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10 giugno 2013

L'OSSERVATORE GENOVESE

Come ogni lunedì pubblico il testo della mia rubrica domenicale sul Corriere Mercantile. Mi auguro che il tema dei telefilm polizieschi io sia riuscita a svilupparlo abbastanza bene, cosa non facile avendo a disposizione soltanto 2.200 battute.
Approfitto dell'occasione per assicurare tutti quelli che mi hanno scritto ultimamente che cercherò di rispondere a tutti, riservando loro il maggior spazio disponibile.
Molti cordiali saluti a tutti.

VISTO CON IL MONOCOLO

L'ARTE IMITA LA VITA O VICEVERSA?

Credo onestamente di avere qualche responsabilità. Sono un lettore di romanzi polizieschi sin dalla primissima adolescenza quando, sfollato nella campagna di Novi Ligure, venni iniziato da un amico più anziano ai gialli Mondadori. Da allora ho continuato a leggere libri e, da dirigente Rai, ho anche contribuito a programmare in televisione molti seriali polizieschi, da “Derrick” a “Miami Vice”, da “Hill Street giorno e notte”, ad “Hunter” e via citando. Come appassionato sono lieto del crescente interesse che la produzione televisiva (in gran parte americana, ma non solo) riserva ai “thriller” seriali. Ma al tempo stesso non posso liberarmi da un vago ma tirannico senso di colpa. Vedo che i televisori traboccano sempre più di opere di genere. Fra quelli tuttora in corso c’è NCIS, sia sulla Rai che su FoxCrime. Il quale nasce da una tale ossessiva ricerca della specializzazione che l’acronimo significa Naval Criminal Investigative Service, ovvero rispecchia (non so se esista davvero) un servizio di polizia criminale della Marina Militare degli Stati Uniti. Poi c’è “Major Crimes” che è, come si dice, uno spin-off (cioè una derivazione) di “The Closer”. Poi ancora “The Glades”, con un ispettore che indaga sullo sfondo delle Everglades, zona paludosa della Florida. Poi ancora “Bones” (cioè Ossa) con una antropologa forense che fa inchieste sugli scheletri. E ancora in vita (forse per poco) “Criminal Minds”, cioè “Menti Criminali” su Rai Due. Senza contare i titoli, terminati di recente o ancora in corso, dovuti al talento di quell’ abilissimo e fortunato produttore di cinema e TV che è Jerry Bruckheimer: “Senza Traccia”, “Chase”, “Cold Case”, “The Forgotten”, “Hostages” (per documentarmi ho attinto, lo confesso,  a “Serialmente” di Arnalda Canali su Sette).
Come si vede un accerchiamento quasi ossessivo di prodotti spesso di alto livello, ma altrettanto spesso durissimi e spietati. In un mondo reale, che ci ossessiona ogni giorno con crimini d’ogni specie e di ogni tipo di forsennata violenza, i quali  sembrano rimbalzare dalla vita agli schermi e viceversa. Sarà vero, come dicevano un tempo le mamme, che il degradarsi della vita sia (almeno in parte) colpa della TV?

Claudio G. Fava
(battute 2.200)

5 commenti:

Rosellina Mariani ha detto...

Non seguo la programmazione televisiva di oggi sui "thriller" seriali ( anche se continuo ad essere un'appassionata di gialli) e quindi non so dare un giudizio. Ma, ti prego, non avere sensi di colpa, perchè non ti ringrazierò mai abbastanza ( e come me molti telespettatori)di aver portato in televisione : "Derrick". "Miami Vice", "Hill street giorno e notte" ( straordinario! Lo seguivo con il fiato sospeso!), " Hunter" .
Grazie di cuore per quello che hai fatto come capostruttura Rai e per quello che fai oggi!

SG ha detto...

Rassicuro l'eccellente Fava sul destino di Criminal Minds: la serie è stata rinnovata per un'altra stagione, la nona.
Mi permetto di segnalare qualche altra serie poliziesca degna di nota.
In primis "Justified", che nasce da un racconto e un paio di romanzi di Elmore Leonard. Più che un thriller sembra un western moderno, con una scrittura degna dell'autore originale, ma temo sia uno di quei casi in cui il doppiaggio toglie troppo alla bravura del cast.
Un'altra serie interessante è "The Following" (per la verità un po' truculenta) che mi pare sia in onda su Sky.
Poi ricordo "The Mentalist", rinnovata per la sesta stagione e "Blue Bloods", ambientata a New York. Ce ne sarebbero altre, ma mi fermo qui.

Rita M. ha detto...

Non conosco, se non solo di nome, i moderni serial da Lei citati: è grave? Mi spiace, ma sono ancora molto legata ai classici, tra i quali Derrick, Starsky ed Hutch, Kojack, di buon livello per registi ed attori e privi di qualsiasi volgarità. Come fan di Sherlock Holmes ho recentemente apprezzato (lo seguo tuttora) la serie che attualmente passa su tele 2000, realizzata dalla TV inglese fra gli anni Ottanta e Settanta, in cui il protagonista è eccellentemente interpretato da Jeremy Brett, un po' meno, anzi, decisamente meno, perché poco fedele al mio amato Conan Doyle, "Elementary" (sper0 sia questo il titolo)con il giovane attore Cumberbatch (o giù di lì...). Tra i serial degli ultimi anni, ho scoperto per caso su Rai 4, durante un periodo di covalescenza senza possibilità di uscire di casa, "Ashes to Ashes", un fantapoliziesco di produzione inglese ambientato negli anni Settanta, decisamente sboccato, ma effettivamente non privo di fascino per alcune ragioni, in primis, una splendida colonna sonora.

Enrico ha detto...

Non resisto e le chiedo : che ne pensa di Scerbanenco ? A me piace tantissimo,leggo e rileggo "Il Centodelitti" nell'edizione originale Garzanti dall'inquietante copertina.Racconti fulminei,magnifici,perfetti a volte in mezza pagina,la mala di MIlano (la "ligèra"...che mai vuol dire?).Mi sono piaciuti James Ellroy (non tutto ma quasi),Cormac McCarthy,Edward Bunker (buona la resa di "Vigilato Speciale" con Dustin Hoffman).Ma Scerbanenco l'ho nel cuore.

SG ha detto...

@Enrico

la "ligèra"...che mai vuol dire?

È la mala di piccolo cabotaggio.
Wikipedia, una volta tanto, ha una scheda abbastanza precisa sull'argomento:

http://it.wikipedia.org/wiki/Ligera