Sergio Martino (1984); “Appuntamento a Liverpool” di Marco Tullio Giordana (1988; “L’arbitro” di Luigi Filippo D’Amico, (1974); il significativo “5 a zero”, con Angelo Musco, primo film sonoro italiano sul calcio, diretto nel 1932 da Mario Bonnard , ex-divo del cinema muto e poi, divenuto antiquario, grande amico di Sordi. Il Morandini ricorda che è anche il primo film di Osvaldo Valenti, nelle vesti di un centravanti, e che, ispirato alla vittoria non molto durevole della Roma sulla Juventus del 15 marzo 1931, allinea molti giocatori all’epoca famosi (Masetti, Ferraris IV, Bernardini, Volk, eccetera). Altri titoli:”La domenica della buona gente” di Anton Giulio Majano (1953); “2 maghi del pallone” di Mariano Laurenti (1970, con Franco & Ciccio); “Gli eroi della domenica di Mario Camerini (1953) con molti giocatori del Milan e con Raf Vallone protagonista, lui che era stato veramente un calciatore di serie A nel Torino, mezz’ala prima della coppia famosa Loich e Mazzola; “Fratelli d’Italia” di Neri Parenti (1989), tre episodi in uno dei quali il milanista Boldi è costretto a fingersi tifoso della Roma; l’inverosimile “Fuga per la vittoria“ di John Huston (1981) ove il grande regista si svela per un incompetente calcistico di prima forza pur riuscendo lo stesso ad utilizzare al meglio Pelè e Bobby Moore, Ardiles e Deyna senza contare Stallone, Max von Sydow e Michael Caine. Ancora: “Gambe d’oro” di Turi Vasile (1958), con Totò presidente e Mario Carotenuto allenatore del Cerignola; “Italia –Germania 4 a 3 di Andrea Barzini (1990), ove la celebre partita del 1970 in Messico diventa pretesto ma anche motivo di fondo per un’autoanalisi di generazione fra ex- sessantottini; “Il Presidente del Borgorosso Football Club” di Luigi Filippo D’Amico (1970), proprio con Sordi che ingaggia anche Sivori; “Prima del calcio di rigore” di Wim Wenders (1971), ove un portiere in crisi esistenziale diventa assassino; “7 volte 7” di Michele Lupo (1969), scorrevole film pseudo inglese dove un “rififi” ai danni della Zecca di Stato avviene quando tutti sono distratti da una partita di calcio; “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore” di Pier Francesco Pingitore (1982); “L’ultimo minuto” di Pupi Avati (1987) con Ugo Tognazzi malinconico manager di una squadra di provincia; “Ultrà” di Ricky Tognazzi, ove il figlio di Ugo cerca di cogliere lucidamente, dall’interno, uno dei più spaventosi e incomprensibili corollari del calcio moderno;”11 uomini e un pallone” di Giorgio C. Simonelli (1948), da ricordare per il solo fatto che vi appaiono Campatelli, Parola, Amadei, Puricelli, Biavati, Costagliola e Remondini, nomi e volti che dicono molto ai vecchi appassionati di calcio; “L’inafferrabile 12” di Mario Mattoli (1950) con un doppio Walter Chiari scatenato, insieme ai giocatori juventini d’epoca, in una grande esibizione da portiere scimmiesco; “Grazie, amore mio” di Mario Camus (1968), ancora con Raf Vallone allenatore del Santander in Spagna. E poi, per finire “ a brettio”, come si dice in genovese, il documentario di Vincenzo Marra (2002) “Estranei alla massa”, “Sognando Beckham” di Gurinder Chada (2002). “Le ballon d’or”del guineano Cjeik Doukourè (1993), “Il sostituto” di Jean-Jacques Annaud(1978), “La coppa” dell’oriundo tibetano Khientse Norbu (1999); “Febbre da gioco” di David Evans (1996); “Fimpen il goleador” di Bo Widerberg (1973), l‘inedito in Italia “A mort l’arbitre” di Jean-Pierre Mocky (1984) ed almeno una quindicina di altri titoli, fra cui uno dei primi film di Abbas Kiarostami, “Mossafer” (1974), centrato su un ragazzino iraniano che vuole, disperatamente, andare a Teheran per vedere una partita di calcio(gli andrà male, poverino).
Come si vede i film non sono pochi. Eppure nessuno di loro, o quasi, riesce a cogliere la complicata magia collettiva ed individuale del gioco del calcio. Che non è fatto per il cinema, contrariamente ad altri sport, fra cui primeggia la boxe, che è servita al cinema e di cui il cinema si è servito per sequenze famose e film memorabili.
Speriamo che il primo film su calcio di cui ci ricorderemo sia dedicato al Genoa (non oso pensare che cosa potranno pensarne i lettori sampdoriani, d’altra fede, come dicono i giornalisti sportivi, o assolutamente indifferenti al calcio, e sono numerosissimi, Va detto che un “serial” tempestoso come quello genoano è raro, se non unico)......
(pubblicato il 28.1.2004)
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