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20 luglio 2010

LA POSTA DI DOC HOLLIDAY (18)

Per molto tempo ho tenuto nel cassetto una lettera (firmata solo “Simona”; come è noto ormai ci chiamiamo tutti, come i calciatori brasiliani, con il solo nome proprio) che sapevo mi avrebbe obbligato a ricerche approfondite. Pertanto – un po’ per pigrizia conscia ed un po’ per inconscia voglia di rimandare – l’ho lasciata a lungo in attesa. Adesso ho deciso di rispondere, altrimenti finisco veramente fuori tempo massimo. Oppure do la sensazione di esercitare una censura parapolitica, cosa che non amo fare anche se il tema e l’implicito entusiasmo politico della missiva – ho tagliato per brevità la parte finale - mi lasciano perplesso. Riassumo. Simona mi dice di aver visto al Duse “Morte accidentale di un anarchico” con attori bravissimi (Eugenio Allegri nella parte del matto è stato grandioso). Si è anche ricordata del fatto che qualcuno mi parlò di un film sulla storia di Pinelli, interpretato da Gian Maria Volonté. Simona vorrebbe sapere come è intitolato quel film e se è reperibile in videocassetta (perché non penso di essere così fortunata da “incocciarlo” per caso in TV, a tarda notte ovviamente.) Mi chiede anche il nome del regista e (ultimo favore !) la filmografia di Gian Maria Volonté, del quale essa ha visto (“per caso” ovviamente, e a tarda notte!!) “Il caso Mattei”. (E’ proprio il caso di dire che il caso domina la vita di Simona, perfino nei titoli !).


Andiamo per ordine. Il film esiste ma è difficilissimo da individuare perché, mi pare di capire (è anche abbastanza ovvio) non è mai entrato in circuito. Perciò non è registrato nelle solite fonte dei ricercatori (Il Morandini, il Mereghetti, il Moscati, l’Internet Movie Data Base, ecc.) e quindi nelle filmografie varie dell’attore. Nel Web ho accoppiato tenacemente in vario modo i nomi di Pinelli e di Volonté. Ed alla fine sono riuscito a stabilire di che cosa si tratta. E’ un documentario realizzato nel 1970 e in realtà composto da due frammenti, l’uno diretto da Nelo Risi e l’altro da Elio Petri. Il titolo è “Dedicato a Pinelli” o anche “Documenti su Giuseppe Pinelli” (ma viene citato anche un terzo titolo: “Il filo della memoria: Giuseppe Pinelli”). La realizzazione è avvenuta, ovviamente, ad opera dell’”Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico”. Le fornisco anche i dati, così come li ho copiati dal computer: Via F.S. Provieri 14, 00152 Roma.Tel.06/589.66.98 ==589.65.08- fax: 58.33.13.65 –e.mail: aamod@tin.it ==sito: http://www.aamod.it/. Mi pare poco probabile che ne esista una cassetta o un DVD, ma non si può mai sapere. Il materiale riunito da Nelo Risi (è il fratello di Dino Risi; curiosamente entrambi, divenuti poi registi di cinema, inizialmente si sono laureati in medicina) ripercorre, attraverso le testimonianze della moglie Lucia e degli amici, il giorno della morte di Pinelli. Il secondo brano, firmato da Elio Petri ricostruisce le ipotesi formulate dalla polizia sulla morte dello stesso Pinelli. Fra gli attori che mettono in scena la vicenda appare anche Volonté. I due brani sono preceduti da una breve introduzione. La presenza di Nelo Risi è inattesa, poiché questi si è cimentato forse più come poeta che come regista, non ha le caratteristiche del regista militante ed in tutto ha diretto pochi lungometraggi, fra i quali ebbero successo di critica il primo, “Andremo in città” (1966) con Geraldine Chaplin, il secondo, “Diario di una schizofrenica” (1968) e, un po’ meno, il terzo, “Una stagione all’inferno” (1971). Al contrario Petri (nato nel 1929 e morto nel 1982) ha avuto una formazione strettamente comunista, ma, essendo intelligente e dotato di un naturale talento per la narrazione cinematografica, maturando riuscì spesso a fondere la sua passione di parte con una vistosa robustezza narrativa ed un senso grottesco ed avventuroso degli umani accadimenti. Gli ho parlato alcune volte alla Rai nell’ufficio di Paolo di Valmarana (democristiano di ferro che riceveva tutto il cinema italiano di sinistra) e me lo ricordo come un uomo simpatico e intelligente. Abbastanza autocritico per dirmi spontaneamente che quando era “vice” di cinema all’ ”Unità” e recensiva un film di John Ford era tenuto a definirlo “il fascista John Ford”. Forse eccessivamente elogiato all’epoca, ora Petri è ingiustamente dimenticato. Della quindicina di film che ha diretto in meno di trent’anni di carriera diversi titoli vanno ricordati con rispetto. L’esordio con ”L’assassino”(1961), poi “I giorni contati” (1962) con uno straordinario Salvo Randone, “La decima vittima (1965) con Mastroianni, fantascienza e fantapolitica insieme, “A ciascuno il suo” (1967), da Sciascia, uno dei primi film italiani sulla mafia, il notissimo, adorato dalla sinistra, “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” (1970), il polemico “La classe operaia va in paradiso” (1972), sino a “Todo Modo” (1976) che all’epoca non mi piacque, sembrandomi eccessivamente caricaturale e rabbiosamente grottesco, ma che forse dovrei rivedere e rivalutare.Alcuni dei suoi film più noti hanno appunto Gian Maria Volontè (Milano, 9/4/33; Florina, Grecia, 6/12/94) come protagonista. Mi accorgo di non avere più lo spazio necessario per riportare la filmografia completa dell’ attore (quasi 60 titoli). Se non riesce a trovarla altrimenti (con il computer consulti il già citato e utilissimo http://www.imdb.com/) me lo faccia sapere e cercherò di darle una mano. Ricordo qui alcuni titoli in certo modo fondamentali in una carriera che fu fortunatissima per quel che riguarda il successo di critica, soprattutto all’estero. Quante volte mi son sentito dire da colleghi francesi “Il y a un acteur italien que j’aime beaucoup: il s’agit de Gian Maria Volonte ” e loro, che francesizzano tutto e che dicevano abitualmente Fellinì, Rossellinì, Viscontì con l’accento finale, facevamo uno sforzo terribile per pronunciarne il nome con l’accento sulla “o”, nonostante io mi affannassi a ricordare che si trattava di una parola francese, che in italiano si traduce letteralmente “volontà”. Attore febbrile, aggressivo, insieme trasognato e quasi allucinato, in me ha fatto sorgere in passato più di un dubbio, ma è sicuro che il suo talento era tempestoso e tanto inquietante quanto strabordante. Oltre che i film western italiani (“Per un pugno di dollari, “Per qualche dollaro in più”, “Quien sabe ?”) va soprattutto ricordato per molti titoli dove la sua recitazione ha avuto modo di espandersi con una sorta di fulminante minacciosità: “Il terrorista” (1963), “Svegliati e uccidi” (1966), “L’armata Brancaleone” (1966), “Banditi a Milano (1968),”I senza nome” (1970), “Sacco e Vanzetti” (1970), “Cristo si è fermato ad Eboli”, (idem) “Ogro” (1979. “Il caso Moro” (1986), oltre che alcuni dei film di Petri già ricordati.
(Film D.O.C., anno 12, n. 59, Set.-Ott. 2004)

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparato molto